Wednesday, September 11, 2013

BRIOCHES PER I PICCOLI MENDICANTI



Via Makedonska. L’aria è calda e polverosa. Il marciapiede è intasato da automobili parcheggiate e affolato di passanti. Davanti all’entrata della Casa della Gioventù, una bambina siede sulla scala e chiede la carità.
Vicino alla creatura, dall’aspetto sporco e cencioso, si trova una scatola di cartone, in cui ogni tanto tintinna qualche monetina gettata di passaggio.
Come un piccolo robot, ripete ogni volta frasi imparate in modo meccanico e poi getta di nuovo lo sguardo davanti a se, sul marciapiede pieno di automobili e passanti frettolosi.
Evidentemente le è indifferente quanto denaro raccoglierà nel corso della giornata.
Man mano che il tempo passa, sempre più di frequentemente, il suo sguardo vaga tra i bambini della sua età con genitori o nonni che li conducono a passeggio per la Kneza Mihailova oppure al Kalemegdan*, dove, lei sa, è più bello per i piccoli.

Le immagini di gelati, popcorn, automobiline e giostrine, palloncini di tutti i colori, si alternano davanti a lei, ad occhi chiusi.
Ad un certo punto sopraggiunge un giovane, forse un tempo piuttosto bello, ma ora vestito in modo disordinato e casuale, il quale conta il denaro nella scatola e scontento inizia ad inveire verso la bambina spaventata.
Con rabbia e clamore si scaglia contro la piccola lavoratrice, le tira i capelli, ma non riesco a distinguere cosa le dice.
Qualche passante si ferma, guarda quella scena insopportabile e velocemente se ne va.
La bambina dopo poco rimane sola con la scatola vuota, nello stesso posto, ad iniziare da capo, come la mattina.
Quella scena è trascorsa in meno di un minuto ma l’impressione che mi ha lasciato è di quelle che durano per l’eternità. Sto in piedi sull’altro lato della strada vicino al negozietto dove si vendono i panini e la bambina oltre la strada piange e, ogni tanto, si gira verso la direzione nella quale si è avviato il giovane.

Compro una brioches rivestita di cioccolata e un tetrapack di latte di mucca, attraverso via Makedonska per dare il mio contributo e un po’ di consolazione alla bambina sconosciuta.
Lei piange. Lacrime di bambino. Sofferenza di bambino. Sfortuna di bambino.
Dovrebbe esistere un tribunale solo per i delitti che sono causa di lacrime e dolore per i bambini.
E i giudici dovrebbero essere soli bambini, rimugino.
 La bambina piange silenziosamente, tra sè. Non si occupa del suo lavoro ora, della sua questua forzata. Non esterna  più quelle frasi imparate a memoria. Piange sola tra sé e sé. I soldini risuonano davanti ai suoi piedini scalzi e adesso, dopo la scenata del suo ‘capo’, più di prima.
Siedo vicino a lei e le offro il mio ‘contributo’: la brioches ed il latte. Sporca di polvere e lacrime mi guarda spaventata e sorpresa. Ma già un attimo dopo, senza parole,‘cancella’ il mio ‘contributo’ senza esitazione.

 Chi sa quanto a lungo non ha mangiato, penso tra me, mentre guardo le sue magre braccine e le sue gambe sottili. Quando finisce, mi sorride con complicità.
 Ha dimenticato, almeno in questo momento, quel brutale uomo che non le permette di essere una bambina spensierata.
Da quella volta, ogni tanto la vedo in via Makedonska, sulla scala, davanti alla Casa della Gioventù, e adesso noi due ci riconosciamo.
Se vedete una piccola, magra bambina con una scatola di cartone, e non solo lei, e non solo in questo posto, ma in qualunque altro in città, un bambino qualsiasi, piccolo questuante, al posto delle monete, offritegli una brioches oppure una pallina di gelato.
Non cambierete il suo destino, ma gli darete un attimo di consolazione, un po’ di piccola allegria infantile e lo salverete dalla fame, se non è possibile mettere fine agli interessi del suo ‘padrone’.

Racconto di Radmila Pecija Urosevic
Traduzione di Laura Maestrello


1 comment:

Anonymous said...

Che bella dose di umanità nei racconti di Radmila Pecija Urosevic
Tatiana

TRASLOCO

  In foto la statua di Ivan Mestrovic, lo scultore croato che ama lavorare per la Serbia Ci siamo trasferiti in 5 altri siti Uno si chiama  ...