Mirela abita al ponte Gazela. Nella casetta n. 67, fatta di
cartone, lamiera e compensato. Questo è il suo indirizzo. Ha due sorelle ed un
fratello. Frequenta la sesta classe. Un giorno, a scuola hanno parlato sul
tema “Piccole cose che per noi
significano molto” Alcuni bambini hanno raccontato del telefonino cellulare,
alcuni di collezioni di bigiotterie, altri di cartoline arrivate da ogni parte
del mondo oppure di libri, album di figurine e così via. Mirela ha deciso senza
un attimo di esitazione: le borse di plastica. I normalissimi sacchetti per la
spesa. Per lei sono piccolezze ordinarie ma anche cose importanti nella sua vita e in quella dei
suoi fratellini. I bambini l’ascoltano con interesse.
Alle prime non la
capiscono ma sono certi che sia un’alunna in grado di fornire sempre risposte
esatte e attinenti. E’ un’ottima alunna.
-Quali sacchetti? Di caramelle? Di regali?- chiedono
alternandosi i bambini, impedendole di finire il suo racconto.
- I sacchetti, i sacchetti qualunque - ripete semplicemente
Mirela. -Io conservo sempre i sacchetti perchè so che mi aiuteranno. Se cade la
pioggia, la nostra casetta ha un sacco di buchi nel tetto, che il papà ripara
sempre. Ma non serve a niente. Quando piove fuori, piove anche dentro la nostra
piccola abitazione. Io allora salvo quello che è più importante, i libri ed i
quaderni di scuola e li metto nelle borse di plastica che mi ha dato la
commessa del negozio al blocco 28 *.
Così sono un po’ tranquilla perchè so che le mie cose non si
bagneranno, so che resteranno belle asciutte.
Le borse per me sono importanti anche quando vado a scuola.
La mamma, a me e ai
miei fratelli, infila in ogni piede un sacchetto, che lega intorno al
ginocchio. Solo così possiamo passare attraverso il Gazela e il fango del
villaggio. Una volta raggiunto l’asfalto io levo i sacchetti e resto con le
scarpe da ginnastica pulite. Questo è l’unico modo per venire a scuola e non
essere rimandata indietro. Sì, perchè le addette delle pulizie non vogliono che
sporchi e dicono che siccome vivo nel fango non c’è altro modo per liberarmene.
Io custodisco ogni sacchetto che mi capita e, prima o poi lo uso-.
-A volte, quando vedo
che qualcuno sta per buttarne via uno ancora pulito, non mi vergogno di
chiederglielo per piacere. Le borse di
plastica mi serviranno anche alla fine della scuola di base*. Anche alle mie
sorelle e a mio fratello. So che le persone nella vita di tutti i giorni non le
notano considerandole insignificanti e
spesso le gettano quando arrivano a casa, dopo averle svuotate di tutte le cose
costose che ci sono dentro-.
Gli alunni se ne stanno in silenzio. L’insegnante dice che
Mirela ha dato il migliore esempio di quanto le cose ‘banali’ di tutti i
giorni, possano essere importanti nella nostra vita. Mirela ottiene un ottimo
voto e l’indomani… l’indomani,
l’insegnante e i bambini della sua classe le comprano un’infinità di borse che
le potranno servire fino al termine della scuola.
Ed anche durante le vacanze, quando la scuola è chiusa.
Mirela ama la pioggia, le piace pestare coi piedi nudi nelle pozzanghere e fare
torte con il fango insieme agli altri bambini del villaggio.
Solo allora i suoi sacchetti si riposano ed aspettano in
buon ordine di ritornare a scuola con la piccola Rom.
Racconto di Radmila Pecija Urosevic
Traduzione di Laura Maestrello