Czech, Lech , Mech (o Rus)
La leggenda, comune a tutte le popolazioni slave, nella versione Croata di Zagorie (Krapina), narra di tre fratelli, Czech, Lech and Mech, alla ricerca di una terra ove insediarsi. In questa versione della leggenda tutte le tribù slave erano giunte nell’attuale Croazia ed erano comandate da un unico principe di nome Croat sottomesso ai romani.
Quando morì lasciò i tre figli Czech, Lech, Mech e la figlia Vilina. I tre maschi tramarono immediatamente per ribellarsi al dominio romano, ma la sorella li tradì svelando il piano al Procuratore Romano della quale si era innamorata. Fu così che i fratelli, venuti a conoscenza del tradimento, murarono la donna all’interno della torre del castello di Krapina che infatti porta ancor oggi il nome di Torre di Vilina e suo figlio dopo essere stato legato alle corna d’un bue selvatico e portato fra Veliki zlijeb e Majdinsko zrno dove fu sepolto da un eremita. Per questo motivo questo luogo si chiama ancor oggi Lepoglava che significa “bella testa” e tale nome viene attribuito alla bellezza dello sfortunato bimbo. I tre fratelli quindi decisero quindi di spostarsi ad est e dopo aver attraversato tre fiumi Czech fondò il regno ceco, Lech quello polacco e Mech quello russo.
Due sono gli elementi fondamentali di questa leggenda associata ad una concreta località: Zagorje.
Il primo è che essa identifica Croat come unico ancestrale principe dei popoli slavi.
Il secondo identifica invece il territorio croato come il punto di partenza per le dominazioni dei popoli slavi quindi che tale terra potrebbe essere quella in cui per primi si sono insediati stabilmente gli slavi.
Rozafa
La leggenda di Scutari
Una delle lggende più antiche dell’Albania è quella di Rozafa e del castello di Scutari. Essa racconta di tre fratelli impegnati nella costruzione delle mura della fortezza. Durante la notte il lavoro eseguito nella giornata crollava. I tre fratelli appresero da un vecchio saggio che le mura per essere forti e solide necessitavano del sacrificio di una delle loro mogli. La scelta della moglie doveva avvenire casualmente. Colei che l’indomani sarebbe giunta con il pranzo sarebbe stata immolata per il bene della comunità. Il giuramento di assoluto silenzio venne infranto da due dei tre fratelli che raccontarono tutto alle rispettive mogli. Fu così che toccò alla moglie del più giovane dei fratelli e madre di un bambino, portare l’indomani il pranzo. Le venne raccontato quanto il vecchio saggio aveva detto e il giuramento che era stato fatto fra di loro. La giovane accettò di farsi murare viva all'interno delle mura, ma pose come unica condizione che una gamba, un braccio, un occhio ed una mammella, rimanessero scoperti per poter vedere, cullare, accarezzare e allattare il proprio figlio.
Questa è la versione tradizionale, che tutti conoscono e si raccontano, tuttavia non si escludono altre varianti. L'umanista nazionale Marin Barleti, scutarino, ci ha, nella sua opera "Gli assedi di Scutari", raccontato quanto segue. Il nome ROZAFAT deriverebbe dalla composizione dei nomi di Roza, una giovane donna sconosciuta, e di Fa, suo fratello. I due giovani costruirono il castello in tempi remoti.
Con grande probabilità queste leggende hanno un'origine ancestrale, che si perde nella notte dei tempi, leggende vicine a quelle del diluvio universale, per capirci.
Molti di voi ricorderanno ERZEBETH BATHORY, la nobile ungherese (realmente esistita) che ha fatto una fine simile (ma siamo nel 1500), ma le vere e proprie leggende di questo tipo esistono in Marocco come in India e via dicendo...
Quello che le accomuna è "la donna murata" (che dice molto del ruolo della donna nelle società...) tant'è che Rozafa è un simbolo per le donne albanesi, preso a rappresentazione di quel "riscatto della donna" che è necessario ci sia in Albania (nel resto del mondo occidentale si è avuto col femminismo, fenomeno che ha fatto anche molti danni), paese in cui la donna è madre e capofamiglia al punto quasi di divenire la base della società albanese (ove la famiglia si possa considerare l'agglomerato sociale più piccolo di una comunità).
Ma l'Albania è un paese in cui, specie nella società rurale, la donna era al contempo schiava dell'uomo in qualche maniera "capotribù" che anche a livello familiare godeva di diritti superiori.
In tutte le società antiche l'uomo semina nei solchi dell'aratro tirato dalle vacche, la donna annaffia, la donna cura la pianta, ne raccoglie il frutto.
La donna accende e mantiene viva la fiamma, scalda la casa, allatta i figli, li cresce...
Quindi non c'è da sconvolgersi se le società vedessero nella donna un bene prezioso il cui "sacrificio", nella leggeda, poteva portare a qualcosa di grande, enormemente importante come la nascita di una cultura, di una città, di un nuovo mondo. In fondo la donna è la Genesi. "Era" per i greci era la terra, la madre.
Il sacrificio nelle società antiche è "nascita", o rinascita, è nuova vita come l'inverno marcisce gli involucri dei semi, il ghiaccio spezza i gusci delle noci e consente ai gherigli di germogliare, a primavera.
Così il capro sgozzato offerto agli dei è rinuncia del cibo, necessaria per ricevere in cambio il favore degli dei, la bona fortuna come dicevano i latini.
Il tragodòs, il canto del capro, in greco, diede il dome alla tragedia, al teatro e il mondo è il teatro dove consumiamo ogni giorno come protagonisti o come coro le nostre giornate.
Tornando a Vilina e Rozafa dunque non v'è nulla da sconvolgersi: il sacrificio della donna, che probabilmente è divenuto leggenda in seguito ad un fatto accaduto davvero, rappresenta il massimo dei sacrifici: privarsi di ciò che genera no stessi, l'umano, (ed in fondo la scelta di castità di molti ordini religiosi è qualcosa di simile) per ottenere dal fato qualcosa di immensamente superiore, per passare dallo stato "larvale" della tribù a quello di una vera e propria società e dunque di una vera e propria cultura.
Il diluvio universale in fondo non è qualcosa di molto diverso: Dio elimina il mondo per crearne uno nuovo, migliore. Ecco che invero nella leggenda del "la donna murata" diventa maggiormente protagonista l'uomo perché in tal caso non è Dio a decidere, ma l'essere umano più fautore e meno rivolto a Dio quanto osservatore della natura, del concreto, del ciclo delle stagioni, dei rapporti causa effetto.
Vi sono altri elementi comuni nelle storie di Rozafa e Vilina: il saggio ed il bambino (non comui ad altre leggende simili).
Questo mi induce a pensare che il punto di incontro sia dunque stimabile nel periodo preslavo ovvero quello illirico... periodo che amo molto perché in esso ritrovo le origini comuni di albanesi e serbi e macedoni e croati e sloveni et.... e vi ritrovo dunque un po' le finalità del nostro blog: trovare gli accordi, i dialoghi, la comunione di quella che come chima Lina è la BALCANIA!
;)
Ciao a tutti!
Skender
13 comments:
purtroppo la storia vera è diversa..
gli illiri erano sicuramente i primi abitanti dei balkani, ma sicuramente nel sud balkaniko..
gli attuali serbicroati discendono dalle invasioni degli slavi delle pianure russe..
cionostante anche l'italia è stata oggetto di invasioni di tutti i generi eppure la piu' grande minaccia adesso ce l'ha all'interno (vedi politiche divisioniste)
eppure sarei più interessata a storie ancestrali di donne che seppelliscono i mariti, magari vivi, nel giardino e li concimano e ci piantano su i gerani..
se, andando a ritroso, non se ne leggono di storie simili.. francy e ingrid.. diamo inizio ad una nuova era !!!
Hey Lina...
i Dalmati non erano forse Illiri?
E cosa mi dici di Illirska Bistrica in Slovenia?
Allora da Wikipedia (ma se vuoi ti do le prove degli studiosi più accreditati):
Gli Illiri erano una popolazione di lingua indoeuropea essi stanziavano nell'Illiria oggi parte nord-occidentale della penisola balcanica, nei territori che attualmente fanno parte delle Republiche di Slovenia, Croazia, Bosnia, Serbia, Ungheria, Montenegro, Macedonia , Albania, Italia.
Il nome indicava in origine una tribù che viveva in una zona compresa tra Scodra (odierna Scutari) [ndr quindi probabilmente la leggenda di Rozafa è la leggenda madre...] e il fiume Mati nell'odierna Albania. In seguito, Greci e Romani estesero il nome a tutte le tribù della costa orientale adriatica di lingua affine. In generale, si pensa che siano i progenitori dei moderni albanesi. [ndr ma è una stupidaggine: sono i progenitori di tutti gli abitanti dei Balcani occidentali, che poi a nord si siano fusi prima coi latini e poi con i popoli slavi, al sud si siano mescolati ai latini, ai greci, ai macedoni ed ai persiani ed abbiano subito più di tutti la dominazione e l'influenza ottomana - 500 anni in Albania - è storia successiva]
Sulle origini o sulle sedi degli Illiri la tradizione letteraria greca offre le notizie più antiche, ma anche le più vaghe. [ndr Ma vi sono studi accreditati che dimostrano che gli Illiri derivassero dai Pelasgi o fossero proprio i Pelasgi e che nemmeno i greci sapessero bene la loro storia, perché molto più antica... e all'epoca la storia veniva tramandata - forse - su qualche papiro andato bruciato ad Alessandria d'Egitto e per via orale... non c'erano le enciclopedie, le wikipedie etc.]
non mi interessa..
cerca storie ancestrali di donne che ammazzavano i mariti.. siano esse italiane, russe, albanesi, cinesi o di qualsiasi altra razza.. troveremo sicuramente che la storia l'hanno sempre e solo fatta le donne anche perchè senza di noi i figli voi non li fate..
noi invece abbiamo sempre l'inseminazione artificiale
ah! ah1 ah!
Guarda che il mio post non era affatto maschilista, inoltre oserei dire: l'inseminazione artificiale esiste... ma il seme comunque lo mette l'uomo... altrimenti nascerebbero solo... minotauri :)))))
ci sono le banche..
potevamo metterne da parte un po' di quelli di adamo..
voi ne avete miliardi, lo sapevi ?
e il fatto che solo uno ne serve e di solito è il più bastardo dentro che arriva a destinazione !
Mah.. Lina.. Penso che il bastardo potessi tenertelo..
ma non si puo' giudicare a distanza..
l'ho scritto ridendo e non sono cattiva nell'animo, contrariamente a cio' che si pensa..
poi parliamo di microrganismi..
ce ne sono di macro-organismi di quel tipo che vanno ingiro a fare danni e alcuni che li osannano pure !!
pero' stanno alla larga da qui.. avete notato ???
a proposito di leggende ancestrali, mi avete fatto venire in mente che avevo un libro con una bellissima storia..
allora sono andata a prendere il libro .. e non c'è piu' !!
vakka boja
allora ho cercato qui dentro il pc e non ho trovato la leggenda che ricordavo io , ma un'altra molto carina..
pero' leggete la fine.. è tristissima e, purtroppo, veritiera !
http://www.axnet.it/forum/la-leggenda-dei-t328042.html?s=53cd7daa63a23844c2ede03cd7589d79&
<< Ma gli umani... >> chiesi con trepidazione << ...gli umani non sanno di
essere uniti per sempre da un'eterna alleanza coi Berchiddi..! >>
<< No, non lo sanno. >> rispose l'uomo malinconicamente. << Non sanno quello
che la Mangiatrice di More ha fatto per loro. >>
Lasciò cadere il nocciolo del frutto che aveva morsicato con appetito.
<< Non lo sanno e non lo vogliono sapere, tutti intenti alle faccende
quotidiane e alle loro preoccupazioni, oramai più mondane che altro.
Non c'è più tempo per i Berchiddi, per gli spiriti della natura, per i
sussurri del divino. Non c'è più spazio per la bellezza mistica, né per la
sacralità della terra.
Nel mondo degli umani, c'è spazio solo per l'uomo.
Dell'eterna alleanza coi Berchiddi e delle avventure della Mangiatrice di
More, nulla sanno, e nulla vogliono sapere.
Ma in fondo, ti dirò un'ultima cosa: non è nemmeno necessario che lo
sappiano... >>
Bel Post!
Ovvio che con la mentalità di oggi, si fa fatica a capire il "bello" di queste storie. In realtà, in quei tempi, il comune mortale (sia donna che uomo) normalemente non aveva possibilità di fare qualcosa di grande o di lasciare un segno per sempre.
La legendaria muratura di questa donna di Rozafa, ha permesso ad'una "donna" di diventare una legenda e di permettere ad'una città di vivere e di avere le sue mura.
A parte che ci sono un sacco di legende di uomini e donne che in nome di dio o per il paese volevano o dovevano morire (per esempio nei libri di Ivo Andric: nel ponte sulla Drina dovrebbero essere murati dentro due gemellini...). Ciò dimostra che nei balcani si è consapevoli che il singolo essere umano non è niente di speciale e che da solo non può ottenere niente.
Dare la vita per fare vivere gli altri è una cosa considerata nobile ed'è una delle poche possibilità per lasciare tracce.
Pensare che dobbiamo prenderci così sul serio, infondo questo è un pensiero moderno occidentale...che esiste magari da non più di 100 anni.
Sajkaca... io ti amo! :)
giuda e traditore !
e io ti amo ancora di piu' di quanto tu ami lei..
adesso ke fai ?
eh.. già lo so'.. ti coccoli la moglie giovane e carina !!!
Bellissimo post e bellissimi i commenti!!!
Rita
Lascia stare mia moglie ehhhh!!!
:)))))
Grazie Anonimo Rita del tuo passaggio!
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