Monday, September 28, 2009

Francamente me ne infischio

Era il lontano 1999 e l'amore mio, Adriano Celentano, era in tv con un programma favoloso : "Francamente me ne infischio".
Purtroppo devo sorvolare su tante cose e prendere in esame solo gli ospiti balcanici.
E sì perchè Celentano è sempre stato molto attento ai problemi nazionali ed internazionali. Mi ricordo come se fosse oggi che le parole di Bregovic sono state :
"Certo non ti aspetti che le bombe arrivino dall'Italia, perchè abbiamo sempre considerato l'Italia come un paese amico"
E quanto è stato fantastico Kusturica con i No smoking !!


L' artista di Sarajevo partecipera' a "Francamente me ne infischio". Stasera seconda puntata. Bregovic: cantero' in serbo "24 mila baci".
Oggi Paolo Rossi: duetto con Kusturica, cantero' 24 mila baci da Celentano in quel misto di italiano e serbo - croato che noi ci inventavamo", promette Goran Bregovic, il musicista di Sarajevo che dopo essere stato una rockstar, una sorta di Vasco Rossi dei Balcani ("un modo di vivere schizofrenico che non rimpiango"), e' approdato a una spettacolare world music a base di fiati rutilanti che l' altra sera nel nuovo spettacolo "Opera 99" ha incantato il pubblico della sala Tripcovitch di Trieste, prima tappa di un tour che tocchera' altre città. Il 22 Goran e la sua sgargiante band saranno all' Ariston di Sanremo per il "Premio Tenco" e giovedi' 28 alla quarta e ultima puntata dello show di Celentano. Due contesti di segno opposto, mister Bregovic? "No, per noi Sanremo e Celentano sono due miti. Da bambino durante quel festival non c' era nessuno per le strade, tutti davanti alla tv. Sanremo era la bibbia della musica: le cantanti eleganti, l' orchestra, i fiori. E Celentano era considerato il piu' grande". A precedere Bregovic sul palco di "Francamente me ne infischio" sara' , stasera alle 20.50 su Raiuno, colui che ha contribuito al successo mondiale delle musiche di Bregovic, vale a dire il regista Emir Kusturica che lo volle nelle colonne sonore di "Arizona Dream" e "Underground".
dal Corriere della sera


Se si parla di pace non si può non pensare a quella che manca da tanto, troppo tempo nei Balcani. Ed ecco il musicista slavo Goran Bregovic, raccontare qualcosa della sua terra martoriata dalle bombe, per poi finire con un pezzo famoso dalle sue parti 24 mila baci, che canta insieme a Celentano.
Da rai uno


Adriano in una intervista ha dichiarato: Volevo fare un programma diverso da quelli che si vedono sempre, mi sembra di esserci riuscito, penso che il bilancio sia positivo. Credo di aver fatto una trasmissione dove si parla della vita e quindi, parlando della vita si parla delle cose belle, delle cose meno belle e a volte delle cose tragiche. Penso sia stato questo il lato positivo del programma: uno spazio per riflettere anche attraverso il divertimento.

Emir Kusturica e i No smoking
Adriano Celentano Goran Bregovic
Permettetemi di chiudere questo post con una canzone di speranza dedicata a tutti i balkani: ciao ragazzi ciao

Friday, September 25, 2009

Gusti di frontiera 2009


Anche quest'anno si tiene la bellissima festa "Gusti di frontiera" a Gorizia.
I nostri boys Ske e Fatmir sono in pool position e già sono disperati perchè per 4 giorni non avranno nessuna connessione ad internet !
Naturalmente a noi interessa la parte balkanika !!
Quindi tutti a Gorizia dal 24 al 29 Settembre e un invito particolare ai motomuloni !


Grande attesa anche per il Borgo dedicato ai Balcani, che - in via Roma - racchiuderà all’interno dei propri stand i sapori audaci delle tradizioni culinarie di Albania, Bosnia, Croazia e Serbia. Piatti della cucina bosniaca e serba come la Sirnica (una sfoglia di pasta con formaggio), la dolma (verdure ripiene di riso) o la Pljeskavica (una sorta di hamburger di carne), ma anche piatti tipici dell’Albania come il Burek, le Qofte te ferguara, saporite polpette di carne sapientemente speziate, o dolci squisiti come la Baklava o il Kadaif. Carne stufata (una sorta di gulash dalla lenta cottura), Zagorski štrukli (a base di formaggio, noci, papavero, ortiche e mele) nonché miele e confetture rappresenteranno invece il biglietto da visita della Croazia a Gusti di Frontiera.
Via Crispi sarà invece inebriata da profumi e sapori del Borgo Slovenia. I nostri “vicini di casa” proporranno gli immancabili vini del Collio sloveno (Brda), nonché il prosciutto cotto nel pane, i deliziosi zlikrofi e la grande varietà di selvaggina. Il gulasch (pur con varianti assai differenti tra loro) accomuna la Slovenia all’Ungheria, che nel “percorso del sapore” proposto dalla mappa di Gust di Frontiera stanno fianco a fianco: in via Marconi sarà possibile gustare lo spezzatino di maiale con gnocchi di patate, la zuppa al ragù di cervo insaporita al dragoncello, gli gnocchi con la panna acida o al formaggio e le invitanti crepes di farina di granturco farcite con marmellata di prugne. La rinnovata via Rastello inoltre sarà teatro di un insolito mercatino che proporrà una selezione di tutti i vini prodotti nelle varie zone della Slovenia, che non mancheranno di stupire piacevolmente i visitatori della kermesse enogastronomica. Curata dall’Associazione amici di Borgo Antico, l’esposizione prevede la presenza autentica e genuina non delle grandi cantine, ma dei piccoli produttori di vino di zone talvolta poco conosciute, come Pomurje, Celje e la Dolenska. Da Capodistria giungeranno poi a Gorizia i produttori dell’apprezzato Refosco, mentre dalle valli del Vipacco arriveranno vini come lo jelen e la pinela.
comune.gorizia.it/eventi/gusti09



Darko ! l'amore mio !
Edizione 2008

Wednesday, September 23, 2009

Sognando con Biljana


Che sorpresa e che piacere che ho avuto qualche giorno fa navigando su facebook, quando ho scoperto che la nostra amica Biljana Petrova di Skopje (che ha un sacco di talento) ha pubblicato il suo primo libro di poesie!
Il libro pubblicato in lingua macedone si chiama "Zarobeni snista" (che vuol dire sogni catturati) in cui Biljana raccoglie su 110 pagine 77 poesie create dal 1989 fino ad'oggi.
Per questo "bouquet" poetico, Biljana ha scelto "the best of" degli ultimi 20 anni per proporre una collezione eccletica ed inaspettata.



Biljana è nata a Skopje il 25 Aprile 1974 ed è laureata in Inglese e Letteratura. Scrive poesie da quando era piccola e scrive in diverse lingue.Oggi lavora come traduttrice.

Da pochi anni sta imparando l'italiano da sola...e ogni volta che impara una nuova lingua fa pure tentativi poetici anche in quella lingua. Anche se all'inizo sono magari ancora imperfetti non mi importa, l'importante è che sprigiona qualcosa dal cuore..

Ha anche ricevuto un paio di premi per le sue poesie quando era ancora alunna. Il più importante fin'ora è stato una Medaglia d'argento al "Shankar's International Children's Competition" in India che ha ricevuto quasi 20 anni fa per le sue poesie in inglese!



Scrive per sfogarsi, per dare un ordine ai suoi pensieri che le scorrono per la testa. È sul foglio bianco, dove mette "in riga" questi pensieri, che riesce a calmarsi e riesce a trovare la soluzione alle tante prove che la vita ci pone.

Chiedendole se nelle sue poesie è determinante il fatto che lei viva nei balcani, lei ribadisce:
"La mie poesie sono una cosa personale, ma va anche oltre.... sono dedicate al mondo, all' universo, all' Essere Umano."
"Non scrivo mai delle mie radici, non c'è patriottismo, o appartenenza a un certo popolo."
E aggiunge:
"Non scrivo neanche dal punto di vista di una "donna". Semplicemente scrivo come "io", come una voce di una coscienza che osserva e sente il mondo."

Non saprebbe se le sue poesie sarebbero diverse se andasse a vivere in un altro paese. Magari cambierebbero un po' le poesie, forse, ma daltronde, sarebbe pur sempre quello che lei si porta in cuore.


C'e' una piccola curiosita' per quanto riguarda la pubblicazione di questo libro...
L'idea è nata a Vidovdan di quest'anno quando Biljana ha partecipato ad un evento organizzato dai serbi a Skopje, dove ha conosciuto alcuni scrittori che le hanno offerto di presentarla a degli editori e tipografie...
Da quel piccolo discorso... le si sono aperte tutte le porte, e durante i 3 mesi estivi di duro lavoro, anche grazie alla disponibilità delle persone che hanno creduto in lei, ecco che il libro è diventato realtà, ed è uscito il 09.09.2009!

Anche se Biljana scrive ormai 20 anni..non aveva mai pensato che sarebbe stato possibile pubblicare un libro ma, come commenta lei, San Vito (Vidovdan = giorno di San Vito) l'ha aiutata un pochino a realizzare questo sogno!

La promozione del libro si terra' ad ottobre in una biblioteca di Skopje.

Potete seguire Biljana sul suo blog "Biljana's poems" oppure su twitter.com/coffeecupp.
Se siete su facebook la trovate qui: http://www.facebook.com/biljana.petrova

E qui trovate il sito del libro!


Friday, September 18, 2009

Rita e i balkani (seconda parte)

Continua da qui. ...Resta ormai soltanto una giornata prima del rientro ai patri lidi e dobbiamo decidere come spendere bene il nostro tempo. Casualmente scoviamo un artigiano che incide l'ottone e, ipso facto, concordiamo che per l'indomani, prima della nostra partenza, ci prepari una targhetta per il campanello di casa. E pensare che in Italia eravamo quasi impazziti in tale ricerca, cercando di approfittare delle ferie per sbrigare questa piccola faccenda domestica, ma avevamo trovato tutto chiuso fino a settembre. Decidiamo di visitare il parco forestale di Topcider che si estende in collina, lungo la valle del fiume Topcidenka, affluente della Sava, poco fuori dal centro. Qui gli ottomani avevano le fonderie per fabbricare i cannoni e tenevano l'artiglieria a difesa della città (Top in turco significa cannone e dare valle, da cui il significato “valle degli artiglieri”). Nel 1831 il knez Milos Obrenovic scelse la zona per costruirvi una residenza campestre, denominata Milosev konak. Dal 1954 tale residenza è adibita a museo, a commemorare la prima rivolta contro i turchi. La specie arborea qui più diffusa è quella dei platani, fra i più vecchi d'Europa; di fronte al Milosev konak ce n'è uno alto ben 34 metri. Pranziamo divinamente all'antico ristorante omonimo in compagnia, fra gli altri, di diplomatici giapponesi. Per la serata Zora ci invita ad un concerto di musica messicana che si terrà in municipio. A dire il vero siamo un po' scettici e accettiamo più per cortesia che per curiosità, mente poi l'esibizione si rivelerà al di sopra di ogni aspettativa. Zora è di Cacak ed è una persona naturalmente amabile: si presenta ai ragazzi dello staff organizzativo e si imbatte in un giovane dirigente suo compaesano; non si conoscono, ma scatta spontaneamente una simpatia che ci fa guadagnare dei posti d'onore, assieme a politici locali e all'ambasciatrice messicana. Ci presentano perfino all'affabile normalista Jorge Altieri Hernandez, che ci invita calorosamente a fargli visita anche in Messico. Egli è oriundo di Prato e ci considera “connazionali italiani.” Lo spettacolo del suo gruppo è veramente entusiasmante e coinvolgente, ascoltiamo un coro molto originale che canta in onore dei diversi messicani residenti a Belgrado. Un melange di musica classica, moderna internazionale e tradizionale messicana. Il concerto si chiude sulle note di una strepitosa versione di Guantaramera. Poi tutti veniamo coinvolti a ballare, cantando l'inno nazionale messicano. Anche lo sfondo è notevole, non ero mai entrata nel municipio cittadino e lo scenario che ci si presenta dall'interno dell'antico e curatissimo palazzo è veramente maestoso. La serata continua a Scadarlija, con degli squisiti cevapi e kaymak bosniaci e poi con una godibile passeggiata sull'acciottolato di questo quartiere, autentico gioiello di armonia. E' tutto così diverso d'estate, rispetto alle altre volte in cui l'ho frequentato in stagioni diverse: tutta la gente che cena beatamente all'aperto e gli svariati musicisti le cui melodie si alternano e si confondono assieme, contribuiscono a rendere l'atmosfera più magica di come l'avevo percepita in passato e di come la ricordavo. E' giunta ormai l'ora degli acquisti finali, di souvenir per gli amici e di cose per noi (cibarie e vino, film in dvd, cd musicali) e Terazije è il luogo perfetto per le nostre compere. Per poco non ci dimentichiamo della targhetta in ottone, che fra l'altro risulta di sapiente fattura, proprio come desideravamo e reperita ad un costo piuttosto conveniente. Consumiamo un pranzetto propriamente serbo, con particolare calma e tranquillità, al punto che è un vero miracolo se non perdiamo il nostro treno, quel treno destinato a riportarci alla solita routine di casa, seppure ancora una volta arricchiti dalle esperienze fatte, ma inesorabilmente iniziamo già ad essere pervasi da una certa nostalgia, nostalgia per terre accoglienti ed amate.

Friday, September 11, 2009

IL DIARIO DI VIAGGIO DI GENNARO (7° PARTE)


(continua da qui)


...Mi incamminai verso la kafana, dove mi sentivo più a mio agio. Notai quasi subito un intensa presenza della Polizia che non avevo quasi visto fino ad allora. Tutti gli angoli delle strade erano attentamente presidiati. Su uno stradone, ad un certo punto, ce ne erano una quarantina schierati ed in assetto antisommossa. Ma tutto era tranquillo e a parte la polizia, non si vedeva nulla di strano. Entrai e mi accolse Rade, dicendomi subito che avevano catturato a Novi Beograd, Radovan Karadzic.

Mi sedetti e cominciammo subito a bere e a parlare di politica. Lui sosteneva, attraverso la traduzione dell’avvocato, che si trattava (Karadzic) del solito montengrino che aveva inguaiato la Serbia e intanto, andava a presentarmi buona parte degli avventori, tutti suoi amici, a suo dire, per lo più montenegrini, che mi sorridevano cortesemente, mentre mi guardavano impassibili, torreggianti dalle loro stratosferiche altezze. P
oi la discussione si accese e si ingarbugliò, di tanto in tanto qualcuno mi spiegava di che si stava parlando e chiedevano la mia opinione.

Ci trattenemmo ancora un pò e poi andammo a dormire e Rade chiuse la kafana.
Mi svegliai tardi, andai a sorbirmi il caffè turco da Rade e poi me ne andai a zonzo cercando di capire cosa stesse succedendo. Me ne andai a piedi alla stazione degli autobus a chiedere gli orarii per tornare a Novi Sad. Non notai alcuna forma di tensione, era tutto tranquillo, anche se c’erano ancora un pò di poliziotti in giro, ma meno che la notte prima.

Ritornando di lì attraversai il lunghissimo ponte sul fiume Sava, passeggiai per un pò sul lungo fiume fino alla grande spianata sotto le mura del Kalemegdan da dove mi diressi alla fortezza, quindi alla Kneza Mihailovna e poi da Vuk, a mangiare.
Intanto il tempo si era messo al peggio e minacciava e tanto minacciò che incominciò a piovere di una pioggia fittissima e uggiosa.



Comprai un ombrello da un venditore ambulante, ma doveva trattarsi del
peggio della produzione cinese, perchè nonostante il vento fosse leggero si ruppe subitissimo e mi bagnai fino a casa. Mi misi a guardare la televisione giacchè non accennava a smettere di piovere. Non ne potevo più di stare al chiuso e non appena smise mi affrettai ad uscire.

Intanto si era fatto buio. Quasi subito si rimise a piovere e perciò me ne andai alla kafana. Rade mi aveva preparato una sorpresa. Lì ad attendermi c’erano due distinti cinquantacinquenni, il preside di un istituto tecnico, un ingegnere elettronico specializzato in grossi impianti elettrici. Il preside voleva sapere come fare per ottenere, in Italia, il riconoscimento del titolo di studio rilasciato dalla sua scuola senza passare dai canali ufficiali. Gli dissi che se si vuole un ricoscimento ufficiale non si può non passare da un circuito ufficiale. E lì lui a dirmi che forse io potevo ed io a dirg
li che sono solo un modesto dipendente di una pubblica amministrazione e che non potevo nulla.

L’ingegnere, un uomo altissimo coi baffi, che fumava e beveva paurosamente, voleva solo conoscere la mia opinione in merito a certe questioni: se fosse meglio rimanere in Serbia a dare un contributo allo sviluppo del paese o andare a lavorare con i brasiliani, in Zaire, alla costruzione di una mega centrale idroelettrica e guadagnare un bel pò di dollari. Io, ovviamente, gli risposi che doveva assolutamente andare in Zaire, se se la sentiva ancora alla sua età di fare quella cosa, e dare un significativo contributo alla crescita economica di un serbo (che in ultima analisi è pur sempre un contributo alla condi
zione economica del paese, o no?). Non so con precisione quanto bevvi e quanto fumai, ma assai! Rade mi chiese quando sarei partito, gli risposi che il giorno dopo, e lui mi invitò a rimanere ancora per farci una mega mangiata, ed io, che mi sarebbe piaciuto ma che dovevo prendere l’aereo a Budapest.

Ce ne andammo a dormire.
La mattina, dopo il caffè mi feci chiamare un taxi e me ne andai alla stazione degli autobus. Mi imbarcai e ci avviammo. Stavolta il percorso non era autostradale, ma lungo una strada del tipo di una statale. Toccammo tante piccole località. Il paesaggio era più vario e percorremmo, anche, un tratto collinare. La gente saliva e scendeva di continuo. Il bigliettaio per omaggiarmi in quanto italiano infilò nello stereo alcuni pezzi in napoletano di Renzo Arbore; lo ringraziai per la gentilezza, Arbore mi mancava proprio, non so come avrei potuto fare senza.

Questa volta impiegammo circa due per compiere il tragitto, ma non mi dispiaceva, a Novi Sad non avevo nulla da fare.
Giunto che fui, lasciai al deposito bagagli della stazione la valigia, e con un taxi (carissimo 600din!) mi diressi in centro, girovagai per un pò, ma poichè ero stanco andai al parco per riposarmi un pò su una panchina ( e credo di essermi addirttura addormentato, tra mamme, bambini e piccioni). Era una giornata piovosa e quindi piovve. Non sapendo dove altro andare me ne tornai alla stazione con l’autobus. Di lì andai a piedi sull’enfatico vialone, provvisto di porticati, che avevo appena percorso in autobus, mi fermai davanti ad una specie di trattoria che aveva dei tavoli sotto un tendone rosso sponsorizzato Coca Cola. Mangiai bene e spesi pochissimo (250 din).


Aspettai alla stazione, alle dieci ritirai il bagaglio, alle undici me ne andai sul binario deserto. Dopo poco tempo mi raggiunse un gruppo di adolescenti accompagnati da una donna. Uno dei ragazzi parlava appasssionatamente di politica, sicuramente degli ultimi avvenimenti serbi, ma io non ci capivo un bel niente e cercavo di decifrare dalle espressioni e dall’intensità delle esclamazioni.
Salimmo sul treno che avevo preso con la pioggia e che riprendevo sotto la pioggia. Una volta sistematomi in uno scompartimento con un rumeno, fissai la sveglia alle quattro e mezza e mi addormentai.

A Budapest presi il taxi per l’aereoporto che pagai con i fiorini che avevo messo da parte all’andata. Nell’aeroporto ingannai l’attesa chiacchierando con un’anziana badante rumena.
Sull’aereo mi sedetti vicino l’ala di destra e vicino a me non si sedette nessuno. Il viaggio fu scosso da molte turbolenze perchè il tempo era pessimo, ma non in Italia. Presi il treno per la tuscolana, la metrpolitana per l’anagnina, aspettai un tempo enorme l’autobus, arrivai a Potenza a pezzi e a P.zza Zara c’era mio padre ad aspettarmi....

Thursday, September 10, 2009

La "zeljanica" di Jasmina


Oramai lo sapete: a noi della ciurma piace mangiar bene... e nei balcani si mangia benissimo. Ogni volta che faccio un viaggio torno con ricette fantastiche, e a casa provo poi a farle.
Una cosa che da molto tempo desidero imparare è fare la pasta per la Gibanica/Zeljanica/Burek che è cosi sottile che sembra una carta velina.
Qui a Zurigo questi fogli di pasta fine "Kore za pitu" li posso trovare, ma devo andare nei negozzietti serbi un po' fuori mano e quindi è comodissimo saperla fare in casa...

Metà del mio viaggio estivo l'ho passato al paesino di mio marito che si chiama Kovaceva Bara.
La vicina di casa si chiama Jasmina, è la moglie di un cugino di mio marito, ha tre figli grandi e sa fare una le Zeljanice (una spece di burek all'erba brusca) migliori del paese!!!
E visto che si è offerta di prepararcene una ne ho aproffittato e ho documentato il tutto - per imparare finalmente a stendere la pasta come lei!!!


Per la pasta consiglio il seguente impasto: 500grammi di farina, un cucchiaino di sale e circa 2.5dl - 3dl di acqua tiepida. Impastare finche si riesce fare una bella pallottola soffice. Poi dividere in 5 parti e spianarle solo un po' come nella foto sopra e farle riposare mezz'oretta.



Per il ripieno si procede come per la Gibanica (vi ricordate?) Uova, formaggio tipo feta e olio.

Poi erba brusca tagliata a pezzetti (si possono utilizzare anche verze oppure spinaci freschi).

Su un tavolo su cui si è messa una tovaglia di cotone, si stende un po' la pasta e poi la si tira in tutte le direzioni ....

affinche penzola giù da tutte le parti del tavolo (guardate come è fine!!)

Ci sparpagliate su l'impasto di formaggio e uova e poi l'erba brusca (Jasmine ne mette molta, di solito se ne mette un po' di meno) e poi si arrotola come ne filmato sotto:






Il rotolo ottenuto lo si mette in una forma. E cosi si prosegue con gli altri rotoli.


Ecco la Zeljanica prima di metterla nel forno.



E dopo 40 minuti di forno...eccola pronta!


E qui un paio di link per altre buone ricette per Gibanica/Burek vari :
Il Burek di "palachinka"qui e qui la Zeljanica (in inglese)
Il Burek di Dragana su moje grne qui e la Gibanica qui (in serbo)
La Gibanica di Vera su "Astal" qui (in serbo)

E se per caso avete le vostre ricette segrete...dividetele con noi! :-)


Tuesday, September 8, 2009

Rita e i balkani (prima parte)

La partenza per Belgrado è decisa per il 21 agosto. Il giorno successivo dobbiamo incontrare degli amici.

Per tutto il giorno attendo con impazienza la sera, il treno è alle 21,30.
Faccio conoscenza con una signora serba che ci allieterà il viaggio e ci da subito delle dritte su come gestire il cuccettista. Sta rincasando a Sombor dopo aver fatto visita ad una sorella che vive a Torino da tempi lontani e non sospetti.
Quello che di lei colpisce sono la simpatia e la serenità che emana. Si fa chiamare Duda, come da piccina, quando sovente ripeteva queste sillabe implorando il “ciuccio”.
Aveva sposato un serbo-bosniaco che ha lasciato in Bosnia, assieme a tutti gli altri familiari, incluso un figlio venticinquenne; di loro non sono mai stati ritrovati i corpi su cui almeno poter piangere. Preferisce le bibite, dopo essere stata fin troppo lungamente costretta a bere dal fiume acqua mista a sangue, non mangia più pesce, dopo aver dovuto sopportare la vista di tanti cadaveri scorrere in quelle acque, dilaniati dagli ignaramente spietati pesciolini.
E' stata dirigente prevalentemente in fabbriche d'armi, in Jugoslavia e all'estero, come in Irak, ma oggi percepisce una misera pensione di 87 euro.
Tuttavia non nutre rancori di parte, desiderando soltanto poter auspicare una rinascita equilibrata e stabile per tutte le genti della sua ex patria.
Ha scritto un breve “diario di guerra” che non riesce a pubblicare, ma che sarà presentato al Maurizio Costanzo Show, presumibilmente a novembre.


Arriviamo a Belgrado con quasi due ore di ritardo, intorno alle 15 e in albergo troviamo già un messaggio: che passano a prenderci alle 16,30.
Una doccia veloce e Zora ci citofona di scendere alla reception, è persino in anticipo; ci affrettiamo dato che fuori in auto attendono Senka e Boban.
Ci portano oltre Novi Beograd, dopo Surcin, in un rilassantissimo agriturismo gremito di gente, dove fra l'altro è in atto un concorso ippico.
Cammin facendo ci colpisce l'evidente colonizzazione da parte dei cinesi, con abitazioni, negozi e ristoranti. Sfrecciamo davanti ad un prestigioso ristorante italiano, dove pare si possa consumare il miglior caffè di tutta la città, ma tiriamo dritto perché si fa tardi e soprattutto perché si tratterebbe di un locale appartenente ad un noto mafioso locale, che riciclerebbe denaro di dubbia provenienza.
A destinazione ci accolgono una tavola imbandita di ogni ben di Dio, con Vera, Egidio e Savo a braccia aperte.
La cena è superba e non solo grazie alla compagnia e all'atmosfera tranquillamente allegra e festosa.
Finiamo abbastanza presto, dato che all'arena di Bojcinska Suma ci attende uno spettacolo di musica lirica. Lo scenario è suggestivo e l'esibizione incantevole ed unica.
E' ormai notte fonda, ma non riusciamo a rinunciare a qualche bicchiere di buon vino rosso, consumato alla melodia di vecchie sevdalinke, richieste ai musicisti zigani appositamente per noi, ospiti stranieri.


Domenica la trascorriamo a zonzo per la città, saltellando tra Terazije, la spiaggia di Belgrado e Zemun.
Terazije è indubbiamente una delle piazze più affascinanti della città, dove hanno sede gli hotel più alla moda, i ristoranti più prestigiosi ed i negozi più eleganti.
Ada Ciganlija, la spiaggia belgradese appunto, è un polmone verde, dove rilassarsi e prendere il sole. Si tratta di un'isola sul fiume Sava, dotata di numerose strutture sportive e posti di ristoro; percorriamo a piedi tutto il periplo, dieci chilometri circa, e poi ci facciamo condurre in taxi a rifocillarci alla Kafana, un vecchio ristorantino davvero tipico, di fronte all'antica e solenne cattedrale di San Michele.
Sul far della sera raggiungiamo Zemun, partendo dall'hotel Jugoslavija.
L'atmosfera è frizzante e vivace; lungo il Danubio c'è un pullulare di persone, bancarelle e zeppi barconi adibiti a ristorante. Zemun sorge alla confluenza del fiume Sava nel Danubio ed ha un forte sapore austroungarico. La vista dalla torre di Gardosh è mozzafiato.


E' il culmine di questo viaggio, visto che non siamo mai stati prima in Voijvodina e siamo impazienti di poterne assaporare lo spirito. Zora ci fa da guida assieme ad Jgor, che ci accompagna con l'auto.
Ci inoltriamo nella pianura pannonica con prima tappa in Fruska Gora, che è una bassa catena montuosa di 80 chilometri ed il parco nazionale più vasto della Serbia. In questo splendido e verdeggiante paesaggio hanno sede ben 16 monasteri ortodossi.
A Sremski Karlovci ci arrampichiamo sulla collina dove è sepolto il maggiore poeta romantico serbo, Branco Radicevic e rendiamo omaggio alle sue spoglie; è una bella faticata ma una grande soddisfazione.
Poi visitiamo il Museo del Miele, dove abbiamo l'opportunità di degustare il Bermet, vino dolce dal gusto unico e raro. Fra i vari attrezzi antichi dell'apicultore c'è perfino un alveare del 1880 a forma di chiesa.
La cittadina molto elegante è sede di patriarcato e qui, nel 1791 è stato fondato il primo ginnasio serbo.
Penetriamo a Novi Sad quasi d'incanto, attraversando le particolari mura della fortezza di Petrovaradin. La vista della città sul Danubio è entusiasmante e optiamo per goderci qui un pranzo davvero molto raffinato.
Spicca però all'orizzonte il nuovo Ponte della Libertà, fatto saltare senza preavviso il 3 aprile 1999 dalla Nato; collegava la parte di città in cui si trova l'ospedale più all'avanguardia in Serbia per le cure antitumorali e delle patologie cardiovascolari. Fu davvero un duro colpo per la popolazione.
Il nostro Igor deve rincasare presto per il concerto di Madonna, ma fortunatamente c'è ancora del tempo almeno per una visitina furtiva alla città, molto accogliente, mitteleuropea.


Dopo una piacevole sosta nella più antica e rinomata pasticceria, un po' a malincuore, salutiamo Novi Sad, consapevoli che la bellezza e particolarità del luogo meriterebbero assolutamente più attenzione.
Tutta Belgrado è in notevole fermento; a Kalemegdan non si passa; frotte di giovani si accingono verso la grande star internazionale.
Noi invece optiamo per una cenetta tranquilla in un ristorantino italiano chic, ottimo, giusto per non dimenticare il sapore della nostra cucina abituale e non veniamo affatto delusi dalla scelta...

Rita

Monday, September 7, 2009

Kocani orkestar

Chi mi conosce lo sà.. come sento dire "Kocani orkestar" non capisco più niente.
Così mi ero incantata davanti ad un post di Ciccio e dato che adesso lo stiamo perseguitando (tutto come ai vecchi tempi Ciccio!) ho deciso di proporvelo.
E' inutile dire che sono innamorata persa per Ajnur, una favola balkanika a cui hanno infilato una maglietta della Juve !!!
Ajnur, drago moj, almeno cancella e scrivi Partizan !!!



Nei giorni scorsi è successa una cosa straordinaria.
Grazie a Simona, burekeaters (in incognito) e socia ad honorem del club delle coppie tranShengen, abbiamo conosciuto la migliore gipsy band del mondo!
Stiamo parlando della Kocani Orkestar, proveniente dall’omonimo paesiello macedone che ha suonato a Palermo con due grandi del jazz italiano: il trombettista Paolo Fresu e il fisarmonicista prestato al piano Antonello Salis.
Per l’angolo del gossip, possiamo aggiungere che il cantante della band, il glorioso, potente, magnifico Ajnur è proprio fidanzato con la nostra amica burekeater e che qualcosa bolle in pentola…

Insomma, abbiamo passato due sere insieme ad Ajnur,in cui abbiamo provato a fargli conoscere Palermo e a mostrargli tutta la nostra amicizia, introducendolo anche alle nostre specialità culinarie,soprattutto arancine e stigghiola…

Io ho provato ad esibire le mie qualità canore, intonando, nell’ordine, Djelem Djelem, Tutti frutti Tequila (questa la dovete proprio conoscere!), Opa Cupa, Caje Sukarije e pure Zajdi Zajdi, che non guasta mai…
Se mai Ajunur dovesse sentire il bisogno di una spalla, io ci sono.

Per il resto, sapete che il 28 giugno ci sarà la nostra festazza matrimoniale a Skopje …
Well ne abbiamo approfittato per aprire la trattativa commerciale ed avere l’orchestra fra i nostri!

Incrociamo le dita!

Ecco le foto di Ajnur alle prese con Arancina e Stigghiola

Cicciosax / Burekeaters



Favolosi !
Incredibili!
The original Kocani orkestar
Wiva la gipsy music !
Snaga burek !

Sunday, September 6, 2009

IL DIARIO DI VIAGGIO DI GENNARO (SESTA PARTE)

continua da QUI
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...Si era fatto proprio tardi e mi ero ubriacato alla grande e così me ne andai a dormire.
La mattina, nonostante la colossale bevuta, mi svegliai piuttosto presto, in forma e di buon umore.
In quattro e quattr’otto fui fuori, nella kafana di Rade, a sorbire lentamente, come si usa da queste parti, un buon caffè turco. L’anziana donna che mi aveva servito si stupì perchè, da italiano quale sono, preferivo il caffè turco all’espresso. Si compiacque anche che lo prendessi in perfetto stile serbo e così entrai subito anche nelle sue grazie.
Tornai sulla Kneza Mihailovna, presi a destra e mi inoltrai nel parco di Kalemegdan.
All’ingresso un pò di venditori ambulanti. Il parco davvero molto grande e, come di consueto, ben tenuto: offre numerosissimi angoli ombrosi sotto grandi alberi, con tantissime panchine.


Continuai oltre dirigendomi verso la fortezza turca. Superai la prima porta e giunsi davanti ad una seconda porta, con una prima cinta muraria (una sorta di terrapieno), seguita da un vasto fossato. Mi soffermai a lungo in quella specie di museo all’aperto (gratuito) di artiglierie e carri armati che tanto mi affascinano e potei vedere dal vivo cose che in Italia nemmeno mi sarei sognato. Continuai e arrivai in un grandissimo spiazzo che conduce a quel lato delle mura che affacciano sui fiumi. Una simbolica scultura si trova lì a sottolineare la bellezza del paesaggio: si tratta di un occhio umano di ferro battuto ma ad imitazione del vimini intrecciato sospeso ad una porta nello stesso materiale, orientato verso la confluenza dei fiumi Sava e Danubio. Di sicuro è un paesaggio che per bellezza e maestosità è tra i più belli. E pensare che il fiume Sava (perfettamente navigabile) è considerato dai Serbi, piccolo; ma visto da quella posizione non ha, per dimensioni, nulla da invidiare al Danubio.


Mi spinsi oltre di qualche passo e vidi, semisdraiata sul muraglione che strapiomba sulla spianata dei fiumi, una donna snella e slanciata, interamente vestita di bianco, dai capelli nerissimi e corti, la pelle bianchissima, le labbra rossissime. S’era tolta i sottili sandali di cuoio e aggricciava e stendeva le lunghe dita di due piedi affusolati e nervosi mentre li massaggiava con le mani e volgeva lo sguardo coperto da oscuri occhiali da sole verso la confluenza. Non si poteva in nessun modo resistere ad una visione di tanto fascino: quella donna trasmetteva insieme le sensazioni di una grande calma e di un desiderio bruciante. Non mi trattenni e le chiesi, in inglese, se quella fosse la confluenza dei fiumi Sava e Danubio. Si girò verso di me schiudendosi in un radioso sorriso, mostrandomi i denti bianchi e perfetti, si levò gli occhiali e gli occhi erano neri, intensi, lucidi e allegri. Mi rispose in inglese impeccabile che si che si trattava di uno dei più bei posti al mondo. Mi chiese, come mi chiamassi (lei Bojana), da dove venissi, da che città, come fosse il posto dove vivevo, che lavoro facevo. Mi disse che svolgeva un lavoro da intellettuale in casa (senza dire quale), che amava la natura, che un posto spopolato come quello dove vivo io le sarebbe piaciuto (la invitai senz’altro). Concordava con me nella condanna del consumismo e della considerazione del denaro quale demone traviatore delle persone e delle genti. Non potei trattenermi dal dirle che la trovavo bellissima e che mi rammaricavo per la forte differenza d’età tra me e lei. Mi disse che sull’età mi sbagliavo e mi chiese di dirle, secondo me, lei quanti anni potesse avere: risposi “ventisette o ventotto” mi rispose che ne aveva trentacinque, al che dovetti complimentarmi con lei. Suonò il suo telefonino e mi allontanai per quanto fosse chiaro che non capissi un’acca di serbo. Terminata la telefonata, mi disse che era il marito, le dissi che mi spiaceva un pò che fosse sposata, si limitò a sorridermi dolcemente. Poi aggiunse di essere sposata da poco e di non avere ancora figli. Si alzò per andarsene, la salutai molto calorosamente, mi ricambiò, ne sono sicuro, con calda simpatia.


Mangiai, su consiglio di una passante alla quale avevo chiesto, in un tipico e noto ristorante belgradese, sito in una traversa delle Kneza Mihailovna. Vuk (da Vuk Draskovic) mi spiegò qualcuno, che era stato ucciso da quelle parti. Cucina tipica di gran livello, ottimo (1300 din).
Tornai a casa mi misi a guardare la TV. Su un canale privato un vecchio film di guerra con Tito ed i soldati italiani. Un film molto retorico e autocelebrativo, ma interessante per capire la considerazione che si aveva, ai tempi della sua realizzazione, degli italiani. Mi crogiolai ancora un pò a letto e nel pomeriggio inoltrato uscii ancora.


Passeggiai in lungo ed in largo, per perdere tempo, sulla Kneza Mihailovna e paraggi, poi decisi di andare in uno dei famosi locali, dove si suonano concerti o funzionano come discoteca, allocati sui barconi fluviali ormeggiati lungo le rive del Sava. Chiamai un taxi che mi lasciò nei paraggi. Ce ne erano cinque o sei. Ne scelsi uno dove si suonava blues dal vivo. La musica era piacevole e ben suonata, l’uditorio a me compatibile per età, ma con la gradevole eccezione di numerosi giovani. Tutti lì avevano l’aria da intellettuali. Finalmente riuscii a conquistare un tavolino e siccome ero solo e c’era tanta gente in piedi suggerii al cameriere di far sedere chiunque lo volesse. Giunsero un gruppo di ragazzi e ragazze. Molto belli, indubbiamente.
Abbigliati molto alla moda a tal punto che in quel luogo così informale davano decisamente nell’occhio. Il cameriere gli disse che se volevano potevano sedersi al mio tavolo, al che, quello che sembrava il capo rispose, in modo palesemente sgradevole anche per me che non conosco la lingua, qualcosa sul fatto che fossi stranac. La cosa mi disgustò e nonostante fosse solo poco più di mezzanotte, decisi di andarmene. Presi uno scalcagnatissimo taxi, un’Opel Vectra e mi feci lasciare dalle parti della Kneza Mihailovna per fare un po di strada a piedi...



Post scrittum.
Scusate se facciamo una piccola appendice al testo, ma Gennaro ci ha lasciato senza parole e abbiamo cercato l'occhio fatale !

Saturday, September 5, 2009

La tenda contro l'indifferenza

Corrado è di nuovo all'attacco !!
Grande Corrado & Co.


Dal 23 settembre al 3 ottobre, per giovani tra i 18-23 anni (max 6 persone), è possibile partecipare ad un incontro internazionale, finanziato nell'ambito del programma "Youth in Action" dall'UE e organizzato da un'associazione giovanile austriaca a Bad Ischl (a 55 km da Salisburgo). Il titolo è già un programma: "Contro l'indifferenza! Perchè i giovani si attivino"
All'incontro partecipano ragazzi dall'Austria, dalla Polonia, dalla Danimarca e dall'Italia, accompagnati da un educatore.
Associazione partner per l'Italia è la "Tenda per la Pace e i Diritti".

Ecco la presentazione:
Incontro di scambio per giovani
“Contro l'indifferenza – Perchè i giovani si attivino”
Responsabili del progetto: Silvia Panzl / Mathias Holzer
Organizzazione ospitalità: Centro Giovani di Bad Ischl
email: jugendzentrum@bi-young.at


In questo progetto multilaterale che avrà luogo a Bad Ischl, vogliamo discutere riguardo la costruzione di una società civile critica, di come diventare attivi contro le dicriminazioni in Europa. Il progetto si concentra sui temi “diritti umani/diritto d'asilo”, “razzismo/migrazioni/xenofobia” e “impegno/coraggio civico”.

Attraverso workshops teorici e laboratori artistici vogliamo aumentare la consapevolezza dei giovani riguardo queste tematiche, incoraggiare il loro pensiero critico, trovare vie di comunicazione per comunicare al pubblico le loro idee e creare una piattaforma comune per queste attività giovanili. Il risultato del progetto sarà presentato al pubblico alla fine dell'incontro; sarà importante anche per incoraggiare altri giovani a diventare attivi.


All'inizio del nostro progetto organizzeremo una visita della città, forniremo mappe di Bad Ischl a tutti i partecipanti, sarà comunque semplice muoversi, perchè Bad Ischl è una cittadina molto piccola.

tendapace@gmail.com

balkan_crew at yahoo.it

Thursday, September 3, 2009

Burek eaters alla riscossa !

E' con immenso piacere che vi segnaliamo che i mangiatori di burek sono tornati a sgranocchiare.
Forse perchè sono una vecchia strega, forse perchè ho avuto una triste discussione con una persona che si occupa di balkani, forse perchè Nostro Signore è grande o forse perchè tutti lo volevamo, ma Burekeaters vive !!
Il blog che fu galeotto per me (Lina), Francy e Ske ha avuto un attimo di pausa, ma ora è tornato più grande che mai.
Chiedo scusa ai miei colleghi se sgarro un po' dalle nostre regole, ma Francesco ha scritto delle parole così belle e purtroppo attuali che ho piacere di riportarle alla nostra ciurma, con i migliori auguri per burek.
Snaga burek, vi ste jaci, nema predaje !


"A proposito delle coppie transhengen, le cose da quando noi non scriviamo più su Burek, sono molto peggiorate. Le nuove norme che regolano la questione del decreto sicurezza prevedono che per sposare un cittadino extracomunitario sarà necessario che egli sia munito di permesso di soggiorno. Ciò implica che il mio matrimonio, come quello di moltissimi fra i lettori del blog e di cittadini italiani ed europei, non si sarebbe più potuto celebrare, dato che io e mia moglie ci siamo sposati in Italia grazie al visto turistico. Chi entra in Italia dai balcani per incontrare il/la proprio/a fidanzato/a di regola, fino ad adesso, ha dovuto “mentire” alle ambasciate dichiarando di venire per turismo. Grazie al pacchetto sicurezza e alla politica attuale sull’immigrazione, due fidanzati, adulti, consenzienti, liberi, non potranno più contrarre matrimonio in Italia se il coniuge straniero non presenta regolare permesso di soggiorno. Questo distrugge le coppie tranSchengen e tutti gli amori a distanza che invece Internet aveva in qualche modo facilitato.
Secondo il decreto sicurezza, la domanda per il coniuge di ricevere cittadinanza italiana potrà essere fatta al terzo anno di matrimonio e non più dopo sei mesi come è stato fino ad adesso. Ciò a prima vista mi sembra anche incostituzionale, perché la nostra costituzione stabilisce la parità civile fra i coniugi. Senza considerare il fatto che chi, come mia moglie, nella vecchia normativa ha fatto domanda di cittadinanza dopo i sei mesi, deve sempre aspettare circa tre anni perché la procedura sia completata dall’amministrazione.
Mi verrebbe da dire che lo spirito di burekeaters di fronte alla durezza di queste politiche non è più attuale. Come si fa a sorridere di fronte a tanto gigantesco sfacelo?"
Cicciosax


E' il momento di darci sotto Ciccio! Non mollare !
Burek eaters ! Mangiatori di burek al vostro servizio

TRASLOCO

  In foto la statua di Ivan Mestrovic, lo scultore croato che ama lavorare per la Serbia Ci siamo trasferiti in 5 altri siti Uno si chiama  ...