Thursday, March 24, 2011

Libia come Kosovo

Contrariamente a quanto preannunciato anticipiamo il post sulla Libia.
L'intervento NATO in Libia è molto simile a quello in Kosovo nel '99. Oserei dire che è molto simile quanto diverso, perchè l'Italia e la Libia hanno relazioni di pace e di guerra da quasi 100 anni, mentre, per quello che riguarda il Kosovo, c'erano meno rapporti, ma la nostra posizione geografica ci ha resi ugualmente partecipi in primo piano (purtroppo!)
Sta di fatto che questo intervento Nato è molto sentito in Serbia, che non puo' scordare le bombe umanitarie.
Ci sono arrivate tante testimonianze e suggerimenti, sia da serbi che da persone della nostra crew. Ne pubblichiamo alcune.


Signori c’è la guerra, non è un gioco, non è poi così distante da noi… bisogna aver paura ed essere CONTRARI, bisogna farlo capire ai nostri figli. E l’Italia al solito, sta facendo del suo peggio. Di Pietro ci ripensa e grida no al “genocidio” del tiranno Gheddafi (al solito condannato senza “processo” dopo che Berluska gli ha “trattato” l’amicizia e che ci ha fatto comodo per tanti anni), Calderoli taccia gli italiani di neocolonialismo, Bonino lasciamo perdere… Bersani no comment, sembra il D’Alema del Kosovo che fu, ma stavolta all’opposizione, quindi qualche ostentazione di sicurezza in più se la concede.
Qui i 150 anni dell’unità d’Italia ci hanno dato in testa, ma di brutto, ci hanno dato le bombe….
Cito un pezzo che trovo chiaro e condivisibile di un comunicato di ProletariaVox.
Tanti giornalisti e persone sul campo non omologati lavorano per un briciolo di verità in più, solo che non li invitano in TV, li citano come “quelli che dicono”, per fingere pluralismo di informazione…. ma non gli lasciano spazio. Tecnica perfetta, basta non dare spazio al confronto che si teme. E intanto paghiamo 7 minuti di Giuliano Ferrara in TV per difendere il, non dittatore, ma divo, Berlusconi.
“Crediamo, infatti, che la situazione di profondo rivolgimento che ha attraversato il Maghreb, prima in Tunisia e poi in Egitto con le rivolte - queste si autenticamente popolari e spontanee - di inizio anno, abbiano fornito lo spunto e l'occasione per un'operazione di intelligence USA, (con tanto di armamenti, supporti logistici, contractors e consiglieri militari forniti ai presunti "rivoltosi"), per sbarazzarsi, una volta per tutte, dell'odiato nemico Gheddafi.
La distanza politica dalle rivolte tunisina ed egiziana è peraltro riscontrabile anche nelle immagini che, nonostante l'informazione astutamente pilotata, comunque arrivava nei nostri schermi: da una parte (in Tunisia ed in Egitto, e solo per rimanere nel Maghreb...) il popolo è del tutto disarmato, non si vede un fucile e neanche un bastone; dall'altra (in Cirenaica) i "rivoltosi" sono armati di tutto punto, spesso hanno anche divise di ordinanza, e dispongono perfino di artiglieria contraerea. Inoltre, in vari articoli di giornale, si è letto di aerei dei "rivoltosi" abbattuti dall'aviazione libica. Si desume, quindi, che dispongano anche di aerei.
E questi sarebbero degli "insorgenti spontanei"...? Ma dai...
Ma, ormai si sa, la "disinformazione di massa" è l'arma più efficace di certi paesi. Così è nella cosiddetta "informazione", come nella sistematica omissione o nella "sordina" che si applica a certe notizie invece "scomode".
Non a caso, ancora una volta si applicano i due pesi e le due misure. Come mai non c'è stata alcuna sollecitazione, da parte di nessuno, ad applicare analoghe risoluzioni nei confronti di Israele allorquando ha bombardato la striscia di Gaza, uccidendo oltre 1.400 civili inermi, ed usando bombe al fosforo? O quando, sempre la stessa Israele, ha compiuto quel vero e proprio atto di pirateria/guerra abbordando ed uccidendo in acque internazionali i nove pacifisti della nave che portava aiuti (realmente) umanitari?
Come mai, allora, non si è levata nessuna voce di condanna risoluta, e nessun Mirage, nessun Tornado è partito alla volta di Tel Aviv...? Forse che Israele non continui, da oltre cinquant'anni, una politica di segregazione, di spoliazione e di vero e proprio genocidio nei confronti del popolo palestinese?
Samantha

La visione dei serbi è sempre contraria alle bombe sulle teste dei civili

Uranio impoverito e quando si dice uranio si parla di morti per anni e anni... vedi il Kosovo

12 anni fa l'aggressione Nato alla Serbia

Dedicato alla piccola Milica

I francesi in Libia

Tuesday, March 22, 2011

Jacqueline ci dedica un premio


Grazie grazie grazie !!!!
Jacqueline Spaccini, critica letteraria e traduttrice, ci dedica un premio.
La ringraziamo, ma penso che un po' ce lo siamo meritato !
Naturalmente ringraziamo di cuore, ma qui ogni giorno piovono favole e il vero premio è l'affetto che ci dimostrate e la ricchezza delle vostre testimonianze.
Tutto fa sì che io stessa mi stupisco quando rileggo certi post.
Mi smo jaci ! Hvala lepo draga i hvala lepo prijateljiiiii !!!!!!!!

In qualche posto nel mondo e dentro di me

Friday, March 18, 2011

Ninna nanna


Attuale e internazionale... sempre !

Ninna nanna nanna ninna
er pupetto vo' la zinna
fa' la ninna dormi pija sonno
che si dormi nun vedrai
tant'infamie e tanti guai
che succedono ner monno
tra le bombe e li fucili
per i popoli che so' civili

ninna nanna tu non senti
li sospiri e li lamenti
de la pora gente che se scanna
che se scanna e che s'ammazza
a vantaggio della razza
de la gente che se scanna
per un matto che comanna
e a vantaggio pure d'una fede
per un Dio che nun se vede

ma che serve da riparo
ar re macellaro
che sa bene
che la guerra e' un gran giro de quattrini
che prepara le risorse
pe' li ladri delle borse

ninna nanna ninna nanna
ninna nanna ninna nanna
ninna nanna ninna nanna
ninna nanna ninna nanna

fa' la ninna fa' la nanna
fa' la ninna che domani
rivedremo ancora li sovrani
che se scambiano la stima
boni amichi come prima
so' cugini e fra parenti
nun se fanno i complimenti
torneranno ancora più cordiali
li rapporti personali

e senza l'ombra d'un rimorso
sai che ber discorso
ce faranno tutti insieme
su la pace e sul lavoro
pe' quer popolo cojone
risparmiato dar cannone

ninna nanna ninna nanna
ninna nanna ninna nanna
ninna nanna ninna nanna

Claudio Baglioni. Ninna nanna

Thursday, March 17, 2011

Piotr è giornalista !


Uuuuuaaaaauuu !!! Piotr scrive su East journal !!!!

Dal febbraio 2010 anche la Bosnia vede sulla scena politica la comparsa di un movimento politico neonazista, il BPNP (Bosanski Pokret Nacionalnog Ponosa, ossia Movimento dell’Orgoglio Nazionale Bosniaco). I richiami più immediati sono, evidentemente, alla divisione SS Handschar composta in prevalenza da musulmani (non a caso aveva come simbolo una scimitarra, Handzar in croato) e tristemente distintasi nelle operazioni contro i partigiani titini. Da notare che la divisione fu fortemente voluta da Himmler e dal Gran Muftì di Gerusalemme nonostante le resistenze di Ante Pavelic, leader degli ustascia croati, che temeva il pericolo di una futura indipendenza di zone musulmane all’interno dello stato croato.

Nel suo sito, che si apre con la riproduzione di un busto del primo re bosniaco Tvrtko Kotromanic, il BPNP dichiara di avere come nemici “gli ebrei, i rom, i cetnici, i separatisti croati, Tito, i comunisti, gli omosessuali e i neri” e dichiara che la “Bosnia appartiene ai Bosniaci”, negando così il diritto di secessione per i territori serbi e croati, non a caso contestano la definizione di Bosnia e Erzegovina in favore di una più unitaria Bosnia Erzegovina. Proprio l’aspetto ideologico è in ogni caso la parte più interessante di questo movimento politico.
Secondo le stime del Cia World Factbook (l’ultimo censimento è del 1991), relative al 2006, la Bosnia è etnicamente bosniaco-musulmana (bosgnacca) al 48%, ponendo quindi ai neonazisti Bosniaci, e non solo, il problema del rapporto etnia/religione; questi, infatti, includono l’islamismo tra le ideologie “non benvenute” in Bosnia, in compagnia del sionismo, del comunismo e del capitalismo. Il BPNP si trova quindi su un sottile equilibrio, trovandosi nella necessità di enfatizzare, e ricreare, il concetto di “nazionalità bosniaca” per mettere in secondo piano l’appartenenza religiosa, soprattutto nei confronti della stampa occidentale, ma dichiarando poi essi stessi di volersi espandere nelle zone dove la popolazione musulmana è rilevante, come Sarajevo, Zenica, Bihac, Tuzla e Mostar. Detto per inciso la loro idea di “espansione” consiste nell’arrivare a diffondere dei volantini, questo la dice lunga sull’effettiva forza del partito in questione.

Questa esigenza fa sì che la quasi totalità del sito sia dedicata alla storia ed all’ideologia, proprio per dimostrare come l’identità bosniaca si sia sviluppata nel corso di oltre 1000 anni di storia e, come lo stesso Himmler aveva avallato, mantenuta pura attraverso la discendenza dai Goti. Molto interessante notare come venga inoltre dichiarato che membro del la “nazione” bosniaca sia ogni “leale” cittadino di Bosnia, al di là di qualunque differenza religiosa.

La nascita di questo partito neonazista, abbastanza isolato dall’estrema destra internazionale proprio per la religione dei suoi membri, è tuttavia significativa delle tendenze in corso nella società bosniaca. Una società da pochi anni uscita dalla guerra e che si trova oggi ad essere uno dei pochi stati europei a maggioranza musulmana col timore, però, della crescita del fondamentalismo islamicodi matrice wahabita: anche questa eredità della guerra che vide l’invio di combattenti e armi da Arabia Saudita, Pakistan, Iran e Afghanistan. La presenza di questi fondamentalisti sta creando diverse tensioni nel paese dove, secondo alcuni sondaggi, il 70% della popolazione sarebbe a loro contrario.

Di fronte a tutto ciò la Bosnia è semi-paralizzata dalla sua complessità istituzionale che risente ancora fortemente della pesante eredità degli accordi di Dayton. Sia nel caso del BPNP che nella “questione” wahabita le leggi per arginare la deriva antidemocratica esistono, ma sono di difficile attuazione a causa della carenza degli organi preposti, come dichiarato dal procuratore della repubblica Grubesic. Di fronte a tale realtà l’integrazione delle tre comunità bosniache è fondamentale, ma al momento esistono 12 ministri dell’istruzione a fronte di 500 mila bambini. Ogni cantone della federazione ha il suo ministro, ed il potere di decidere fino al 30% del contenuto programma di studi, con il risultato dell’inesistenza di un curriculum di studi unico per gli studenti bosniaci.

Anche il processo di integrazione europeo, attraverso la liberalizzazione dei visti all’interno dell’area Schengen (dal 15 dicembre 2010), sembra procedere a rilento tra i dubbi e i timori dell’Unione Europea, nonostante l’entusiasmo della popolazione, ed ha portato alla creazione di un meccanismo di monitoraggio.

In conclusione la Bosnia appare un paese ricco di contraddizioni, bisognoso di trovare la sua strada e lasciarsi alle spalle le vicende di 15 anni fa. Ma le vecchie tensioni esistono ancora, e si sommano alle nuove, e sono un freno allo sviluppo futuro della federazione. E chiudendo il cerchio sono ricchi di contraddizioni anche i nazisti locali, musulmani contro l’islamismo e alleati dei fondamentalisti islamici nel picchiare i “diversi”, sostenitori del laicismo e che nel sito si appellano all’Art.19 della dichiarazione universale per i diritti umani.
Di Pietro Acquistapace

Tratto da East journal

Monday, March 14, 2011

Balkan Horses Band


Bene... stiamo cercando di soddisfare le vostre richieste musicali.
Certo che tra sport e musica mi mettete in seria difficoltà !
Comunque ci provo ! Spero di non sparle troppo grosse. Per quello che ho potuto capire questo gruppo è nato a Sofia (Bulgaria), ma i musicisti sono originari di ogni parte dei Balkani e non solo. Nikola caro.. correggimi se sbaglio.
Il chitarrista del gruppo è niente meno che Vlatko Stefanovski, importante artista macedone che fondo' i "Leb i sol" ovvero i "Pane e sale", un importante gruppo della ex Yugo.
La musicalità di questo gruppo è incantevole, come pure incantenvoli sono i musicisti che arrivano tutti da un passato di grande esperienza in campo musicale.
Che dire ancora... la mia impressione è buona anche se ritengo la musica di questo gruppo un po' difficile da seguire, ma ascoltando e riascoltando i brani, ti si veste bene addosso.
Grazie Nikola per averci suggerito questo gruppo !

Kalajdzisko oro
Gipsy song
Бел кон - Балкански коне
Skidra
My space
Vlatko Stefanovski

Sunday, March 13, 2011

Quando scelsi il posto dove sarei nato...


Quante volte abbiamo sentito dire... "Ritornatevene al vostro paese!". Ma davvero qualcuno ci da diritto di sentire un posto solo nostro? Certo, abbiamo tradizioni, usanze, ricordi legati a una terra, che ci ha visto crescere. Ma tutti devono poterne assaporare l'essenza, nel nome della tolleranza, dell'ospitalità, del rispetto. Altrimenti, è razzsimo. Quante volte abbiamo attraversato il mondo rimanendo incantati da ciò che incontravamo? E quanto ci siamo sentiti arricchiti, tornando al nostro luogo di origine? La conoscenza, quindi, intesa come scambio, come ricchezza. Lasciamola agli stolti, la povertà dell'ignoranza.

Quando scelsi il posto in dove sarei nato
Un sorriso per ogni lacrima

TRASLOCO

  In foto la statua di Ivan Mestrovic, lo scultore croato che ama lavorare per la Serbia Ci siamo trasferiti in 5 altri siti Uno si chiama  ...