La maestra spesso parlava di quanto siano importanti verità e giustizia nelle nostre
vite da ‘grandi’ e da ‘piccoli’. Ma ad Elvis non era mai stato del tutto chiaro
come l’uomo possa essere ‘grande’ o ‘piccolo’. Suo nonno gli aveva spiegato
molto tempo fa che una persona può semplicemente essere o non essere buona.
A questo proposito, un giorno, com’è naturale che succeda in
classe, tutti i bambini avevano avuto il compito di fare una composizione su
avvenimenti ingiusti.
Il compito di Elvis fu piuttosto breve, allo stesso modo del
suo titolo: “Il chiodo”.
Quando Elvis non andava a scuola -inizia il ragazzo nel
proprio racconto- era solo a causa della sua salute cagionevole o delle
esigenze familiari, infatti normalmente doveva andare anche a lavorare.
All’età di cinque anni, il nonno gli lasciò, al posto di un
regalo, il suo bauletto di legno con diverse spazzole, oggetti vari e vecchi
stracci.
L’indomani gli mostrò
il posto, all’entrata della stazione ferroviaria, dove avrebbe dovuto pulire le
scarpe sporche alla gente prima del passeggio per le vie della capitale.
Così Elvis imparò velocemente e molto bene il lavoro, portando
presto alla madre non solo il guadagno, ma anche le mance e resistendo al
gelato, alle caramelle e ai dolcetti che vedeva esposti in via Gavrilo Princip.
L’unica cosa che gli riusciva difficile era portare la scatola
di legno, appena più leggera del suo peso, fino a casa, poi correre a scuola per
non fare tardi, arrivare senza fiato e volare in classe.
Un pomeriggio, nella macelleria di fronte alla quale passava
giornalmente, sul muro vuoto dietro la porta a vetri, vide un enorme
chiodo.
Subito gli venne un’idea. Entrò nel negozio e, come un
adulto, chiese del titolare.
Rallegrandosi per
averlo trovato, Elvis spiegò come quasi ogni giorno doveva portare la sua
scatola di legno fino alla stazione ferroviaria e riportarsela indietro e come gli
sarebbe stato davvero utile quel chiodo.
-E in che modo?- chiese il padrone
–Ecco, se io potessi
appendere la mia scatola al chiodo, se a lei non disturba, per me sarebbe più
facile... giungerei sempre puntuale a scuola... avrei tempo anche per un po’ di
colazione-.
Elvis sapeva di cercare l’impossibile, ma a lui questo
chiodo in macelleria sembrava un dono di salvezza dal cielo. La felicità di
bambino non ebbe fine quando il macellaio concesse il suo chiodo al piccolo
pulitore di scarpe.
Passarono giorni e settimane. Elvis correva contento in
macelleria, attaccava la sua scatola di legno e tornava ancora più contento facendo
tintinnare ogni volta i soldi
spiccioli ricavati dal suo lavoretto.
Tutto andò avanti fino a quel giorno in cui il macellaio si mise davanti a lui
e con voce seria gli disse che avrebbe dovuto pagare regolarmente l’affitto per
il suo chiodo, altrimenti l’avrebbe levato, poichè disturbava l’estetica del
negozio, insieme con la scatola di legno.
Elvis rimase sorpreso, deluso e triste. Non poteva pagare la
somma richiesta e da quel giorno, sulla sua schiena non ancora robusta, portava
la scatola sua e di suo nonno, con gli accessori per pulire le scarpe. Era una
grande ingiustizia per un uomo di 10 anni. Sotto la composizione, la maestra
scrisse un ottimo giudizio.
Racconto di Radmila Pecija Urosevic
Traduzione di Laura Maestrello
2 comments:
Il piccolo "sciuscià" dimostra forza di volontà e gran carattere... diventerà un UOMO!!!
forte e coraggioso e magari prenderà il posto del macellaio !
^_^
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