Wednesday, October 1, 2008

La Provvidenza e Dečani


Uno dei più antichi monasteri ortodossi, la più grande chiesa medievale di tutti i Balcani, con l’affresco bizantino più imponente e bello che si sia conservato fino a noi, giace dietro degli orrendi sacchi di sabbia e filo spinato..mentre arrivo all’entrata del monastero, girando a destra qualche km dopo Peč, il verde mimetico e una piccola torretta di controllo con i vetri, fortunatamente anti-proiettile, tutti sforacchiati, destabilizzano alquanto.. Visoki Dečani, culla della religiosità e dello spirito, con quasi 7 secoli di storia (fu consacrato nell’anno 1330 dal suo fondatore, Sveti Stefan Dečanski) assurdamente sembra doversi proteggere, costretto a nascondere la sua bellezza, la spiritualità che emana..


Entrando nella cinta muraria circolare, un po’ sopraelevata rispetto alla chiesa, ti colpiscono le montagne sott
o le quali questo luogo incredibile è stato costruito..natura aspra e bellissima, torrenti di acqua spumeggiante ed un vento che attraverso le gole del Rugova sembra provenire direttamente dal Mediterraneo.. La sensazione di pace è immediata, ristoratrice dopo le immagini lì fuori..la prima cosa che penso è: non voglio più andare via..è un placidissimo pomeriggio di luglio, e il mondo e lo spirito degli umani, per quanto mi riguarda, si spiegano benissimo qui dentro..

Da un punto di vista urbanistico Dečani è la classica costruzione medievale..la funzione centrale (la chiesa) al centro, ben riparata dalle mura, e all’interno,attaccati alla cinta muraria circolare le altre varie funzioni: il magazzino, la distilleria, i laboratori, l’archivio, le celle..la loro collocazione segue le logiche della vita monastica ed un pò il progetto di difesa, quindi dal lato del costone di montagna c’è il magazzino, più riparato, mentre le prime celle sono a ridosso dell’entrata, in funzione di sentinella..


Quando parlo di Dečani, e di quei momenti che ancora vivono dentro me non so mai se usare la parola “fortuna”, “coincidenza”, o “destino”..poi mi ricordo di quel monaco che mi raccomandò di usare una sola parola: “Provvidenza”..


E fu la Provvidenza che mi fece prender parte alla funzione dei Vespri, bellissima ed assolutamente rara da vedere..fu sempre la Provvidenza che mi fece ricevere il “brojanica”, il braccialetto/rosario che tengo al mio polso sinistro e che non tolgo mai, perché so che è lì per farmi agire nel bene..in ricordo e per merito di quei fedeli ortodossi, quella gente anziana e giovane che entrò in quella chiesa quel giorno, tutti con lo sguardo rivolto al Cristo Pantocratore, tutti con la paura di non poter ritornare di nuovo lì..eppure tutti indissolubilmente legati a quella chiesa, a sfidare la morte per entrarci di nuovo..e quei monaci, quegli uomini che nella magrezza, nel nero delle vesti, nella severità delle barbe e dello sguardo portano il sacrificio e la spiritualità del mondo, erano lì a confortare, a fare “comunità”..quello sguardo severo divenne un sorriso solo qualche ora dopo, quando con tutta la serena, ingenua sfrontatezza dello star bene lì chiesi a padre Kiril (che parlava un discreto italiano, dal fortissimo accento serbo) se c’era un po’ della loro rakija da comprare..rakija distillata dalle pere, rinomata in tutti i Balcani..


Iniziava a far buio..la macchina dell’ONU era un mezzo troppo importante, da non poter perdere..ma adesso mi faceva rabbia vedere il bianco ed il blu della scritta UN..di quanti peccati ci stavamo macchiando, noi “civilizzati”..che mostro stavamo aiutando a far nascere con i nostri sterili rapporti sul niente.
.

L’ultima cosa che feci fu un giro intorno alla chiesa, da solo, senza Antonella (la mia amica dell’Osce che ringrazio infinitamente) e Luigi, il mio compagno di Balcani..piano piano piangevo, da solo, e poi mi stesi sull’erba, istinto fetale di ritornare al grembo materno..chè quella la sentivo una terra di cui volevo essere figlio.. Questa è stata la mia prima visita a Dečani, e vorrei che tutti quelli che dicono che il Kosovo non è Serbia, avessero il coraggio di dirlo li’, guardando l’affresco del Cristo Pantocratore, guardando gli occhi di quella gente..

Quasi uscendo mi voltai, era buio e nello scuro delle vesti nere, delle poche luci, solo gli occhi chiarissimi di Padre Kiril si vedevano bene..”ricorda, la Provvidenza” disse..
“Amin..” risposi piano..

Alf

9 comments:

Anonymous said...

uhauuuu !!!!!!!!!!!!
ke risveglio stamattina !
ho riletto tutto stringendo la mia brojanica..
certo che la frase "di quanti peccati ci stiamo macchiando" mi ha fatto venire in mente le enclavi che sono i nostri moderni lagher..
.. e quei bambini, privati di tutto, alle volte anche della vita, parlano, chiedono, invocano i loro diritti..
mi hai fatto venire voglia di andare nell'unica chiesa di torino in cui trovo le candele di decani..
li c'è padre Josef che mi parla di pace ed è come stare a decani..
anche se non so' cosa darei per andarci sul serio a decani !!!
grazie alf..
oggi ho la "snaga" per tutta la giornata

Anonymous said...

E' un articolo bellissimo e struggente . Piange il cuore anche a me, italiano e cattolico, vedere una chiesa cristiana cosi bella e carica di storia , (in quel luogo naque il primo patriarcato serbo ortodosso)essere in balia dei "barbari" albanesi come lo furono molte chiese di Roma al tempo degli Unni. In Kosovo e' stato fatto scempio di chiese altrettanto antiche e altrettanto belle e non posso che provare sgomento e rabbia .

Riccardo said...

Bellissimo post...
veramente stupendo. Per un attimo, con la tua descrizione, mi hai "teletrasportato" laggiù...
Non ci sono mai stato ma ho sentito le descrizioni dei miei amici che hanno lavorato nella zona.
Spero che i nostri ragazzi della KFOR sappiano difendere al meglio sia la chiesa che i monaci dalla barbarie umana.
Bravo Alf!

Sajkaca said...

Legendarno, Alf!
Questi sono i post (e i posti) che fanno sognare......
Hvala!

Anonymous said...

hvala dragi moje!

è veramente una sensazione forte solo pensare a quei posti per me..provare a scrivere qualcosa è stato un tentativo per cui devo davvero ringraziare sajkaca e lina!

pozdrav
alf

Alessandro Zilli said...

Rispondo al signor anonimo:

ma come fa a dire che sono stati gli albanesi a distruggere i monumenti? Li ha visti di persona forse? A parte il fatto che i Kosovari di lingua albanese non sono albanesi, c'è una grandissima differenza fra albanesi e kosovari di lingua albanese (li chiami pure albanesi del kosovo, ma credo che oramai non faccia molta differenza).

La invito caro signor Anonimo a visitare il sud dell'Albania e tutti i monumenti ortodossi che vi si trovano, scoprirà che poi gli albanesi non sono proprio così barbari nonostante abbiano subito il peggiore dei regimi comunisti. Non voglio insegnarle nulla, ma pregarla di fare attenzione con certe frasi perché questo è un luogo di condivisione e amicizia dove abbiamo scelto la parola BALCANI proprio perché i Balcani uniscono geograficamente ciò che nè i regimi, nè le guerre hanno saputo unire a fondo (tant'è vero che finito "tito" la Jugoslavia è finita a ferro e fuoco...)


Cordiali saluti

Alessandro Zilli

vero said...

Splendido struggente post.....

Anonymous said...

sono sicura che il commentatore anonimo ha utilizzato la parola albanesi come noi utlizziamo la parola meridionali o come quando vado all'estero e mi dicono : italiani tutti mafiosi
è chiaro che chi incendia le chiese e usa violenza contro la popolazione è solo e soltanto la mafia che è internazionale..
quella albanese non si distingue da quella italiana.. parlano solo con la violenza e i primi a pagarne le conseguenze sono i deboli che sono presenti in qualsiasi etnia..
non ci dimentichiamo che poco tempo fa la nostra mafia ha sparato ad un bambino di 4 anni..
e cosi' pure nel commento di skender leggo il voler superare le divisioni che permettono ai criminali di fare le loro schifezze..
quindi pace fatta ?
oggi è stato un giorno magico... prima il post di alf, poi rex ha scitto delle cose meravigliose in un altro blog e poi mi sono innamorata del trombettista di bregovic..
me la fate chiudere bene questa giornata ?
prjiatelji ???

Anonymous said...

I am touched by this poetry in prose, speachless for someone who has come from that area.

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