Tuesday, September 8, 2009

Rita e i balkani (prima parte)

La partenza per Belgrado è decisa per il 21 agosto. Il giorno successivo dobbiamo incontrare degli amici.

Per tutto il giorno attendo con impazienza la sera, il treno è alle 21,30.
Faccio conoscenza con una signora serba che ci allieterà il viaggio e ci da subito delle dritte su come gestire il cuccettista. Sta rincasando a Sombor dopo aver fatto visita ad una sorella che vive a Torino da tempi lontani e non sospetti.
Quello che di lei colpisce sono la simpatia e la serenità che emana. Si fa chiamare Duda, come da piccina, quando sovente ripeteva queste sillabe implorando il “ciuccio”.
Aveva sposato un serbo-bosniaco che ha lasciato in Bosnia, assieme a tutti gli altri familiari, incluso un figlio venticinquenne; di loro non sono mai stati ritrovati i corpi su cui almeno poter piangere. Preferisce le bibite, dopo essere stata fin troppo lungamente costretta a bere dal fiume acqua mista a sangue, non mangia più pesce, dopo aver dovuto sopportare la vista di tanti cadaveri scorrere in quelle acque, dilaniati dagli ignaramente spietati pesciolini.
E' stata dirigente prevalentemente in fabbriche d'armi, in Jugoslavia e all'estero, come in Irak, ma oggi percepisce una misera pensione di 87 euro.
Tuttavia non nutre rancori di parte, desiderando soltanto poter auspicare una rinascita equilibrata e stabile per tutte le genti della sua ex patria.
Ha scritto un breve “diario di guerra” che non riesce a pubblicare, ma che sarà presentato al Maurizio Costanzo Show, presumibilmente a novembre.


Arriviamo a Belgrado con quasi due ore di ritardo, intorno alle 15 e in albergo troviamo già un messaggio: che passano a prenderci alle 16,30.
Una doccia veloce e Zora ci citofona di scendere alla reception, è persino in anticipo; ci affrettiamo dato che fuori in auto attendono Senka e Boban.
Ci portano oltre Novi Beograd, dopo Surcin, in un rilassantissimo agriturismo gremito di gente, dove fra l'altro è in atto un concorso ippico.
Cammin facendo ci colpisce l'evidente colonizzazione da parte dei cinesi, con abitazioni, negozi e ristoranti. Sfrecciamo davanti ad un prestigioso ristorante italiano, dove pare si possa consumare il miglior caffè di tutta la città, ma tiriamo dritto perché si fa tardi e soprattutto perché si tratterebbe di un locale appartenente ad un noto mafioso locale, che riciclerebbe denaro di dubbia provenienza.
A destinazione ci accolgono una tavola imbandita di ogni ben di Dio, con Vera, Egidio e Savo a braccia aperte.
La cena è superba e non solo grazie alla compagnia e all'atmosfera tranquillamente allegra e festosa.
Finiamo abbastanza presto, dato che all'arena di Bojcinska Suma ci attende uno spettacolo di musica lirica. Lo scenario è suggestivo e l'esibizione incantevole ed unica.
E' ormai notte fonda, ma non riusciamo a rinunciare a qualche bicchiere di buon vino rosso, consumato alla melodia di vecchie sevdalinke, richieste ai musicisti zigani appositamente per noi, ospiti stranieri.


Domenica la trascorriamo a zonzo per la città, saltellando tra Terazije, la spiaggia di Belgrado e Zemun.
Terazije è indubbiamente una delle piazze più affascinanti della città, dove hanno sede gli hotel più alla moda, i ristoranti più prestigiosi ed i negozi più eleganti.
Ada Ciganlija, la spiaggia belgradese appunto, è un polmone verde, dove rilassarsi e prendere il sole. Si tratta di un'isola sul fiume Sava, dotata di numerose strutture sportive e posti di ristoro; percorriamo a piedi tutto il periplo, dieci chilometri circa, e poi ci facciamo condurre in taxi a rifocillarci alla Kafana, un vecchio ristorantino davvero tipico, di fronte all'antica e solenne cattedrale di San Michele.
Sul far della sera raggiungiamo Zemun, partendo dall'hotel Jugoslavija.
L'atmosfera è frizzante e vivace; lungo il Danubio c'è un pullulare di persone, bancarelle e zeppi barconi adibiti a ristorante. Zemun sorge alla confluenza del fiume Sava nel Danubio ed ha un forte sapore austroungarico. La vista dalla torre di Gardosh è mozzafiato.


E' il culmine di questo viaggio, visto che non siamo mai stati prima in Voijvodina e siamo impazienti di poterne assaporare lo spirito. Zora ci fa da guida assieme ad Jgor, che ci accompagna con l'auto.
Ci inoltriamo nella pianura pannonica con prima tappa in Fruska Gora, che è una bassa catena montuosa di 80 chilometri ed il parco nazionale più vasto della Serbia. In questo splendido e verdeggiante paesaggio hanno sede ben 16 monasteri ortodossi.
A Sremski Karlovci ci arrampichiamo sulla collina dove è sepolto il maggiore poeta romantico serbo, Branco Radicevic e rendiamo omaggio alle sue spoglie; è una bella faticata ma una grande soddisfazione.
Poi visitiamo il Museo del Miele, dove abbiamo l'opportunità di degustare il Bermet, vino dolce dal gusto unico e raro. Fra i vari attrezzi antichi dell'apicultore c'è perfino un alveare del 1880 a forma di chiesa.
La cittadina molto elegante è sede di patriarcato e qui, nel 1791 è stato fondato il primo ginnasio serbo.
Penetriamo a Novi Sad quasi d'incanto, attraversando le particolari mura della fortezza di Petrovaradin. La vista della città sul Danubio è entusiasmante e optiamo per goderci qui un pranzo davvero molto raffinato.
Spicca però all'orizzonte il nuovo Ponte della Libertà, fatto saltare senza preavviso il 3 aprile 1999 dalla Nato; collegava la parte di città in cui si trova l'ospedale più all'avanguardia in Serbia per le cure antitumorali e delle patologie cardiovascolari. Fu davvero un duro colpo per la popolazione.
Il nostro Igor deve rincasare presto per il concerto di Madonna, ma fortunatamente c'è ancora del tempo almeno per una visitina furtiva alla città, molto accogliente, mitteleuropea.


Dopo una piacevole sosta nella più antica e rinomata pasticceria, un po' a malincuore, salutiamo Novi Sad, consapevoli che la bellezza e particolarità del luogo meriterebbero assolutamente più attenzione.
Tutta Belgrado è in notevole fermento; a Kalemegdan non si passa; frotte di giovani si accingono verso la grande star internazionale.
Noi invece optiamo per una cenetta tranquilla in un ristorantino italiano chic, ottimo, giusto per non dimenticare il sapore della nostra cucina abituale e non veniamo affatto delusi dalla scelta...

Rita

6 comments:

балканска девојка said...

svetna balkania !!
vera ed egidio !!
ma mi volete far crepare d'invidia ??

балканска девојка said...

ieri era l'8 settembre e gli amici del CNJ mi hanno mandato una bellissima mail su come una parte delle nostre truppe si erano uniti ai partigiani di tito formando la divisione garibaldi..
chissà che non ci spingeremo fino a raccontare qualcosa di tutto cio' prima o poi..

Anonymous said...

Svetna Balkania!!
E' stato un bel viaggio.. ma nn è certo il caso di crepare d'invidia!
Belle foto, vero?
In ordine rivedo Ada Ciganlija, Zemun, Novi Sad e Terazije.

Rita

p.s. attendiamo post sui titini!!

балканска девојка said...

è il caso.. è il casissimo !!

балканска девојка said...

cavoletti balkanici di beograd !!!
ma da dove uscite tutti ??
c'è un cappello magico ??
benvenuto alessandro di meo !
http://www.unsorrisoperognilacrima.blogspot.com/

балканска девојка said...

oh svetna balkania moja !!
italia bulgaria a torino !!
io ho telefonato a zdravetts
lui tifa italia
e io allora bulgaria !
tiè !!!

TRASLOCO

  In foto la statua di Ivan Mestrovic, lo scultore croato che ama lavorare per la Serbia Ci siamo trasferiti in 5 altri siti Uno si chiama  ...