La camera di Saša era strapiena di giocattoli costosi. Al
computer lo aspettavano le ultime novità di giochi per PC. Ma lui, come al
solito, si annoiava. E nuovamente si sentiva solo. Saša aveva dieci anni. Da molto tempo aveva imparato
tutte le lettere dell’alfabeto cirillico e latino. Aveva finito i compiti ma non
aveva voglia di leggere o di accendere il suo computer.
- Quando non hai compagnia, tutto è stupido! - Pensava.
Ogni giorno aveva le
sue occupazioni: compiti quotidiani, giocattoli, giochi di computer, l’ultimo
album di figurine, i programmi alla TV.
Mamma e papà lavoravano tutto il giorno. Ogni tanto
portavano a casa dei mucchi di carte che non erano riusciti a compilare in
ufficio. Saša sapeva che i suoi genitori
lo amavano e che gli compravano tutto quello che desiderava.
Cosa devo fare? Pensava, mentre staccava un messaggio dalla
maniglia del frigorifero:
-Lavati i denti.
-Fai i compiti.
-Non dimenticare la lezione di inglese.
-Il pranzo è nel microonde.
-Non aprire la porta agli sconosciuti.
-Ti telefonerò durante la pausa- mamma.
-Sto andando a Budapešt. Ti porterò qualcosa di bello. Papà.
L’attenzione di Saša
fu attirata da un foglio colorato in mezzo alla quantità di carte accumulatosi
sulla sedia. Era pubblicità: “Pizza Service-consegniamo in cinque minuti-telefonate!”
La pizza arrivò velocemente ed aveva un profumo
meraviglioso. Il giovane delle consegne però mostrava di avere fretta.
-Vuoi che ci dividiamo questa pizza? Non mi va di mangiarla
solo! – chiese Saša al giovane, che lo
guardava un po’ meravigliato.
-Hai ordinato tu questa pizza?-
-Sì, anche se non ho fame- Il giovane a dire il vero, era
rimasto perplesso.
-Non capisco cosa stai dicendo... -
-Vuoi essere mio ospite? Dai che mangiamo insieme!- Saša
si fece insistente, pregando il fattorino sconosciuto, che ora era pensieroso.
Evidentemente, indeciso.
A dire il vero stava aspettando l’arrivo di un nuovo
messaggio. Aveva lavorato tutto il giorno senza pausa. Ma non aveva il coraggio
di trattenersi più a lungo. Aspettava la telefonata del suo capo.
Era davvero confuso ma, alla fine, acconsentì. Per dieci
minuti, a causa di una pizza, non sarebbe caduto il mondo! Pensò ad alta voce
scherzando.Velocemente aprirono la scatola, il cellophane, e stranamente a Saša
tornò l’appetito.
Mentre masticavano in
compagnia il bambino indicò all’interlocutore il mucchio di messaggi. Era
veramente una piccola collezione! -E’ così tutti i giorni, talvolta anche
durante il fine settimana!
Mi avessero dato
almeno un fratello o una sorella!-
-Finchè la mamma non torna dall’ufficio non oso andare
fuori, mentre i miei compagni sono già al campo da basket - si lamentava Saša
senza interruzione con l’ospite sconosciuto.
Da quel giorno, Saša chiamò ogni tanto il pizza-service scusandosi col
suo amico ‘un po’ cresciuto’ per tutte
quelle confidenze.
Il bambino si sentiva
ora meno solo e il casuale sconosciuto era diventato un buon interlocutore.
Nonostante tutto ciò che comprarono e regalarono a Saša egli
aveva solo un desiderio, che nessuno riusciva a colmare e cioè che mamma e papà
potessero stare spesso con lui, magari a passeggiare al Kalemegdan* o al parco
Tašmajdan*. Avrebbe voluto telefonare ai suoi compagni per invitarli a mangiare
i più buoni sandwich che sapeva fare sua madre… ma questo gli era già stato promesso, quando ci sarebbe stato
tempo. Il fatto che il bambino mangiasse tanta pizza, appariva strano in casa,
ai suoi genitori. Alle loro domande, Saša scrollava le spalle in modo
misterioso. Invece una volta, quando ebbero tempo, passeggiando insieme, il
bambino raccontò loro del suo nuovo amico.
E così, quella volta decisero di invitare anche lui, un
giorno, a mangiare i sandwich coi compagni.
Racconto di Radmila Pecija Urosevic
Traduzione di Laura Maestrello
1 comment:
Una pizza in compagnia fa miracoli...
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