Anche se Javier continua a dirci che ci dobbiamo svegliare e che questo mondo incantato non esiste... noi sappiamo che Happyland, invece, esiste davvero.
Prova ne è che qualche tempo fa è arrivata Laura a proporci dei racconti che lei ha tradotto e che nessun editore ha voluto pubblicare. Noi insistiamo un po', ma Laura è irremovibile e ha ancora avuto un colloquio con Radmila Pecija Urosevic, che è la giornalista autrice dei racconti e tutte e due sono d'accordo a pubblicare da noi questi scritti toccanti.
Davvero dei regali grandissimi per la nostra crew !!
Hvala lepo !!!
Siamo all’uscita di Kragujevac*, prima che la strada si immerga nel cuore della Šumadija*, alla sinistra del monastero di Divostin*. Si vive una vita diversa da tutte le altre e, sotto la protezione del monastero, si trova la Casa per i bambini senza famiglia, o meglio, senza nessuno. Orfani di guerra, bambine.
Sbirciando in
qualcuna delle loro camere, si possono scoprire molte cosucce femminili che
sono un piccolo tesoro per tutte le
ragazzine di questa età: smalti per unghie, giornalini colorati, cassette
musicali e gli immancabili specchietti.
Le bambine, di anni differenti, si rallegrano quando
arrivano da loro ospiti.
Spesso le donne di Kragujevac arrivano con dolci colorati ed
offrono l’abbigliamento dismesso dei propri figli.
A loro volta ottengono, in segno di riconoscenza, disegni,
canzoncine imparate a scuola e possono compiacersi degli abbondanti e rossi
‘cinque’ sui quaderni.*
Dal gruppo di bambini che si trova in sala da pranzo, seguo
la piccola Zora, giunta dalla Repubblica Serba *. Vorrebbe diventare
infermiera. Vorrebbe occuparsi dei bambini più piccoli, ci spiega.
E tutto il tempo cerca di essere allegra, mentre parla con
gli ospiti. Ma non e abituata, lo dicono i suoi occhi, immensi, tristi.
Tutti i bambini senza famiglia che ho conosciuto, hanno gli
stessi, occhi spaventati e tristi, penso tra me e me. Sono sicura che gli occhi
di Zora, a Divostin, siano i più tristi.
Zora, come le altre bambine, si occupa dei più piccoli.
Insegna loro a risistemare il letto, li aiuta a fare i compiti, insieme
impastano i dolci per Natale o per qualche compleanno.
Mentre con gli altri bambini apre i regali, l’educatrice ci
sussurra che spesso Zora la prega di essere svegliata presto, possibilmente per
prima. In anticipo rispetto agli altri bambini.
-Perchè così presto, non è meglio dormire ancora un po’?- le
aveva chiesto l’educatrice.
-Ti prego, svegliami per prima!- aveva risposto insistente
la bambina.
-E’ solo alla
mattina, mentre tutti dormono, che posso piangere, ti prego svegliami che
piango!-
Chiedo se la bambina abbia mai desideri simili a quelli del
mondo esterno, desideri che la facciano
assomigliare ad una coetanea qualunque ma, come risposta, l’educatrice,
discreta, mi sussurra:
-Qualche volta vedo che per lei è molto difficile ed in quel
momento noi due piangiamo assieme-
Zora, mentre parliamo, preoccupandosi di essere brava,
divide tra i bambini radunati i dolcetti e i giocattoli.
Tutte le sue compagne si sforzano di raccontare qualcosa di
interessante della propria vita.
Raccontano di tutto. La musica che ascoltano, le compagne di
scuola che vivono coi genitori da qualche parte a Kragujevac, i film che hanno
guardato assieme al cinema, cosa faranno quando saranno grandi, i compleanni
comuni qui a Divostin.
Raccontano di tutto, escluso la perdita dei propri genitori
e della propria terra natale.
Quando si è avvicinato il tempo di partire, vediamo che
tutte avrebbero il desiderio di farci restare ancora un po’. Promettiamo di
tornare nuovamente. Sanno che torneremo a Belgrado e cercano di farsi salutare
l’uomo che si occupa degli animali al giardino zoologico, Branko Kockicu e la
‘zia’ Ranka che spesso fanno loro visita con dei regali. Promettiamo che
porteremo i saluti, mentre le ragazze gareggiano nel pensare a tutti quelli che
dobbiamo loro salutare.
Solo Zora rimane in disparte. Nuovamente evita gli occhi.
-Hai desiderio che ti saluti qualcuno?- chiede il collega
fotografo, mentre sistema l’attrezzatura. Lei si confonde ancora di più. Si
sforza di nascondelo mentre balbetta: “Ehm…ehmm…”
“Dì pure liberamente, Zora” aggiungo, desiderando darle
qualche aiuto. Ma niente l’aiuta. “Be’… saluta... saluta...” la bambina parla confusamente, sforzandosi di
prendere tempo “Saluta..saluta..salutami qualcuno!” ci dice infine con finto
sollievo, sorridendoci mestamente. Evidentemente la piccola Zora non aveva
nessuno da salutare.
Le abbiamo promesso seriamente di non preoccuparsi perchè
avremmo salutato qualcuno. Ed ecco, portiamo il suo saluto e teniamo fede alla
promessa.
6 comments:
Kragujevac- città della Serbia centrale
Šumadija- zona della Serbia centrale, al cui centro è la città di Kragujevac. Il termine “Šumadija” proviene da “šuma”, cioè “bosco”, essendo la zona in buona parte ricoperta da boschi.
Divostin- località nei pressi di Kragujevac, dove si trova un importante monastero ortodosso.
Repubblica serba –regione a maggioranza serba, che occupa una parte della BosniaErzegovina, da non confondere con la Repubblica di Serbia con capitale Belgrado.
Cinque – ottimo voto
zora non è piu' sola.. adesso ha un mondo di amici
^_^
caro editore che nn hai pubblicato queste storie.. nn sai che ti sei perso..
da questo blog sono nati 4 libri e già si pensa alle ristampe !
di radmila possiamo leggere :
Bonton starenja ili demanti o starenju da Radmila Pecija Urosevic (2013)
Grazie davvero Lina, e che velocità di intervento! Mi fa piacere ti siano piaciuti i racconti, sarebbe stato un vero peccato lasciarli nel cassetto!
Laura
ma grazie a voi..
ce ne fossero tante di persone buone come voi e magari anche qualche editore più furbo !
questo post ha avuto un successo incredibile di entrate.. il libro si sarebbe venduto bene .. e il seme della bontà avrebbe raggiunto molte più persone.. ma per il momento accontentiamoci di questo.. è un regalo grande per noi !
^_^
Contraccambio con un grande abbraccio il saluto della piccola Zora
Tatiana B.
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