Uno si chiama The new Balkan crew e The new Balkan crew 2
un altro si chiama BALKAN MOJA LJUBAV
un altro si chiama Balkani mon amour
Il caffè delle diaspore
Uno si chiama The new Balkan crew e The new Balkan crew 2
un altro si chiama BALKAN MOJA LJUBAV
un altro si chiama Balkani mon amour
Siete tutti invitati alla conferenza on line che si terrà mercoledì 21 luglio alle ore 11.00 sulla piattaforma Zoom streaming
L'incontro è per presentare la mostra Marino Darsa che si terrà presso la Biblioteca Nazionale Braidese a Milano dal 22 luglio
Interverranno:
Filippo Del Corno, Assessore alla cultura del comune di Milano
Katja Bakija dell'Università di Dubrovnik, curatrice della mostra
Mariella Goffredo della Biblioteca Nazionale Braidese
Niksa Matic direttore della Casa museo di Marino Darsa a Dubrovnik
Silvio Ziliotto, traduttore
Risposte alle questioni poste dal sig. Cristiano Pambianchi
Il cambio di regime in Croazia all'inizio degli anni Novanta ha avuto, accanto alla sua accezione politica ed economica, anche una dimensione bibliotecaria, prima di tutto attraverso la "dismissione" straordinaria dei libri, ovvero una sistematica e pedante eliminazione di tutti i libri che il nuovo regime riteneva inadatti, sia a causa della nazionalità ed altri dettagli bibliografici degli autori, che del luogo di edizione del libro, che del suo contenuto.
Il ricordo della "dismissione": la distruzione dei libri negli anni '90
E' una ottima opportunità per gli italiani di conoscere la cultura dei Balcani
Grazie per questo evento
Pinacoteca di Brera. Mostra Marino Darsa
Non dire gatto se non ce l'hai nel sacco
E dopo le amebe vennero i croati
A Dubrovnik vivono i serbi, non i croati
Quando volevano dividersi la Bosnia
Comunque aveva ragione Giacomo Scotti a dire che questi cambiano i nomi e i cognomi all'occorrenza. Meno male che non ci hanno rubato Leonardo Da Vinci.. chissà come lo avrebbero chiamato !
I libri antichi dell'avv. Pambianchi in mostra a Milano
Marino Darsa - come tutti i ragusei dotati di una certa cultura - fu perfettamente bilingue: parlava e scriveva sia in italiano che nel dialetto štokavo di Ragusa, da lui utilizzata in modo assolutamente prevalente nelle sue opere. Ma il suo tipico stile già accennato di sovrapposizione di vari registri linguistici a seconda della classe sociale e la diversa ambientazione delle sue commedie - da Ragusa a Cattaro a Roma - gli fecero utilizzare anche delle espressioni in latino, in italiano e finanche in tedesco.
La complessa storia moderna della Dalmazia ha quindi influenzato varie scuole di pensiero: in Croazia Marino Darsa è considerato uno dei padri della letteratura nazionale, in Italia fino a qualche decennio fa si evidenziavano maggiormente le sue spiccate caratteristiche tipicamente legate alla realtà della Repubblica di Ragusa, per farne un autore "dalmata" se non anche "italiano".
Anche Darsa come Boskovic' ha avuto la madre italiana e il padre serbo
Notare il dialetto stokavo che non ha niente a che vedere col kajkavo di Zagabria. Le bugie hanno le gambe corte
L'attuale Dubrovnik era una città serba e non croata
Da je Dubrovnik do 20. veka bio srpski, a ne hrvatski grad govore i činjenice.
Come nel link messo sopra, gli abitanti di Dubrovnik dichiaravano di parlare serbo nel 1890, quindi gli abitanti erano serbi cattolici e serbi ortodossi, oltre agli italiani. La Croazia come provincia dell'impero distava circa 500 km. Poi ci fu l'assimilazione da ortodossi a cattolici, e da cattolici a croati, ed ecco oggi perché a Dubrovnik sono tutti croati.
Anche il capo dei cetnici Momcilo Diujic è croato. E' nato in Croazia
Momčilo Đujić . Nato a Tenin in Croazia nel 1907, sin dall'aprile del 1941 si proclamò vojvoda četnico
La letteratura italiana in Dalmazia: una storia falsificata
Però non avevamo capito che si nasceva con un nome e cognome, si viveva con un altro e si moriva con un altro. Ogni quanto si cambia l'originale?
La Treccani bugie non ne dice
A tal proposito, fu con gran dispetto dei nobili ragusei che si comportò, letterariamente e non solo, il concittadino del Cerva, Marino Darsa (Ragusa1508-Venezia1567), di aristocratica famiglia, ma dalla vita disordinata e difficile. Fu autore di testi teatrali satirici proprio in quella lingua mista di slavo e italiano che si veniva formando per i continui rapporti che Ragusa aveva col contado e che era considerata incolta e barbara dai nobili e dai letterati che in città, tra l‘altro, praticavano, oltre il latino, il toscano più che il veneto. Letterato dissidente dunque il Darsa, satirico verso il mondo da cui proveniva, ma dotato di comunicativa, estroso. Di chiaro successo furono, tra il popolo, i suoi drammi pastorali Tirena, Venera i Adon (Venere e Adone), la sua farsa Novela od Stanca (La beffa di Stanac), e le sue commedie Dundo Maroje (Lo zio Maroje), Skup (L’avaro), Arkulin (Arcolin), Mande (Maddalena), tutti testi assai interessanti per quel che riguarda la lingua, mutevole per caratterizzare i diversi personaggi, mista di gergo, latino maccheronico, toscano perfetto.
Questo storico ha fermato una mostra che i croati volevano fare in Norvegia perchè falsa. Onore a lui!
Il prof. Novakovic' ha vinto la sua causa a Strasburgo contro il governo croato, poichè la Corte dei diritti dell'uomo ha ritenuto ingiusto il suo licenziamento. La sua unica colpa era quella di pronunciare con un accento serbo alcune parole croate.
Ecco perchè fanno ridere i croati appartenenti alla comunità di Milano che insistono a considerare i serbi del passato croati, poichè adesso alcuni territori sono sotto la nazione croata.
Buffoni !
Mile Novakovic ha vinto la sua causa.. anche se troppo tardi
Questo articolo si trova più dettagliato qui
Dedicato al nostro serbofobico major
Ci sono due personalità importanti nella famiglia Boskovic: Bozo Boskovic e Rudjer Boskovic. Božo Bošković era un rispettabile e ricco commerciante. Ha lasciato 10.000 fiorini al comune di Dubrovnik per l'istruzione dei bambini abbandonati "indipendentemente dalla religione".
Nella famiglia spicca Ruđer Bošković, matematico, fisico, astronomo, diplomatico e poeta di fama mondiale.
Quando i Bošković ottennero davvero la nobiltà, non è stato determinato esattamente, molto probabilmente l'hanno ottenuta come Pokrajčić nel 1595, e anche prima, e che su questa base la famiglia Bošković ha ricevuto la nobiltà e lo stemma il 15 aprile 1718. Non è noto a quale Boskovic si riferiscano queste informazioni e se si riferiscano a questa famiglia Boskovic.
Un ramo della famiglia Boskovic, si diresse a nord, attraverso Valjevo fino a Srem, dove spicca Jovan Boskovic filologo, professore, redattore di Matica Srpska e ministro dell'Istruzione nel governo di Jovan Avakumović.
Nel palmares dei «croati» finisce un buon numero di dalmati, in particolare di ragusei. Ragusa è una delle città più di confine: comune italiano vissuto in concorrenza con Venezia (che la occupa fra XIII e XIV secolo, plasmandone le istituzioni), Ragusa è considerata la “Quinta repubblica marinara”. Tuttavia è oggettivamente una città dalle molte identità, in cui convive l’elemento italiano (peraltro, un italiano non veneziano, proprio per la rivalità con la Serenissima) della classe dirigente con quelli slavi (croato, serbo, bosniacco, montenegrino) e balcanico in genere (morlacco, valacco, greco, armeno e albanese). Alla fine del 1500 e poi nel secolo successivo Ragusa subisce due devastanti terremoti. La città non si riprese mai più da questi due colpi e lentamente l’elemento italiano venne soverchiato da quello slavo, nonostante la perfetta convivenza dei due. Quando Napoleone pone fine alla vita millenaria della repubblica marinara, fra 1804 e 1806, a Ragusa l’italiano è ancora la lingua ufficiale, anche se gran parte della popolazione parla comunemente le lingue slave.
Figli di questa città di confine, moltissimi ragusei possono essere considerati tanto italiani quanto slavi. E fra questi il più celebre è senz’altro l’astronomo e matematico Ruggero Boscovich (1711-1787) nato a Ragusa da madre italiana e padre bosniaco, a 14 anni si trasferì in Italia. Boscovich, che fu un prete cattolico, è uno dei più grandi intellettuali del suo tempo: matematico, astronomo, uomo di fede e di scienza. Era senz’altro bilingue (parlava anche in serbocroato, ma in famiglia prediligeva l’italiano), scrisse la gran parte delle sue opere scientifiche in latino – lingua della scienza d’allora – ma anche in italiano e in francese. Nella sua corrispondenza con Voltaire, il filosofo gli scriveva in italiano. Fece parte dell’Accademia dei Quaranta, altrimenti detta Società Italiana. E’ interessante che anche i serbi considerano Boscovich come un “loro” scienziato, poiché suo padre era di origine serba. Boscovich preferiva definirsi “dalmata”, rivendicando dunque un’origine regionale più che nazionale (un atteggiamento dunque molto… italiano!). Va altresì notato che dei suoi cinque fratelli, due – Anna e Pietro – furono buoni poeti slavi, mentre un altro – Bartolomeo – fu studioso e poeta, ma di lingua italiana.