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Definirei "saudade di Bosnia" quello struggente senso di nostalgia che assale il viaggiatore che ha avuto la fortuna di avvicinarsi a quella terra. Dal latino questa parola, che significa principalmente solitudine, indica anche un sentimento misto tra passato e presente e non evoca soltanto nostalgia, ma speranza nei tempi a venire. Per chi in Bosnia c’è già stato, quindi, tornarci è quasi un obbligo, per coloro che invece non lo hanno ancora fatto, sarebbe un peccato vivere senza esserci mai stati.
Tuttavia questo è un male che presenta due facce: quella positiva del viaggiatore che in Bosnia si reca a vivere sensazioni forti e a sognare, e quella di chi qui vive e ha vissuto, che può essere un incubo se non riesce a sentire la nostalgia del tempo perduto o peggio a nutrire speranza nel futuro. Approcciarsi alla Bosnia è quasi impossibile senza visitare Sarajevo, cittadina situata sul fiume Miljacka e dal 1992 capitale della Bosnia-Erzegovina.Una città che ha molto sofferto sia in tempi vicini che lontani, ricca di monumenti culturali di epoche diverse, e forgiata in quel particolare crogiuolo di culture che è stata la Jugoslavia di Tito.
Il nome della città ha origine nel turco antico, saraj, che significa “posto, tappa, palazzo”. Saraj era dove le rotte carovaniere si incrociavano, un luogo di incontro e di scambio. Fondata all’inizio del XIII secolo dagli Ungheresi col nome di Bosnavàr, nel 1462 fu ribattezzata dai Turchi Bosna Saraj, diventando residenza del governatore ottomano. Il documento che ne testimonia le origini in quell’anno, sono le memorie del suo stesso fondatore, Isa-bey Ishakovic.
La cittadella, intorno alla quale di sviluppò l'attuale Sarajevo, si erge su un promontorio roccioso ed è ancora pressochè intatta. Conserva il quartiere musulmano, Bascarsija, accentrato attorno al bazar, con numerosi minareti e moschee, fra cui la bella moschea del Bey (Begova Dzamija), uno dei più notevoli monumenti turchi in Europa.
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Tuttavia, al di là di tutto quanto, si potrebbe raccontare di questo inesimabile gioiello, avventurandosi attraverso suggestive descrizioni architettoniche, geografiche, storiche e persino di singole vite umane;ma io preferirei considerare piuttosto altri aspetti culturali, da condividere con appassionati di “vita balcanica”. In questi luoghi ci si sente appagati, coccloati e rassicurati da ritmi differenti da quelli occidentali, per nulla frenetici, che permettono di soffermarsi maggiormente a pensare, a riflettere sul senso della vita, sia questa quella di un cristiano, di un ortodosso, di un musulmano o di chissà chi altro.
Qui ci si trova coinvolti in un diverso scorrere della vita, come dimostrano le innumerevoli kafane, i bar e locali di ogni tipo, affollati a qualsiasi ora del giorno e della notte. In greco si direbbe agorazonta, cioè fare agorazein, per descrivere il modo di camminare di colui che procede lento, magari con le mani dietro la schiena e su un percorso quasi mai rettilineo.
Lo straniero, che qui per qualche motivo si trova per la prima volta, resta inevitabilmente molto stupito nel vedere un così folto numero di persone camminare su e giù per le strade, fermarsi ogni tre passi, discutere ad alta voce e ripartire per poi fermarsi di nuovo.
Agorazein significa recarsi in piazza per vedere cosa succede e per parlare, comperare, vendere e incontrare gli amici; significa però anche uscire di casa senza un’idea precisa, gironzolare, trattenendosi al bar, per dare un’occhiata al giornale, sorbire un buon caffè, fare due chiacchiere in attesa dell'ora di recarsi a messa o in moschea e poi a pranzo, ossia attardarsi fino a diventare parte integrante di un magma umano fatto di gesti, di sguardi e di rumori. Ecco perchè il caffè è un aspetto particolare della cultura balcaniaca e Sarajevo va visitata lasciandosi cullare dai ritmi locali, fermandosi a prendere un caffè turco e magari a fumare il narghilè in uno dei piccoli, accoglienti locali del centro; come la gente del posto ci si siede ai tavolini e si trascorrono le ore chiacchierando in compagnia della propria tazza di caffè. Ed ecco perchè la bevanda ha un significato e un nome diverso a seconda dei momenti della giornata. Razgalica è infatti il primo caffè del mattino; razgovorusa si beve in tarda mattinata in compagnia di colleghi o amici, mentre sikterusa è il caffè servito al termine di un incontro, per invitare educatamente gli ospiti ad andarsene.
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Il 25 e 26 agosto 1992 la Vjecnica venne distrutta dall'incendio appiccato dai Serbi, che durò per svariati giorni e notti, senza poter essere domato per l'azione dei cecchini, e che causò la perdita di un inestimabile patrimonio storico e culturale consistente di ben 2milioni di volumi, molti dei quali manoscritti unici. Del resto proprio la frase conclusiva presente sulla targa affissa all'ingresso della Biblioteca, così concisa, tagliente e, persino banalmente densa di significato, esorta a tenere sempre presente quanto è successo e a parlarne: “Do not forget. Remember and warn!”.
Ma torniamo alla Inat Kuca. La traduzione è “Casa del Dispetto”. Attorno al XIX secolo, infatti, questo grazioso edificio era già esistente e fu disposto dalla municipalità (sotto il dominio austriaco) che venisse abbattuto per lasciar posto all'attuale Biblioteca Nazionale (che all'epoca avrebbe appunto ospitato la sede del Municipio).
Il proprietario della casa, però, pretese (e ottenne) che la sua abitazione venisse trasferita, pietra su pietra, dall’altro lato del fiume. E così oggi la casa del capriccio sorge sulla sponda opposta del fiume Miljacka e al piano terra ospita un grazioso e raffinato ristorante.
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Rita Bettin
7 comments:
grande rita !!!
najveca u svemiru !
Bellissimo Rita!
Che voglia di andare a Sarajevo!
...bisogna proprio andarci...
Per quanto si possano raccontare le proprie esperienze non renderanno mai l'idea fino in fondo!
Grazie a voi!!
Saudade di Rituzza!
Ciao Mik!
..Anche tu mi manchi..
Spero che la voglia di Bosnia sia venuta anche a te!!
..Noi dobbiamo anche rivisitare la Russia insieme!
Dai, che poi scriviamo qualcosa a 4 mani..
daccordissimo !
benvenuto Mikele..
noi siamo una ciurma assetata di racconti..
chiunque puo' inviarci il racconto di un viaggio o di una esperienza balkanika e lo pubblicheremo..
grazie per questo splendido post, anche a me sarajevo è rimasta nel cuore...
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