Avviso importantissimo : se ci chiudono il blog in seguito alle verità che diciamo, non vi preoccupate perchè riapriamo in pochi minuti.
Forse perchè vivo a Torino e ho il cuore in Serbia sono particolarmente toccata dallo scempio che Marchionne sta facendo dei diritti.
In Serbia la Fiat aveva acquisito la fabbrica di automobili Zastava che era stata divisa a febbraio 2010 in due parti:
-la FIAT Auto Serbia (FAS), proprietaria degli stabilimenti di produzione delle auto, che aveva assunto con un nuovo contratto individuale circa 1000 operai
-la Zastava Auto, che risultava in pratica una scatola vuota, rimasta di proprieta’ pubblica a cui venivano affidati i restanti 1600 lavoratori non assunti dalla Fiat.
E’ il nuovo modello Marchionne: la creazione di una new company a cui conferire le produzioni e gli stabilimenti e una bad company su cui scaricare debiti e lavoratori in eccesso.
Il Governo serbo, a ridosso della fine dell’anno, attraverso il suo Ministro dell’economia, ha improvvisamente dichiarato la chiusura totale della Zastava Auto e la conseguente messa in mobilita’ di tutti i lavoratori a partire dal 5 Gennaio.
La situazione e’ pessima per tutti questi lavoratori, che si vanno ad aggiungere agli oltre 23.000 disoccupati censiti a Kragujevac.
La Fiat se ne è ovviamente lavata le mani, ha detto che era una questione che riguardava il Governo. In realtà ha ottenuto quello che le occorreva, la cancellazione del marchio Zastava, la proprietà degli impianti e un ampio serbatoio di lavoratori pagati pochissimo a cui attingere, a seconda del bisogno.
A Torino la Fiat ha deciso per noi che dobbiamo morire e la cosa bella è che ha anche indetto un referendum per chiederci come morire : subito o lentamente ?
In questa situazione si rimane smarriti e senza parole. Si ha la sensazione di essere solo marionette perfettamente manovrate.
In questi momenti io mi appoggio a dei punti fermi che possono essere i figli, gli amici, gli affetti.
Vi vorrei comunicare la gioia dello scorso 7 Gennaio e la bella serata passata con gli amici napoletani a preparare la calamarata.
Un breve spazio di serenità... che ci deve durare per tanto tempo...
I paccheri (chiamati anche schiaffoni), sono un formato di pasta trafilata al bronzo tipicamente campana, che per la loro grossa consistenza e intrinseca bontà, sono eccezionali anche se conditi con solo un po’ di burro; ne esiste anche un'altra versione simile ma più corta, non proprio facile da trovare al nord, analoga per forma a degli anelli di calamari che prende per l'appunto il nome di “calamarata”; con la calamarata si prepara l’omonimo primo piatto, molto saporito e condito con un sugo di calamari tagliati ad anelli, che cuocendosi si confondono con la pasta.
In un tegame molto ampio fate dorare con l’olio di oliva tre spicchi d’aglio passati nello schiaccia aglio e qualche pezzettino di peperoncino a seconda dei vostri gusti.
Pulite e tagliate ad anelli i calamari, separateli dai tentacoli e fateli scottare velocemente nell’olio sfumando con mezzo bicchiere di vino bianco; un paio di minuti dovrebbero bastare per dei calamari medi; togliete gli anelli che, se cuocessero troppo risulterebbero troppo duri, continuando la cottura dei tentacoli, unendovi i pomodorini tagliati in 4 e la passata di pomodoro.
Nel frattempo lessate in acqua salata i paccheri per 8-10 minuti; quando li scolerete dovranno essere molto al dente, e continuate la cottura unendoli al sugo, un po’ come fareste con un risotto; man mano che il sugo si asciuga bagnate con 1 mestolo di fumetto fino a terminarne la cottura.
Qualche istante prima del termine della cottura ponete nella padella gli anelli di calamaro precedentemente messi da parte, mischiate il tutto, spolverizzate di abbondante prezzemolo e servite ancora caldo.
Noi abbiamo fatto tutto senza il sugo ed è venuto buonissimo !!!
Un grande grazie a Roberto che mi ha reinsegnato i valori più belli della vita e a Pino che mi ha insegnato a non giudicare. I nostri cuochi napoletani sono diventati famosi in tutti i Balkani !
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1 comment:
Le bombe della NATO del 1999 sono servite a smantellare il regime di difesa sociale della RFJ e a svendere il paese alle multinazionali. E servono oggi a ricattare gli operai FIAT di Torino, di Termini Imerese, di Pomigliano…
La politica delle multinazionali che contrappone i lavoratori su base nazionale va combattuta con l’internazionalismo, costruendo unità e lotta comune a livello europeo e mondiale
CNJ
condivido pienamente !
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