Thursday, September 12, 2013

IL CHIODO



La maestra spesso parlava di quanto  siano importanti verità e giustizia nelle nostre vite da ‘grandi’ e da ‘piccoli’. Ma ad Elvis non era mai stato del tutto chiaro come l’uomo possa essere ‘grande’ o ‘piccolo’. Suo nonno gli aveva spiegato molto tempo fa che una persona può semplicemente essere o non essere buona.
A questo proposito, un giorno, com’è naturale che succeda in classe, tutti i bambini avevano avuto il compito di fare una composizione su avvenimenti ingiusti.
Il compito di Elvis fu piuttosto breve, allo stesso modo del suo titolo: “Il chiodo”.

Quando Elvis non andava a scuola -inizia il ragazzo nel proprio racconto- era solo a causa della sua salute cagionevole o delle esigenze familiari, infatti normalmente doveva andare anche a lavorare.
All’età di cinque anni, il nonno gli lasciò, al posto di un regalo, il suo bauletto di legno con diverse spazzole, oggetti vari e vecchi stracci.
 L’indomani gli mostrò il posto, all’entrata della stazione ferroviaria, dove avrebbe dovuto pulire le scarpe sporche alla gente prima del passeggio per le vie della capitale.
Così Elvis imparò velocemente e molto bene il lavoro, portando presto alla madre non solo il guadagno, ma anche le mance e resistendo al gelato, alle caramelle e ai dolcetti che vedeva esposti in via Gavrilo Princip.

L’unica cosa che gli riusciva difficile era portare la scatola di legno, appena più leggera del suo peso, fino a casa, poi correre a scuola per non fare tardi, arrivare senza fiato e volare in classe.
Un pomeriggio, nella macelleria di fronte alla quale passava giornalmente, sul muro vuoto dietro la porta a vetri, vide un enorme chiodo.
Subito gli venne un’idea. Entrò nel negozio e, come un adulto, chiese del titolare.
 Rallegrandosi per averlo trovato, Elvis spiegò come quasi ogni giorno doveva portare la sua scatola di legno fino alla stazione ferroviaria e riportarsela indietro e come gli sarebbe stato davvero utile quel chiodo.
-E in che modo?- chiese il padrone
 –Ecco, se io potessi appendere la mia scatola al chiodo, se a lei non disturba, per me sarebbe più facile... giungerei sempre puntuale a scuola... avrei tempo anche per un po’ di colazione-.
Elvis sapeva di cercare l’impossibile, ma a lui questo chiodo in macelleria sembrava un dono di salvezza dal cielo. La felicità di bambino non ebbe fine quando il macellaio concesse il suo chiodo al piccolo pulitore di scarpe.

Passarono giorni e settimane. Elvis correva contento in macelleria, attaccava la sua scatola di legno e tornava ancora più contento facendo tintinnare ogni volta  i soldi spiccioli  ricavati dal suo lavoretto. Tutto andò avanti fino a quel giorno in cui il macellaio si mise davanti a lui e con voce seria gli disse che avrebbe dovuto pagare regolarmente l’affitto per il suo chiodo, altrimenti l’avrebbe levato, poichè disturbava l’estetica del negozio, insieme con la scatola di legno.

Elvis rimase sorpreso, deluso e triste. Non poteva pagare la somma richiesta e da quel giorno, sulla sua schiena non ancora robusta, portava la scatola sua e di suo nonno, con gli accessori per pulire le scarpe. Era una grande ingiustizia per un uomo di 10 anni. Sotto la composizione, la maestra scrisse un ottimo giudizio.

Racconto di Radmila Pecija Urosevic
Traduzione di Laura Maestrello

2 comments:

Tatiana Bokan said...

Il piccolo "sciuscià" dimostra forza di volontà e gran carattere... diventerà un UOMO!!!

балканска девојка said...

forte e coraggioso e magari prenderà il posto del macellaio !
^_^

TRASLOCO

  In foto la statua di Ivan Mestrovic, lo scultore croato che ama lavorare per la Serbia Ci siamo trasferiti in 5 altri siti Uno si chiama  ...