Thursday, December 30, 2010

Canestri senza reti 2010 è finito !








Sigh ! Sigh !
Oggi due brutte notizie : Cacak ha perso e i ragazzi sono partiti.
Ivrea è vuota senza di loro.
A ogni arrivo bisognerebbe già prendere la forza per la partenza!!!
Sigh.. speriamo di vederci ancora.. magari in Serbia!
E chi ha vinto??? Ma i nostri amici di Mestre!!! Bravissimi!!!

Conclusa l'undicesima edizione di Canestri senza Reti. Per la prima volta è una squadra italiana ad aggiudicarsi il torneo ed è il Leoncino Mestre, che si impone 57-54 sul Sant Josep Badalona. Da segnalare anche il primo ingresso nelle Top 4 dei padroni di casa della Rgi Lettera 22 Ivrea di coach Degano.

1 LEONCINO MESTRE 9 PALL. MAROSTICA
2 SANT JOSEP BADALONA 10 PINO DRAGONS FIRENZE
3 CASTIGLIONE MURRI BOLOGNA 11 PALL. MONCALIERI SAN MAURO
4 LETTERA 22 IVREA 12 BASKET GIOVANE VICENZA
5 AURORA DESIO 13 AUXILIUM TORINO
6 MLADOST CACAK 14 JUNIOR CASALE M.TO
7 APL LISSONE 15 RADNICKI KRAGUIEVAC
8 SALINAS FALCONS TUZLA 16 DRAZEN PETROVIC SIBENIK

Scuola basket Lettera 22


Wednesday, December 29, 2010

Terzo giorno di Canestri senza reti 2010








Oggi Cacak ha vinto !!
Quindi domani si gioca per il 5° o 6° posto.
Oggi abbiamo fatto shopping duro! Ieri avevamo solo scherzato. Oggi ore e ore per i negozi più "in" di Ivrea.
La scena era sempre la stessa. I negozianti si spaventavano a morte appena si entrava. D'altra parte eravamo 22 ragazzi e 4 adulti. Allora io dicevo : "Pace.. veniamo in pace.. non siamo armati". Così i negozianti si tranquillizzavano un po' e si passava alla seconda fase. I ragazzi chiedevano le taglie e il costo dei vestiti e iniziava un tam tam di "ti capisco - non ti capisco" cosi' divertente che alle volte non intervenivo perchè loro si facevano capire anche a gesti. Piano piano si passava alla fase in cui i negozianti capivano che i ragazzi volevano spendere e si illuminavano d'immenso. Si usciva sempre col negoziante che diceva : "Vi vedo ancora prima che partiate? Venitemi a salutare prima della partenza e ditemi come vi siete piazzati nel torneo!"
Il mio serbo è diventato più che buono. Ho capito tante frasi che si dicevano tra loro i ragazzi :
- Ma quanto rompe Lina per le foto!
- Ma perchè Lina viene ogni anno a Cacak?
- Ah.. bò.. avrà un amante...!!!
E poi abbiamo scoperto che Kuljo ha la fidanzata.. da da da dannnn !!!!!!!!!!!!!!!
E domani.. sigh.. partono! Ripiegatemi in valigia!!

www.scuolabasketlettera22.com


Monday, December 27, 2010

Canestri senza reti 2010 è iniziato







Ebbene si'... la favola si ripete.
I ragazzi della scuola basket Lettera 22 di Ivrea e i ragazzi di Montaldo Dora anche quest'anno hanno ripetuto il miracolo.
Ancora una volta dei bambini serbi, bosniaci e croati giocano assieme.
Io sono emozionatissima. Da anni seguo questo torneo e ogni volta provo le emozioni della prima volta.
Quest'anno poi ho avuto una grande, magnifica sorpresa !
Il nostro Kuljo, quel ragazzo che tre anni fa ho portato in giro per Ivrea e che faceva girare con la bocca aperta tutte le ragazze, è passato da semplice assistente ad allenatore titolare. Quanto urla!!! Ma che gioco i suoi ragazzi! Davvero fenomenali.
Che dire.. ci aspettano 4 giorni fantastici.. Io pero' faccio una fatica a parlare serbo!!!! Aiuto.. sono fuori allenamento!





Tuesday, December 14, 2010

Fantastico Pedrag Matvejevic a Torino !







Davvero un incontro fantastico quello che si è tenuto il 14 dicembre 2010 presso il Circolo dei lettori a Torino.
Pedrag Matvejevic ha presentato il suo nuovo libro: Pane nostro.
L’autore ha preso come soggetto il pane e ha visitato tanti popoli e tanti gruppi etnici del Mediterraneo che hanno in comune questo semplice cibo.
L’incontro è stato moderato dalla fantastica Anja Gunjak, esperta di cooperazione con la sponda Adriatica del Mediterraneo.
Hanno partecipato oltre all’autore :
Antonio Ferigo, vicepresidente dell’Istituto Paralleli
Gianluca Solera, scrittore
Marcella Filippa, storica e saggista
Sono stati toccati infiniti temi e non riesco a scrivere tutto.
Cerco di passarvi più informazioni possibili.
Matvejevic è nato a Mostar, da padre russo, anche se nato a Odessa e madre croata.
È stato condannato da un tribunale di Zagabria a cinque mesi di prigione nel 2005 per calunnia e ingiuria nei confronti dello scrittore Mile Pešorda, ma la sua unica colpa è stata quella di dire che gli intellettuali hanno le loro colpe nel conflitto interetnico delle guerre nella ex Yu. La condanna è stata amnistiata.
Il papà di Matvejevic diceva a Pedrag di portare il pane ai tedeschi prigionieri in Yu ed è morto in un campo di concentramento invocando del pane.
Spesso sentiamo dire che ci sono delle punizioni a “pane e acqua”, ma il pane è l’alimento principale di tutti i popoli mediterranei e non solo.
Il pane viene benedetto in Albania prima di essere offerto all’ospite, il pane non si getta mai via, il digiuno dona la saggezza ai governatori (mettiamo a pane e acqua i politici italiani!), il pane è importantissimo nelle Sacre scritture ed è manna dal cielo.
Matvejevic ha vissuto 15 giorni con il popolo rom per vedere come fanno il pane, ha vissuto con gli eremiti e si è informato come fanno il pane nel deserto nel nord Africa.
Attualmente nel mondo un miliardo di persone non ha nemmeno un tozzo di pane, ma ben presto potremmo salire a due miliardi.
Una cosa strana. In Serbia il pane si dice hleb e in Croazia kruh. Basta dire kruh in Serbia e hleb in Croazia per vedere il panico nell’interlocutore!




Wednesday, December 8, 2010

Intervista a Paolo Motta

Come sei entrato nel mondo del fumetto?
Avevo studiato tanti anni fa sceneggiatura fumettistica con Carlo Pedrocchi, ex caporedattore dell’Intrepido, però poi ho studiato pure sceneggiatura cinematografica con Moira Longo e Heiko Caimi. In pratica ero indeciso tra fumetto e cinema. Alla fine vedendo che nel nostro paese il cinema è in una crisi anche peggiore di quella delle “nuvole parlanti”, ho optato per queste ultime. Dopo un periodo “finzianaro” ho pubblicato il mio primo fumetto da professionista per Nicola Pesce Editore ed in seguito ho collaborato con EF Edizioni, una piccola casa editrice che, tuttavia, si dedica più che altro alla stampa erotica. Sebbene EF e la gente che vi lavora mi hanno insegnato molto, non volevo ghettizzarmi facendo solo storie erotiche. Infatti ho convinto quel editore a pubblicare anche alcune mie storie di tutt’altro genere: così c’è stato Dominatrici dell’Universo che conteneva storie di fantascienza, fantasy e horror, di cui una sottoforma di fotoromanzo ed ora è in preparazione una serie, intitolata Teen Robot, di cui non anticipo niente.
L’agenzia Zio Van Helsing (che è poi un mio nickname) nasce invece da uno strano pensiero che mi ha sempre accompagnato: se non dovessi riuscire a sfondare io come fumettista, mi piacerebbe almeno aver aiutato altri ad imporsi. Per cui ora, oltre a continuare a sceneggiare i miei fumetti, mi occupo di promuovere presso gli editori nostrani alcuni disegnatori stranieri ancora poco noti da noi.






-Che rapporto hai coi Balcani?
Devo riconoscere che fino a poco tempo fa il mio interesse per i Balcani, e più in generale per l’Europa dell’Est, si limitava alla spiritualità ortodossa e alle vicende della loro storia. Non mi ero mai chiesto chi fossero i fumettisti e gli illustratori di quella regione. Solo recentemente Tome Trajkov, un amico conosciuto on line che fa parte dell’associazione Comic Center of Macedonia-Veles, mi ha mostrato dei disegni di artisti macedoni dei quali ho riconosciuto subito l’indubbio valore: Aleksandar Cakoski dal tratto “arioso” e trasognato; Vesna Niechevska-Saravinova molto portata nel disegnare fantasy e pin-up; Darko Bogdanov, forse il più promettente dei tre, con un segno corposo e ricco di chiaroscuri.







-Quali sono gli autori di punta di Zio Van Helsing?
Oltre ai tre che ho citato, rappresento anche alcuni disegnatori dell’Argentina: Fer Gris, Dante Ginevra, German Curti, Daniel “Dakota” Acosta e Diego Eduardo Prevail. Praticamente mi muovo tra l’Est e il Sud. Il fumetto argentino, o meglio la historiera come dicono loro mi ha sempre affascinato. Già da studente divoravo riviste come Lanciostory e Skorpio che pubblicavano i grandi autori latino-americani. Tra quelle pagine ho scoperto gli sceneggiatori Hector G. Oesterheld, Carlos Trillo, Eduardo Mazzitelli e Ricardo Barreiro che hanno indubbiamente segnato il mio modo di scrivere, nonché i disegnatori Juan Zanotto, Carlos Meglia, Eduardo Risso, Enrique Alcatena, Alberto Breccia e suo figlio Enrique. Di solito si dice che gli argentini hanno imparato dai nordamericani e dagli italiani (molti nostri connazionali hanno lavorato per editori di laggiù), io penso che, almeno per certi versi, li abbiano superati entrambi.







-Come vedi il futuro del fumetto italiano e internazionale?
Siamo dominati dalle major statunitensi e giapponesi che possono contare sull’uso di altri media per promuovere i loro fumetti: si pensi a quanti film ultimante vengono tratti dai supereroi Marvel e DC oppure alla sempre abbondante presenza di cartoni nipponici sulle nostre TV. Se escludiamo Francia e Belgio, dove il fumetto è considerato una specie di istituzione nazionale, tutti gli altri paesi sono divenuti un po’ un terzo mondo, quelli che devono accontentarsi delle briciole. A questo si aggiunge che diventa sempre più difficile ottenere compensi, svolgendo professioni di tipo “artistico-creativo”. Dappertutto disegnatori e sceneggiatori corrono ai ripari, magari improvvisandosi editori in proprio, oppure mettendo i loro lavori on line. Spesso si aggregano fra loro e nascono gruppi come i Superamici, i Cani o il compianto Self-Comics in Italia, La Duende in Patagonia, il Clan Nahualli in Colombia, Producciones Balazos in Messico, il Comic Center of Macedonia-Veles che copre Macedonia, Bulgaria e Kossovo.
D’altro canto se del punto di vista commerciale non stiamo bene, la qualità dei lavori in circolazione si è notevolmente alzata. Oggi un prodotto immediato, di puro intrattenimento, come erano Tex o Diabolik non avrebbe speranze. Il punto di riferimento è più Corto Maltese, avventura mescolata però a cultura e riflessione. Insomma non siamo mai stati così peggio, ma non siamo neanche mai stati così meglio.
Paolo Motta

Zio Van Helsing
Comic agency
Islam e ortodossia


Tuesday, December 7, 2010

Associazione Italia - Bosnia a Torino










Riceviamo da Chiara e pubblichiamo:

Nei mesi di Novembre e Dicembre 2010, a Torino, abbiamo avuto più di una occasione per incontrare persone e paesaggi della Bosnia.
C'è stata l'iniziativa dell'Associazione Italia Bosnia

Associazione Italia - Bosnia

Questo evento ha brillato per la bellezza della giovanissima pianista dodicenne Emina Huskice, della sua musica, delle foto del giovane Eldin Hasanagice, delle opere d'arte della pittrice/grafica Lejla Rizvanovicdi e per la bontà dei piatti tipici della cucina bosniaca annaffiati da ottima e ghiacciata "pivo di Sarajevo".
Questo evento ha portato a Torino un uomo affascinante come Jovan Divjak.
Io lo vidi in divisa da generale nella Sarajevo del Gennaio 1995 (ha l'eta di mio padre e ha la tenerezza e l'ironia balcanica del mio adorato Sergheiìj)
E poi c'erano anche altri scrittori, persone vere e coraggiose, come Enisa Bukvic e Božidar Stanišic, introdotti dalla "speciale torinese-sarajevese" Anja Gunjak.
Io non mi stanco mai di ascoltare persone provenienti dalla ex Jugo, che raccontano la ricchezza della loro terra e della loro multi cultura, persone che con noi "fanno memoria" di cosa si è vissuto negli anni Novanta del Novecento al di qua e al di là del mare Adriatico, che condividono con noi le speranze per il presente ed il futuro dei giovani. In alcuni discorsi mi è sembrato di cogliere un pensiero particolare per chi (come mio figlio) è nato nell'anno degli Accordi di Dayton e quindi con i suoi 15 anni si affaccia ora al mondo degli adulti.
Grazie per la bellissima serata !
Chiara

Ciò che fa una nazione non è il parlare la stessa lingua,
ne l'appartenere alla stessa stirpe etnografica,
ma l'aver fatto insieme grandi cose nel passato
e il volerne fare ancora nell'avvenire"
Joseph Ernest Renan

Grazie a ciascuna delle mie appartenenze,
prese separatamente,
ho una certa parentela con un gran numero di miei simili:
grazie agli stessi criteri,
presi tutti insieme,
ho la mia identità personale
che non si confonde con nessun’altra.

Moreno Locatelli


Ma chi è veramente Jovan Divjak? 
Già a capo della Difesa Territoriale in Bosnia-Erzegovina, nei mesi a cavallo delle "dichiarazioni di indipendenza" con cui ha inizio la tragedia del suo paese (1991-1992) viene scoperto e giudicato dalla Corte Marziale dell'esercito jugoslavo per illegittimi rifornimenti di armi. Gli vengono inflitti 9 mesi di carcere cui si sottrae passando al nemico, cioè alle milizie nazionaliste bosgnacche di Alija Izetbegović. Da capo militare della zona di operazioni di Sarajevo è da considerare perlomeno corresponsabile della efferata strage della via Dobrovoljacka (3 maggio 1992), quando i suoi attaccano alle spalle le giovanissime reclute dell'Armata Jugoslava, che si ritirano pacificamente verso la Serbia in base agli accordi, causando 42 morti, 73 feriti, 215 prigionieri: è la prima grande strage di Sarajevo, mai ricordata da nessuno in Italia.


Friday, November 26, 2010

Balkan crew in Zurich !







Fantastico, strabiliante, incredibile, bellissimissimo, stupendo, divino e più e più ancora.. il soggiorno a Zurigo a casa di Nemanja e Francy. Sono stata come meglio non si poteva, come se fossi a casa mia, ma già lo sapevo che sarebbe stato un bellissimo momento.
Quella famiglia ha un qualcosa di magico e credo sia anche dovuto all'intreccio di diverse culture, anche se in realtà, è proprio la cultura serba che predomina e questo non è male !





Francy e Nemanja sono ottimi cuochi e non sapevano più che fare per farmi contenta. Mi hanno preparato la gibanica, la musaka e le palacinke.
Li ho trovati stanchissimi, perchè la piccola Mirjana fa la pappa ogni 4 ore e il tempo per riposare è proprio poco, ma è una stanchezza che si sopporta con facilità per la gioia di questa bellissima nascita.





Rientrare in Svizzera con il ricordo dei 7 mesi passati a Basilea non è stato facile. Alle volte parliamo della povertà della Serbia o di quella di Napoli, ma il popolo svizzero, che in realtà non è nemmeno un popolo, è parecchio povero dal punto di vista umano. Io, per fortuna, ho avuto ben pochi contatti con gli svizzeri, anzi, un po' mi hanno scioccato i vicini di casa, ma la cosa più bella è stata vedere i colleghi di corso di Nemanja.
Quando Nemanja è arrivato in Svizzera ha fatto due corsi di tedesco di tre mesi l'uno. Al corso c'erano solo stranieri e così si solidalizza e i migliori amici di Nemanja erano quelli che alle volte si pensa nemici e invece....





Parlare con Francy è bellissimo. Dopo numerose liti con i parenti, finalmente una persona che risponde così: " Guarda Lina, io faccio in questo modo... "
Fantastico! Ingaggio Francy come consulente familiare!!!
E infine i regali!!! Non ho parole ! Cioccolata, rakija, sciroppo d'acero, ajvar, the e caffè serbo, ratluk...!!! Mi sembrava di tornare in Italia con un piccolo tesoro!
Grazie fantastica famiglia, mi avete regalato davvero delle giornate stupende!






Tuesday, November 23, 2010

Pinca triestina di Pasqua







Ma cosa siamo noi ? Il num uno nell'universo !

Pinca triestina di Pasqua
1 kg di farina
6 uova e 2 albumi
350 g di zucchero
250 g di burro
...100 g di lievito di birra
1/2 litro di latte
Rhum
vaniglia

Impastare il lievito con un po' di latte tiepido e di farina, lavorare con un cucchiaio di legno finché la pastella sia della giusta consistenza e lasciare lievitare in un luogo tiepido.
Nel frattempo, preparare sulla tavola gli altri ingredienti, farina, uova, un pizzico di sale stemperato in acqua appena calda, lo zucchero ammorbidito in un po' di latte tiepido, ed il burro sciolto.
Mescolare con un po' di vaniglia ed un bicchierino di Rhum. Quando il panetto di lievito sarà cresciuto abbastanza, unirlo al resto, e mano a mano che si lavora la pasta, aggiungere se serve, del latte.
Quando la pasta è pronta, farla lievitare nuovamente, e poi passare al forno caldo.


Monday, November 22, 2010

A nuoto nel Rio delle Amazzoni






Questo post ci è molto caro per due motivi. Prima di tutto perchè ci è stato segnalato dal nostro caro amico Piotr e poi perchè questo ragazzo meraviglioso ha avuto un pensiero per il terremoto di Kraljevo, che ormai passerà alla storia come il terremoto fantasma, poichè nessuno ne parla.
Sta di fatto che Darko Novovic' ha attraversato a nuoto il Rio delle Amazzoni ed è in odore di guinness dei primati
Grande Darko !

Darko Novovic'



Saturday, November 20, 2010

Špageti sa mini paradajzom, bosiljkom i limunom








Carissimi,
quasi non ci credo! Dopo molti sabati, finalmente riusciamo a fare un post di cucina!
Non è del tutto facile fare questo post per me... perchè il mio cuore è rimasto a Napoli, la mia mente è rimasta a Napoli e solo il mio vecchio e scassato fisico è tornato a Torino! Per dirla breve, i miei amici di Napoli mi avrebbero tenuta là se ero giovane e carina, ma io giovane lo sono stata e carina.. bò.. non mi sembra!
Per cui ora sono qui con tanta nostalgia a parlare di cucina, ricordando gli spaghetti al pomodoro fresco che ho preparato a casa del mio amico Roberto. Anzi, per meglio dire, che ho aiutato a preparare!
Ma come al solito i Balcani ci vengono in aiuto e così ho aperto il blog della cara Drgana per scegliervi una ricetta e che vi trovo? Gli spaghetti al pomodoro fresco!!!

Potreban materijal:

500g mini paradajza
1 sveža vezica bosiljka
1 limun
320g špageta
1 čen belog luka
so, mleveni biber
6 kašika maslinovog ulja
rendani parmezan za posluživanje

Priprema:

Paradajz oprati. Listove bosiljka iskidati sa stabljike i oprati. Ako su listovi veliki mogu se iscepkati. Limun oprati i narendati koru. Špagete skuvati uobičajeno a u međuvremenu dok se kuvaju u tiganju zagrejati maslinovo ulje i dodati izgnječen čen belog luka, zatim paradajz, so i biber, pa na jakoj vatri pržiti dva minuta. Ocediti špagete i odmah ih dodati u tiganj sa paradajzom, dobro promešati, začiniti bosiljkom i koricom limuna, pa poslužiti uz parmezan.

Spaghetti al pomodoro fresco di Gaga


Saturday, November 6, 2010

Emergenza terremoto a Kraljevo. Serbia

Perdonate se anche oggi la nostra scaletta è sconvolta, ma in Serbia c'è stato un violentissimo terremoto, tipo quello che è capitato all' Aquila e nessun mas media se ne è interessato!!!







Il 3 novembre un fortissimo terremoto ha colpito la città serba di Kraljevo, dove "Un ponte per…" lavora da 10 anni a sostegno delle vittime dalla guerra Nato del 1999 e dei profughi del Kosovo attraverso il programma Svetlost.

Le prime testimonianze parlano di enormi danni a case e strutture pubbliche essenziali. L’ospedale pubblico ha subito numerosi crolli ed è rimasto senza luce né acqua e con una sola sala operatoria agibile.





Per rimanere vicini alle famiglie sostenute, alle loro immediate esigenze, per aiutarli a ricostruire le loro case "Un ponte per…" lancia una raccolta fondi straordinaria ed, insieme alle organizzazioni locali di Kraljevo, identificherà le situazioni di maggiore vulnerabilità.

L’urgenza per molte di queste famiglie è quella di rientrare subito nelle proprie case, spesso costruite senza alcun criterio di sicurezza a causa della precarietà di un vivere quotidiano che dura da anni.

Un ponte per... si impegna a raccogliere fondi per sostenere le famiglie colpite dal sisma nella ricostruzione delle loro case e nell’acquisto di tutti i beni di prima necessità urgenti: legna per le stufe, acqua potabile in bottiglia, materiale scolastico per i figli, medicinali.





L’inverno incombe e l’idea che possano passarlo in situazioni estreme non è sostenibile. Aiutiamo le famiglie di Kraljevo ad affrontare questa ennesima emergenza.






Saturday, October 30, 2010

Robert De Niro - Maybe I am a Serb






Carissimi,
oggi ci dovrebbe essere il classico post di cucina del sabato, ma non siamo ancora riusciti ad accontentare nè Ardi, nè Niky e quindi ho dato retta alle bozze che scoppiano.
Francy è impegnatissima con la piccolina e io non riesco a capire questa fantastica dichiarazione di Robert De Niro.
Ma cosa sta dicendo? Che è serbo???
In effetti qualche tratto somatico ce l'ha !!!

Dichiarazioni sconvolgenti


Wednesday, October 27, 2010

Juventini na Marakani







Incredibile ! Non sono sicura di aver capito bene, ma sembra che Beppe sia stato al museo della Stella Rossa e sia stato intervistato come unico juventino amante della Stella Rossa !!!
Appena ne so' qualcosa in più vi dico...
Per ora guardate qua :

Juventini na Marakani


Thursday, October 14, 2010

Amore al primo morso







Per gli appassionati di cucina balcanica abbiamo una buona notizia: c'è un nuovo blog che ci terrà golosamente informati con ricette fantastiche:

La nostra amica Dragana Mladenovic Spasic che vive a Belgrado, mamma di due bambini (la figlia Anastasija di 6 e il figlio Aleksa di 3 anni) che fino a qualche mese insegnava Geografia, dopo avere perso il lavoro, ha deciso di utilizzare il tempo per pubblicare tutte le sue ricette!
S'intende di web design, e  a parte cucinare, le piace leggere e ricamare.





Il blog lo trovate qui:
http://ljubav-na-prvi-zalogaj.blogspot.com
(tradotto: amore al primo morso)

Il Blog è tutto in serbo, un buon esercizio per tutti che desiderano imparare la lingua!

 





Eccovi una ricetta tradotta in italiano:

La cara vecchia Karadjordjeva!!!!
KARАЂОРЂЕВА ШНИЦЛА
Ingredienti:
~ 4 fettine di vitello (oppure manzo) quelle che si utilizzano per la milanese
~ 150gr di Kajmak (chi non trova il Kajmak può prendere una panna acida molto grassa…ma certo che non è la stessa cosa…fatevi portare del kajmak dalla Serbia)
~ 2 uova
~ farina bianca
~ pan grattato
~ sale
~ burro o olio per cuocere

Preparazione:
Battete le fettine di carne di modo di farle diventare sottilissime. Salatele e lasciatele riposare un po'. Su ogni fettina spalmateci un quarto del Kajmak e rotolatele tipo involtino. Fissate con uno stecchino.
Girate l'involtino in farina bianca, poi nel uovo sbattuto e poi nel pan grattato. Cuocerle in olio/burro scaldato a temperaturo però non troppo elevata (per non bruciarlo di fuori e lasciarlo ancora crudo dentro) affinché sia bello colorito da tutte le parti.

Dragana suggerisce di servirlo con della salsa tartara o delle patate fritte o purea di patate e con una insalata di stagione.




 Dragana con i figli



Thursday, October 7, 2010

Stefania ci scrive...




E' chiaro chi comanda adesso qui 



La mailing list ci ha portato davvero tanta freschezza e vitalità. Stefania mi ha fatto pensare alle parole del mio amico Dejan che una volta mi ha detto di essere stato campione nazionale di tiro a segno. Certo che sono tempi che ci danno non poco da pensare!

Ciao, sono veramente contenta che la mailing list finalmente funzioni!
La mia curiosità sul mondo balcanico, che conosco appena, mi porta a sbirciare spesso tra le pagine del sito di "Osservatorio Balcani" che di certo conoscete già. Poco fa leggevo un articolo che ha suscitato la mia rabbia per le affermazioni di alcuni politici italiani.

A scuola imparavamo a sparare

A presto, Stefania

.. per la cronaca noi siamo nati proprio per dire tante cose che altre pagine non dicono
Questo è un articolo di Jasmina Radivojevic che stimiamo tanto  

Con il progetto “Allenati per la vita”, i ministri Gelmini e La Russa introducono nella scuola superiore corsi di pratica militare. Sulla scorta della propria esperienza di gioventù, una nostra affezionata lettrice belgradese indirizza ai ministri una lettera aperta. Riceviamo e volentieri pubblichiamo

01/10/2010 -  Jasmina Radivojević Milano

Sunday, October 3, 2010

Il viaggio di Rita. Quarta parte

Continua da qui

Raggiungiamo trepidanti Gazimestan percorrendo la nuova superstrada in costruzione praticamente a passo d'uomo.
Nel 1953 qui venne infatti costruito un monumento a testimonianza della grande battaglia dell’esercito serbo contro quello turco del 1389 e alla seguente graduale sottomissione dello Stato medievale serbo all'Impero ottomano. Questo luogo fa parte del patrimonio storico dell'intero popolo, sul quale e’ stata costruita la politica della liberazione dai turchi e del ripristino dello Stato serbo. Nel 1999 esso fu danneggiato nella deflagrazione di una bomba fatta esplodere dagli albanesi, ma attualmente è presidiato dalla polizia kosovara, su recente concessione da parte della Kfor.





Alla nostra richiesta sul perché il monumento abbia bisogno di protezione, l'affabile poliziotto interpellato, dopo breve riflessione non trova risposta.
C'è un'aria irrespirabile e in lontananza si vedono enormi ciminiere fumanti: si tratta della centrale termica di Obilic, che fornisce elettricità a tutto il Kosovo. Ufficialmente si brucia carbone, ma tutto intorno ci sono discariche a perdita d'occhio, disseminate fra le numerose abitazioni e gli orti.
Così si presenta oggi la piana di Kosovo Polje.


A Prizren, graziosa cittadina ottomana con strade ciottolate e diversi suggestivi ponticelli che collegano le due sponde del fiume Korisa, troviamo la cattedrale cattolica dedicata alla Madonna del perpetuo soccorso, non a caso quindi sede della caritas, oltre che sede episcopale.
Pranziamo in un ristorante tipicamente turco, il “Basi”, ricco di fontane e giardini interni, tanto che pare di essere nel Bosforo.

Nei pressi di Gjlan, altra piccola e apparentemente tranquilla enclave serba, vediamo una vasta zona delimitata da filo spinato, inaccessibile perfino allo sguardo. Capiamo che si tratta di Camp Monteith, la seconda base militare statunitense costruita in Kosovo, che ospita 2mila soldati, sui terreni dove precedentemente c'era una base dell'esercito jugoslavo.
L'altra, ad un'ora di distanza, è quella di Camp Bondsteel, la più vasta e costosa base militare statunitense all'estero, dove stazionano ben 7mila uomini.


Chiudiamo il nostro tour del Kosovo con la visita di Ferizaj.
Ci incuriosisce la vecchia stazione e siamo fortunati, visto che vediamo partire uno dei rari treni che collegano la cittadina a Pristina. E' una scena d'altri tempi. La situazione dei binari è precaria e il trenino, lento e vecchiotto dev'essere stato ceduto già obsoleto dalla Germania.
Il capostazione si dimostra soddisfatto ed orgoglioso del nostro interesse, tanto che ci offre un bicchierino di rakija.
Vorremmo visitare la chiesa ortodossa, ma è chiusa e presidiata da un giovane e disponibile poliziotto, che però non sa darci molte informazioni in merito.
A pochissimi metri un'altrettanto bella moschea. Lo scorcio che ci si presenta è proprio quello fotografato sulla copertina della nostra guida del Kosovo, pubblicata recentemente in lingua inglese ed acquistata a Pristina e di ciò si accorge anche uno dei tantissimi uomini che indossano il tipico cappello bianco di lana di pecora e che stanno parcheggiati in ozio lungo il marciapiede; esprimendosi con gesti concitati ci chiede di poter dare un'occhiatina, visto che a quanto pare non immaginava che la sua città fosse così famosa da comparire su un libro per stranieri.


E così, dolcemente, il nostro viaggio volge al termine, dopo aver visto e visitato tanti luoghi diversi e al contempo uguali, uguali soprattutto per le speranze e le aspettative di pace e serenità manifestate in qualche modo da tutte le persone incontrate, diversi soprattutto da come forse ce li aspettavamo dalle letture fatte e dalle informazioni ricevute a distanza.
Si chiude un viaggio a tratti piacevole e spensierato, ma anche procacciatore di emozioni forti, a tratti persino duro.
E si apre un nuovo capitolo da scrivere almeno un po' diversamente, su popoli più vicini fra loro, ma anche a noi-altra Europa, di quanto si possa comunemente credere.

A Rita i migliori complimenti e ringraziamenti per l'affetto riservatoci in questi anni !!!



Thursday, September 30, 2010

Beli andeo iz Manastira Miliseva








Decisamente non sono tempi buoni nè in Italia e nè nei Balcani e nei momenti bui ciò che ti colpisce maggiormente sono i valori, quelli a cui non avresti mai pensato in momenti diversi, magari più futili. E' così che nei giorni scorsi mi è capitato di piangere davanti alla cassetta della posta appena ho intravisto la cartolina di Vladimir.
Vladimir è un mio amico di face book. Non l'ho mai conosciuto di persona, ma dal primo contatto on line mi ha dimostrato un'amicizia particolare.
Mi faceva sempre tanti complimenti su come provavo a parlare serbo e su come mi interessavo alle loro tradizioni.
Ha sempre messo a disposizione le sue foto e leggeva il nostro blog per quel poco che riusciva a capire dall'italiano. Un ragazzo fantastico.
In una piccola gita al Monastero mi ha pensata e mi ha inviato, senza saperlo, il più bell'angelo esistente al mondo: l'angelo bianco.
Hvala lepo prijatelj moj !

Manastir Miliseva
Orthodox Monastery



Thursday, September 23, 2010

Il viaggio di Rita. Terza parte

Continua da qui

Alloggiamo in un hotel sulla strada che collega l'aeroporto a Skopje, scelto proprio per questo, anche se i miei 3 compagni di viaggio ne avrebbero preferito uno in pieno centro.
Tuttavia essi devono presto ricredersi, visto che, per le solite combinazioni balcaniche, il padre dei due gestori è un neopensionato della facoltà di filologia, e pur essendo specializzato in lingua russa, parla l'italiano, appreso durante vari soggiorni in Calabria a studiare la lingua delle comunità albanesi ivi residenti.
In Kosovo più del 70% della popolazione ha meno di 35 anni e pare non avere ricordi vividi del passato, neanche recente, mentre da un sessantenne si possono conoscere più cose.
Trascorriamo quindi volentieri del tempo con lui e con la sua amabile signora; ci mostrano le foto del loro matrimonio, un matrimonio misto, fra un musulmano ed una cattolica, scattate quarant'anni fa, quando erano belli, giovani e pieni di ideali.
Fra queste troviamo anche quelle di una vecchia Mercedes che pare incidentata, mentre in realtà mostra i danni subiti solo pochi anni fa, mentre si recavano a prestare aiuto ad una famiglia serba.
I loro occhi ne hanno viste di tutti i colori e le loro vite si trascinano nel ricordo del loro vissuto.


Pristina ha 600mila abitanti, è priva di moneta propria, si usa infatti l'euro e ovunque ci si trova in un cantiere aperto, tanto che l'aspetto della città è in continua fase di stravolgimento.
Frotte di giovani la gremiscono, eleganti di bell'aspetto e nulla facenti.
Grosse auto senza targa circolano liberamente e il mercato nero dilaga.
Fra gli altri, la presidiano i nostri carabinieri, ma ben poco di più possono fare, se non regalare caramelle ai bambini, che ovviamente li adorano.
Tutti parlano un ottimo inglese e sono molto accoglienti, forse consapevoli della necessità dei vari investimenti ed aiuti stranieri per la sopravvivenza dello stato.





Visitiamo Gracanice, una piccola enclave serba a soli 5 km dalla capitale.
Qui si parla serbo, la moneta è quella di Belgrado e le targhe delle auto sono ancora quelle vecchie, ma la vita pare tranquilla.
Scorgiamo alcuni ufficiali dell'esercito svedese, che molto gentilmente ci “prestano” la loro guida locale; un capitano si disarma e ci accompagna nella visita della splendida chiesa ortodossa adiacente al monastero del XIV secolo, che l'Unesco nel 2006 ha proclamato patrimonio dell'umanità.
Grazie alla sua torcia possiamo ammirare gli splendidi affreschi, visto che è molto buio e soltanto qui dall'interno della chiesa, riusciamo a renderci conto dell'altissima silhouette dell'edificio.
A quanto pare gli svedesi sono al termine della loro missione in questo luogo.


Decidiamo quindi di recarci nella ben più tristemente famosa Mitrovica, la città spaccata in due dal fiume Ibar, dove vivono circa metà dei 120mila serbi di tutto il Kosovo.
Parcheggiamo l'auto all'inizio del ponte, guardata dalla Gendarmerie Francaise, dato che qui, diversamente che a Gracanice, nella zona serba possono circolare solo le auto con la vecchia targa, mentre quelle con la nuova targa kosovara vanno tolte prima di varcare il ponte per non incorrere in spiacevoli incidenti.

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Tuesday, September 21, 2010

I Nema problema in Via Sarpi








A casa mia ci siamo rifiutati di comprare il decoder e così vediamo la tv tramite il satellite e ci prendiamo il tg regionale che ci propinano. Ogni settimana cambia regione. Il più bel tg regionale è quello romano, perchè ha un presentatore di colore che è di una simpatia senza fine! Quello più brutto è quello lombardo. Ti viene proprio l'"epilessia e testa" come si dice in Calabria. Ma nei giorni scorsi ho visto i Nema problema in Via Sarpi, a Milano.
Via Sarpi è la Chinatown milanese ed è il posto in cui varie organizzazioni umanitarie hanno scommesso sull'antirazzismo che a Milano sta imperversando.
Vedere i Nema problema impegnati contro il razzismo mi ha fatto venire le lacrime agli occhi. Grazie! Qualcosa di buono al tg3 lombardo!

Vivisarpi.it
Nema problema orkestar


Friday, September 17, 2010

Djuvec (Ђувеч)





Il Djuvec è un tradizionale piatto di riso, verdura e carne che si prepara un po' in tutti i Balcani.
Per prepararlo esistono migliaia di ricette, gli ingredienti variano a secondo della regione e da cuoco a cuoco. Gli ingredienti comuni sono agnello, maiale o manzo e verdure come cipolle, pomodori, peperoni, piselli, fagiolini o melanzane. Poi ci vuole brodo di carne, sale, paprika, pepe, aglio e prezzemolo. Per il soffritto si può prendere l'olio di semi oppure strutto. Nella maggior parte delle ricette, si usa il riso, in certe si combinano patate e riso.


Per oggi propongo una ricetta particolare di Djuvec (questa ricetta viene dalla zona di Nis, Leskovac, e Vranje) che si chiama 

Kasapski Djuvec (overo il Djuvec dell macellaio)


Ingredienti:
1kg di cipolle tagliate fine
1kg di carne di manzo tagliata a cubetti 
300gr pomodori tagliati a cubetti
250gr di peperoni tagliati a cubetti (se trovati i peperoni "Kapia" a cornetto meglio ancora)

200gr di patate tagliate a cubetti
2 tazzine di riso
200gr di cornetti verdi tagliati a pezzetti
200gr di piselli freschi (funziona benissimo anche con quelli surgelati)
2 peperoncini tagliuzzati (se desiderate un po' di piccante)
1 tazzina e mezzo di olio di semi
sale, pepe, paprika dolce in polvere, prezzemolo tritato


Mettere a cuocere in acqua fredda la carne a cubetti e salare bene. Fare cuocere per circa mezz'oretta. In una pentola fare saltare le cipolle nell'olio. Poi aggiungere la verdura, il riso e le spezie (sale, pepe, paprika e prezzemolo). 
Mischiare il tutto per bene e versare in una casseruola che va in forno. Aggiungere i cubetti di carne (distribuirli bene) e aggiungere il brodo della carne affinchè la verdura sia coperta.
Passate il tutto i forno a temperatura elevata finche si mette a cuocere. Poi abbassate a fuoco medio e lasciate cosi in forno per circa un'oretta e mezza. 


Aspettiamo le vostre buone ricette per il Djuvec...che pubblicheremo volentieri (con foto!)




Monday, September 13, 2010

Il viaggio di Rita. Seconda parte

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A Bitola è particolare Shirok Sokak Ulica, la via dei Consolati, zona pedonale del centro storico, dove si alternano senza soluzione di continuità palazzi in stile neoclassico e belle case d’epoca dai colori vivaci.





La chiesa di Sveti Dimitria, costruita nel 1830 con le donazioni dei ricchi mercanti della città, è considerata la più bella chiesa ortodossa del periodo della rinascenza macedone.
A testimonianza della lunga dominazione ottomana le vecchie moschee, come quella di Isak del 1508 con una cupola centrale con diametro di 26 metri ed il minareto di quasi 45 metri.
La Torre dell’orologio, del XVII secolo a base rettangolare ed alta 30 metri.
Il Bezisten, vecchio mercato coperto, risalente al XVI secolo, dove per secoli i turchi acquistavano tessuti e capi d’abbigliamento. I Bagni Turchi e la medina.
Raggiungiamo l'antica e suggestiva città romana di Heraclea Lyncestis, posta sul tracciato dell'antica via Egnatia a piedi, percorrendo un parco gremito di gente e busti di eroi partigiani.





Skopje ci appare subito una città moderna, con grandi palazzi e belle strade.
Il terremoto del 1963 ha distrutto molti monumenti di rilievo e molte zone storiche, fra cui la casa natale di nene Teresa, come qui viene affettuosamente chiamata madre Teresa di Calcutta ed una targa commemorativa della sua nascita ci ricorda che proprio in quei giorni se ne celebrava il centenario. Poco distante, in Makedonska Ulica è stato recentemente eretto un mausoleo a lei dedicato.
Il museo cittadino è situato nella vecchia stazione ferroviaria di Skopje, danneggiata dal terremoto del 1963, dove l'orologio è rimasto fermo all'ora della catastrofe.




La scritta sulla parete di un edificio: “Makedonia in Europe, but for Makedonians”, la dice lunga.
Più interessante e significativa è sicuramente la città vecchia, raggiungibile percorrendo l'antico e suggestivo ponte ottomano sul fiume Vardar, voluto dal conquistatore turco Maometto II, il cosiddetto “ponte di pietra”, che collega la moderna piazza Macedonia alla medina turco-albanese. Qui troviamo un'autentica cittadella d'altri tempi, con piccole palazzine di uno o due piani, tetti in legno, stradine lastricate di marmo e possiamo gustare squisiti piatti e caffè turco, ascoltando la chiamata alla preghiera del muezzin.

Visitiamo Kratovo, posta nel cratere di un vulcano estinto, nei cui pressi si trova Kuklica una “città di pietra”, famosa per le stone dolls derivanti da erosione naturale e risalenti a 30 milioni di anni fa.





Poi Prilep, dove si coltiva il tabacco e praticamente ovunque ne vediamo foglie ad essiccare.
E' una città calda e polverosa, ma troviamo rifugio lungo il lago, con acque trasparenti e rive ghiaiose, gremito di giovani che prendono il sole.

Giungiamo alla vinaria di Tikves per una visita guidata alla più grande cantina dell'Est Europa, dove convergono le uve di Kavadarci e Negotino per la produzione di vini che non hanno nulla da invidiare a quelli italiani o francesi.
Sono proprio i giorni antecedenti la vendemmia e troviamo molti operatori di alta professionalità impegnati al lavoro. E' un luogo molto curato e vasto, nel quale si sposano saperi antichi e tecnologia d'avanguardia e dove abbiamo l'opportunità di degustare vini eccellenti accompagnati da ottime pietanze.

Con Matka salutiamo la Macedonia per ritornare in Kosovo. La bellezza del luogo ci colpisce per la sua spettacolarità. Attraverso un sentiero stretto che passa sotto un soffitto di rocce spioventi, giungiamo al lago artificiale, dove nel XIV secolo c'erano più di 80 monasteri in piena attività, di cui ne sono rimasti solo quattro: Sv. Andrea, Sv. Nikola, Sv. Troica, e Sv. Bogorodica. Sveti Andrea, costruito nel 1389, si trova sulle rive del lago, mentre gli altri tre sono sulle rocciose colline circostanti.





Le pareti verticali del canyon lungo il fiume Treska sono una sfida per i rocciatori e le acque del fiume un paradiso per gli appassionati di canoa.
Piccole barche offrirebbero ai visitatori l'opportunità di gite sul lago, ma optiamo per una gustosa sosta culinaria a base di carpa fritta.
Rientriamo dunque in Kosovo, facendo attenzione che sul nostro passaporto non vengano apposti timbri, al fine di non avere problemi per eventuali ingressi in Serbia e rieccoci a Pristina, da dove era partito il nostro viaggio....

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Friday, September 10, 2010

La mozzarella e il kajmak

Ieri i nostri amici napoletani si sono fregati gli spaghetti con le vongole e i babà, ma noi vogliamo solleticare l'appetito ancor di più.
Cosa ci tolgono nelle diete dopo i dolci? I formaggi!
Ma noi non ce ne preoccupiamo e li mangiamo ugualmente!




La mozzarella di bufala è un prodotto caseario dell'Italia meridionale, prodotto tradizionalmente in Campania, soprattutto nelle province di Caserta e Salerno, ma anche in alcune aree del napoletano e del beneventano.
La mozzarella di bufala campana è inoltre prodotta anche nelle aree del basso Lazio che fanno parte della regione storico-geografica della Terra di Lavoro, nonché a Manfredonia e San Giovanni Rotondo, in Capitanata.
Il termine mozzarella deriva dal nome dell'operazione di mozzatura compiuta per separare dall'impasto i singoli pezzi.
È spesso definita regina della cucina mediterranea, ma anche oro bianco o perla della tavola, in ossequio alle pregiate qualità alimentari e gustative del prodotto.

Tutto quello che leggerete da adesso a fine post deriva da una traduzione mia personale dall'inglese e potrebbe essere il contrario della realtà!
Anche il kajmak è prodotto dal latte di bufala ed è un latticino cremoso, simile alla panna.
Il metodo tradizionale di fare kajmak è quello di far bollire lentamente il latte, poi fate sbollire per due ore a fuoco molto basso. Spegnete il fuoco e fate scremare e lasciate raffreddare per parecchie ore o giorni. Il risultato è una spessa consistenza cremosa, non del tutto compatta a causa di fibre proteiche del latte.

Che dire? lo proviamo a fare in casa il kajmak?


Saturday, September 4, 2010

Il viaggio di Rita. Prima parte

I Balcani sono proprio il paese delle coincidenze, dove in un gioco di incastri altrove inimmaginabile, tutto si aggiusta e trova il suo posto migliore.
Ne ho avuto l'ennesimo riscontro nei pressi di Gostivar, nella Repubblica di Macedonia, ad agosto scorso.






Provenendo da Tetovo, dopo averne visitato il mercato e comprato della frutta per il viaggio, il nostro vecchio fuoristrada noleggiato a Pristina, improvvisamente si ferma, in salita ed in luogo impervio. Emana vapore caldissimo e gocciola abbondante acqua, ma non facciamo neanche in tempo a rendercene conto che una giovane coppia si ferma per offrirci aiuto.
Balza vistosamente all'occhio la targa della loro auto, italiana.
Sono della zona di Mavrovo, anche se vivono a Montebelluna e si stanno recando a Skopje per una gita. Prima però si assicurano che arrivi il carroattrezzi per portarci in centro e ci danno i loro riferimenti per poterci rivedere.
Mentre cerchiamo faticosamente di comunicare con l'autista del carroattrezzi, che parla un inglese stentato e che ci ha voluti portare a rifocillarci in un ristorante locale, compare in scena un altro giovane e simpatico immigrato all'Aquila e di nuovo otteniamo aiuto. E' in compagnia dello zio, che fa il taxista all'aeroporto di Pristina. I due trafficano un po' col telefonino e trovano il modo di farci avere presto un'auto più nuova e funzionante. Persino il costo del carroattrezzi, sul quale evidentemente volevano farci la cresta, come per magia si dimezza.


Grazie a questo contrattempo ci siamo procurati delle amichevoli guide locali che rendono il nostro breve soggiorno nel parco nazionale di Mavrovo ancora più piacevole ed allegro.
Ceniamo in loro compagnia, con vista sul lago artificiale, gustando deliziose trote del fiume Radika, noto per la purezza delle sue acque.
Mavrovo è molto frequentata anche d'inverno, da appassionati di sci provenienti in particolare dai paesi dell'ex Jugaslavia, essendo rinomata stazione sciistica.
L'indomani, loro musulmani, ci accompagnano a visitare il monastero ortodosso di Sveti Jovan Bigorski del 1020, in fase di restauro dopo un incendio dello scorso anno.
Lo conoscono bene e sono amici dei monaci dato che da bambini lo frequentavano quotidianamente.
E' indubbiamente uno dei più belli ed antichi, appollaiato sul monte Bistra, in luogo impervio che non doveva essere neppure visibile ai turchi. Le preziose incisioni lignee della chiesa risalgono al 1830-1840 e gli strumenti con i quali sono state realizzate vennero poi buttati nel Radika per garantirne l'unicità.
Segue una impegnativa ma piacevole passeggiata lungo il Radika che ci conduce ad una splendida cascata, dalla quale si può gustare la purissima acqua.





Ohrid coi suoi 348 m/q è il lago naturale di origine tettonica più grande della Macedonia e anche uno dei più antichi d'Europa.
L'omonima città è bellissima, di uno splendore inimmaginabile e vi ci trascorriamo tranquille giornate di relax fra sole e bagni.
Qui, a giudicare dalle targhe provenienti praticamente da ogni dove, sembrerebbe attuarsi una serena e spensierata ricomposizione degli ormai frammentati paesi della ex Jugoslavia.
Visitiamo antiche chiese e monasteri ortodossi.
Sv. Sofia del 1035, sede episcopale, con 2 torri campanarie che, come sovente successe, fu trasformata in moschea.
Sv. Jovan Kaneo, idillica chiesetta dove sono state girate alcune scene di "Prima della pioggia", film-simbolo della maledizione balcanica.
Sv. Naum, nella parte meridionale del lago, fondata nel 905, dove i Santi Clemente e Naum, allievi di Cirillo e Metodio, scrissero le loro dottrine e idearono l'alfabeto cirillico.....





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La pizza !







Alla faccia dei nostri amici di Napoli che per oggi ci hanno mandato la ricetta del solito risottino, noi parliamo di un argomento più interessante: la pizza!
Dato che non è un bel periodo per me, mi appoggio a tanti ricordi e non posso scordare le sere in pizzeria con i miei amici a Cacak.
In Serbia la pizza è più buona che a Napoli, perchè al posto della mozzarella loro utilizzano il Kajmak, ovvero un formaggio fantastico che è molto difficile trovare in Italia.


A Cacak ci sono tre pizzerie italiane : Padrone, Tema e Rimini.
In tutte e tre si ascolta musica italiana e la cosa che mi ha sconcertata non poco è che lì parlano tutti sottovoce. Davvero un problema per una persona parecchio sorda come me!



TRASLOCO

  In foto la statua di Ivan Mestrovic, lo scultore croato che ama lavorare per la Serbia Ci siamo trasferiti in 5 altri siti Uno si chiama  ...