Quest'anno gli auguri ve li facciamo nella gioia dei ragazzi del torneo :
Tuesday, December 31, 2013
Monday, December 30, 2013
XIV ESIMA EDIZIONE DI CANESTRI SENZA RETI. E
Continua da : qui
Il cuore non è ancora sceso a battiti normali !!
Cacak ha battuto il Partizan di Belgrado e ha vinto la coppa
Miglior giocatore del torneo è il num 7 del Mladost Cacak
Sono rimasta più stupita del solito nel vedere quanto queste famiglie eporediesi si siano affezionate ai ragazzi. Alla partenza dell'autobus eravamo un centinaio di persone a piangere.
Potete vedere le foto : qui e il filmato della premiazione : qui
Canestri senza reti in face book
Mladost Cacak na face book
"Canestri senza reti" è una splendida realtà eporediese, la dimostrazione che lamentarsi non serve a nulla e la soluzione sta sempre nel produrre idee e soprattutto nel saperle realizzare. Un plauso gigante alla società Lettera 22
Gianmario
Non è che gentilmente qualcuno mi può aprire il Cena o la Falcone? Avendo passato più tempo li che a casa in questi giorni, oggi mi sento un po' spaesato!!
Andrea
Mladost Cacak u finalu je pobedio Partizan i osvojio Zlatooo ! Bravi zlatni momci !
Dragana
Come tutti gli anni un'esperienza incredibile, per noi famiglie ospitanti, per i ragazzi nostri e stranieri, per la grande famiglia Lettera 22!! Grazie.....
Anna
Sunday, December 29, 2013
XIV ESIMA EDIZIONE DI CANESTRI SENZA RETI. D
Continua da : qui
Uaauuuuuuuuuuuuuu !
Ne mogu da verujem !
Fantastico, divino, superlativo.. la coppa di Canestri senza reti è in ogni modo serba !!!!!!!!!!
Il primo e il secondo posto se lo giocano il Partizan di Bg e il Mladost Cacak !!!
Bello, fantastico !
Oggi è stata una bellissima giornata, passata con la compagnia di Caterina e della sua bellissima figlia Noemi.
Troppe gioie assieme carissimi.. fatemi riprendere !
Saturday, December 28, 2013
XIV ESIMA EDIZIONE DI CANESTRI SENZA RETI. C
Continua da : qui
La seconda giornata del meraviglioso torneo Canestri senza reti si è svolta nella magica atmosfera delle partite giocate fino all'ultimo respiro.
Il livello di gioco non è medio alto.. è altissimo e il torneo è sempre più sotto gli occhi di abili agenti (dovremmo anche avere una bella sorpresa a breve ! )
Oggi non c'era Caterina, ma c'erano la nostra favola Maria e il piccolo Tommy che è splendido.
Kragujevac ha perso e i ragazzi e gli allenatori erano disperati, ma Belgrado ha vinto ( meglio dire stravinto !). Tuzla ha perso contro Ivrea (ah! ah!) e non abbiamo ancora notizia di cosa ha fatto Cacak, ma ci prepariamo per domani e sapete perchè ? Perchè oltre alle meravigliose partite domani è il compleanno di Mirza !!!!
I risultati :
Tuzla Lettera22 49-71
Marghera Biella 93-48
Ciriè Podgorica 40-65
Borgomanero Valdelsa 42-89
Kragujevac Valenza 56-66
Trento Kolbe 61-65
Partizan Omegna 68-57
Borgomanero Podgorica 41-76
Io ho scoperto di essere stata in tv !!!
Sito ufficiale di Canestri senza reti
Canestri senza reti su Face book
La seconda giornata del meraviglioso torneo Canestri senza reti si è svolta nella magica atmosfera delle partite giocate fino all'ultimo respiro.
Il livello di gioco non è medio alto.. è altissimo e il torneo è sempre più sotto gli occhi di abili agenti (dovremmo anche avere una bella sorpresa a breve ! )
Oggi non c'era Caterina, ma c'erano la nostra favola Maria e il piccolo Tommy che è splendido.
Kragujevac ha perso e i ragazzi e gli allenatori erano disperati, ma Belgrado ha vinto ( meglio dire stravinto !). Tuzla ha perso contro Ivrea (ah! ah!) e non abbiamo ancora notizia di cosa ha fatto Cacak, ma ci prepariamo per domani e sapete perchè ? Perchè oltre alle meravigliose partite domani è il compleanno di Mirza !!!!
I risultati :
Tuzla Lettera22 49-71
Marghera Biella 93-48
Ciriè Podgorica 40-65
Borgomanero Valdelsa 42-89
Kragujevac Valenza 56-66
Trento Kolbe 61-65
Partizan Omegna 68-57
Borgomanero Podgorica 41-76
Io ho scoperto di essere stata in tv !!!
Sito ufficiale di Canestri senza reti
Canestri senza reti su Face book
Friday, December 27, 2013
XIV ESIMA EDIZIONE DI CANESTRI SENZA RETI. B
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Fantasmagorico, stupefacente, incredibile, super, divino.. la favola è reiniziata ed è sempre più bella grazie all'impegno di Paolo e dei ragazzi della Lettera 22 che ogni anno si fanno sempre più in quattro per fare bello il torneo Canestri senza reti.
Quest'anno l'incontro con le maestranze ha visto la presenza di assessori comunali e provinciali e di questo passo, arriveremo a invitare il Ministro della pubblica istruzione, perchè al torneo Canestri senza reti si impara una bellissima lezione di vita.
Io non sto più nella pelle dalla gioia anche perchè con me oggi c'era Caterina e quindi eravamo in due a scambiarci opinioni e gioie.
L'incontro presso la Torre antica è stato, come sempre, divertente perchè io parlo serbo sempre con dei ragazzi che mi guardano e mi prendono per pazza e poi arriva Paolo e dice : " Ma no Lina, questi sono italiani, i serbi sono là.. ! "
Ops.. e quei ragazzi che guardano Paolo sconcertati e lui che tranquillizza : "E' proprio fatta così, non vi preoccupate !"
Eppure oggi mi è mancato tanto qualcuno.......
Per sapere cos'è la felicità, cliccate : QUI
XIV esima edizione di Canestri senza reti. Ivrea
Wednesday, December 25, 2013
XIV ESIMA EDIZIONE DI CANESTRI SENZA RETI. A
Fate presto !! Non stiamo più nella pelle !
Partizan Belgrado
K.K.Salinas Falcons Tuzla (Bosnia)
K.K.Podgorica (Montenegro)
K.K.Mladost Cacak (Serbia)
K.K.Radnicki - O.K.Foka Kragujevac (Serbia)
Canestri senza reti. Ivrea
p.s. panico ! dove sono i croati ????
Partizan Belgrado
K.K.Salinas Falcons Tuzla (Bosnia)
K.K.Podgorica (Montenegro)
K.K.Mladost Cacak (Serbia)
K.K.Radnicki - O.K.Foka Kragujevac (Serbia)
Canestri senza reti. Ivrea
p.s. panico ! dove sono i croati ????
Saturday, December 21, 2013
RISULTATO DEL SONDAGGIO SULLE BIRRE
Carissimi, vi annuncio che il sondaggio sulla birra ha avuto un grave "vizio di forma" dovuto al fatto che i miei amici hanno votato in massa la birra croata per farmi arrabbiare.
Il tutto non è bastato, perchè ho raccolto voti per la Jelen su tutte le bacheche face book che conoscevo !
Il risultato è : 22 voti per la Jelen pivo, 12 voti per la Karlovacko pivo e 6 per la Sarajevsko pivo.
^_^
Scommetto che dopo questa foto i nostri maschietti avrebbero votato la Sarajevsko !
Il tutto non è bastato, perchè ho raccolto voti per la Jelen su tutte le bacheche face book che conoscevo !
Il risultato è : 22 voti per la Jelen pivo, 12 voti per la Karlovacko pivo e 6 per la Sarajevsko pivo.
^_^
Monday, December 16, 2013
PRIMAVERA A SARAJEVO
Saturday, December 7, 2013
LA BIRRA .. ATTO TERZO
E' successa una cosa drammatica .. non trovo più le foto delle birre che ci avete inviato.
Ne ho recuperata qualcuna, ma mentre le cercate per reinviarcele (grazie in anticipo) potete votare le tre birre che si trovano in Bosnia, in alto a destra.
Un grazie particolare va a Daniele Gustomaina per l'impegno con cui vive l'atmosfera balkanika !!!
Il cervo di Apatin
La birra !!!!
Ne ho recuperata qualcuna, ma mentre le cercate per reinviarcele (grazie in anticipo) potete votare le tre birre che si trovano in Bosnia, in alto a destra.
Un grazie particolare va a Daniele Gustomaina per l'impegno con cui vive l'atmosfera balkanika !!!
Il cervo di Apatin
La birra !!!!
Tri ratna havera
I Zabranjeno pusenje sono stati un gruppo di Sarajevo molto famoso e in questa canzone spiegano la guerra bosniaca.
Per quello che mi è dato di capire e perdonatemi se sbaglio, sembra che la guerra la stia spiegando Milosevic e gli altri due politici siano Mufa e Kiki
Tri ratna havera
tekstovi net
Accordo di Dayton
Zabranjeno pusenje
Friday, December 6, 2013
LONELY PLANET BELGRADO
Thursday, December 5, 2013
IN DIFESA DELLE CAUSE PERSE
Nei giorni scorsi, il fantastico filosofo Slavoj Zizek, ha partecipato alla trasmissione "Che tempo che fa" di Fabio Fazio su rai 3 e ha parlato di Jugoslavia.
Il problema dei siti Rai è che per una settimana i link sono facilmente visibili, poi vanno negli archivi.
Per il momento il link giusto è : questo e per il futuro cercate la trasmissione del 01/12/2013.
Slavoj ha presentato il suo nuovo libro In difesa delle cause perse e il suo pensiero è davvero super !
Complimenti vivissimi !
Thursday, November 28, 2013
BALKAN FLORENCE EXPRESS 2013
Quest'anno Balkan Florence express ci ha proprio stupito !
Ci sono delle cose superfantastiche !!!
Trovate tutto QUI e QUI
....Abbiamo conosciuto l'Ambasciatrice serba a Roma SE Ana Hrustanovic che ci ha offerto una mostra dedicata al premio N Nobel Jugolsavo Ivo Andric, l'autore del Ponte sulla Drina, che è stato anche un importante diplomatico agli inizi del novecento. In Italia fu Ambasciatore del Regno dei Serbi dei Croati e degli Sloveni presso la Santa Sede e di lì scrisse molto anche di fascismo. La Mostra su Andric (Le Murate 11 - 21 dicembre) è possibile soprattutto grazie all'ISIA, l'Isituto per le arti industriali e il design, che porterà video prodotti dagli studenti che raccontano a modo loro il grande scrittore. E naturalmente grazie al Comune di Firenze che ci ospiterà alle Murate...........
Saturday, November 23, 2013
BALKAN CIRCUS
E' con una grandissima curiosità che vi presentiamo questo libro scritto da Angelo Floramo.
L'autore inizia un viaggio avventuroso nei Balkani e incontra personaggi leggendari e suggestivi.
Il tutto verrà presentato Venerdì 29 Novembre a Staranzano (GO)
Friday, November 22, 2013
CANESTRI SENZA RETI 2013
Anche quest'anno "Canestri senza reti" sta scaldando i motori.
Il sito è in inglese e quindi ve lo lascio tradurre tutto a voi con estremo piacere !
Per fortuna esiste la pagina face book in italiano e da lì apprendiamo il bellissimo ritorno di Podgorica !
L'importante è che ci troviamo tutti a Ivrea dal 26 al 30 Dicembre !
Canestri senza reti 2013
Canestri senza reti in face book
Thursday, November 21, 2013
CACAK IN WIKY
Che bello.. continuano ad aggiungere notizie alla pagina di Cacak in Wikipedia che avevo fatto 10 anni fa !!!
Non sapevo che a Cacak (leggi Ciaciak) fossero nati :
Nadežda Petrović (pittrice)
Sonja Savić (attrice)
Bora (Čorba) Đorđević (rock star,poeta)
Radomir Mihajlović Točak (musica)
Vladislav Petković Dis (poeta)
Želko Obradović, Dragan Kićanović e Radmilo Mišović giocatori di pallacanestro al livello mondiale.
Wednesday, November 20, 2013
STRADE APERTE
In occasione della "Giornata mondiale dell'infanzia" vogliamo ricordare Milica Rakic e un simpatico bambino di Badolato messo in evidenza da una bellissima canzone di Roberto Durkovic.
Per sentirla, cliccate : qui
Tuesday, November 19, 2013
VODKABOLARIO
Anche Bregovic si è scomodato per battezzare "Vodkabolario", la nuova trasmissione sull'Est Europa al via sabato 23 novembre alle 17.30 su Radio Flash (97.6)
Voci dall'est Europa
Wednesday, November 13, 2013
MI NISMO SAMI
MI NISMO SAMI
Koliko puta si ljubila stranca
i bila kao ptica kraj covjeka
koji ne leti do tvojih visina
i ne zna tajnu skrivenu u tebi
Ti si u tijelu punom zelja
sa usnama zeljnim iznenadjenja
al' nikog nema tko je tvoj
i ova zemlja se ne zove dom
U tvome oku je dragi kamen
ili to suzu cuvas za mene
a ja sam samo snovidjenje
koje ti kaze: raduj se
Ref.
Ne znam kad i ne znam gdje
ici cemo istom stranom ulice
vjeruje mi duso, srest cemo se
u svijetu tajni mi nismo sami
Ti si u tijelu punom zelja
sa usnama zeljnim iznenadjenja
al' nikog nema tko je tvoj
i ova zemlja se ne zove dom
U tvome oku je dragi kamen
ili to suzu cuvas za mene
a ja sam samo snovidjenje
koje ti kaze: raduj se
Monday, November 11, 2013
NO ALL'ALBANIA COME DISCARICA TOSSICA
Sembra proprio che il Kosovo pieno di uranio non sia sufficiente ad inquinare, poichè adesso abbiamo un altro rischio : quello della distruzioni delle armi chimiche siriane in Albania.
Giovedì 14 Novembre alle ore 12.00 in P. Carignano a Torino ci sarà una manifestazione
L'invito in face book
Monday, November 4, 2013
LUKA AL MARAKANA'
Santa Balkania è grande !
Chi avrebbe mai immaginato che, scartando BEPPE e UMBERTO, grandi tifosi, ma scarsi scrittori sportivi, sarebbe saltato fuori Luka, che con un reportage degno del miglior giornalista, ci avrebbe fatto vivere un sogno ?
Ma il sogno è continuato con i discorsi a margine del post.
Complimenti pure a Gabriele !
Tutto si svolge : QUI e chissà che stupore nel sapere che i fatti di GENOVA erano tutti preparati !
Monday, October 28, 2013
GRANDI TOPINI !
Mai e poi mai avremmo immaginato di affezionarci così tanto a dei topastri !
Adesso sono famosi e li possiamo vedere bene bene in tv.
Per saperne di più, cliccate : QUI
I Topini randagi in Albania
Friday, October 25, 2013
Thursday, October 24, 2013
Крвава Бајка
La fantastica Sandra D. (da non confondere con Sandra B.) ci ha proposto un film molto ben fatto e che ricorda una triste verità.
E' in tedesco ma ha i sottotitoli.
Grazie Sandra !
Крвава Бајкa
Se non funziona il link precedente, provate : qui
Fiaba cruenta
Wednesday, October 23, 2013
NEI RIFLESSI DELLA PAROLA
Non ho nemmeno una parola da dire !
Rimaniamo estasiati davanti a certe meraviglie.
Grazie e complimenti !
Piazzolla. Nei riflessi della parola di Ivano Battiston e Marina Popadic'
Favolosi !
Monday, October 21, 2013
STIAMO MIGLIORANDO
E' positivo rispetto alle scorse edizioni, ma negativo rispetto alla democrazia, il bilancio del gay pride di Podgorica ( Montenegro)
Questa volta solo 20 poliziotti feriti.
Di questo passo nel 3000 ce la possiamo fare !
Gay pride Podgorica
Friday, October 18, 2013
L' ORDA
Perdonate se perdiamo un po' la calma, ma ultimamente, leggiamo sulle bacheche face book delle cose assurde riguardo ai migranti.
Un giorno leggi che lo stato italiano dà 50 euro al giorno ai migranti, un altro che lo stato italiano dà 9.750 euro a famiglia al mese, un altro che chiunque arriva in Italia ha diritto alla pensione .. e più le assurdità sono grosse, più girano le bacheche degli stolti.
Ringraziamo Gian Antonio Stella di aver contribuito alla verità e cioè che quello che vediamo oggi a Lampedusa lo abbiamo vissuto noi italiani in prima persona, morendo affogati nella nave Sirio esattamente come oggi muoiono affogati tante donne e tanti bambini.
Ma come si puo' fare una marcia di protesta contro i disperati ? Come si puo' aiutare una bambina malata dell'est, ma di dire che quelli che arrivano dalla Siria non hanno nessun diritto e devono morire in mare ?
Che siamo preoccupati per il forte afflusso è un conto, che siamo diventati assassini è un altro.
L'orda di Gian Antonio Stella
Il naufragio della Sirio
Monday, October 7, 2013
SONO PROPRIO FORTUNATO
Sono emozionatissima !
L'articolo sul giornale Volo sportivo tanto atteso... è uscito !
Nella nostra crew, stamattina, non si parlava d'altro !
Con grandissimo stupore leggo un brano che sembra scritto esattamente da uno di noi.
Il meraviglioso sig. Gaetano D'Andrea sembra avere geni balcanici nelle vene.
Gaetano non è il solito giornalista che ti sbatte la notizia in faccia con due dita di menefreghismo per il pezzo che deve scrivere, bensì una persona dal cuore grande che ci fa partecipi di una emozione immensa.
Alcune sue parole :
"Il 14 settembre 2013, presso l' aereo club di Castelnuovo Don Bosco, è tutto pronto per accogliere i bambini dell' ospedale Regina Margherita di Torino. I bambini arrivano accompagnati dai genitori e dalle associazioni che li aiutano. Loro vivono tutti i giorni affrontando baratri dal fondo buio. Sono tanti a Castelnuovo, circa 70 e tra questi c'è Maja, una bambina serba venuta in Italia per un trapianto di fegato e reni. Lei ha una mascherina davanti alla bocca, ma gli occhi esprimono tanta gioia. Maja sale sull'aereo con Michele e in volo la meraviglia la fa parlare .. in serbo.. ma Michele la capisce ugualmente. In quella situazione, in qualunque posto della terra si riesce solo a dire : che bello ! E Maja sicuramente lo dice. Poi è la volta di Lorenzo, un bimbo diversamente abile che, piangendo di gioia dice : bello, bello, bello, sono proprio fortunato ! Il giorno dopo la pioggia disturba un po', ma non fa nulla, per questo meeting il mio idolo è lui : Michele, l'angelo che ha saputo capire il serbo di Maja. Stare in volo non significa allontanarsi dagli altri, ma fare un abbraccio più vasto. E tutto attorno volavano gli aerei. "
E io dico di più ! Vi sono poche persone che riescono a fare miracoli, ma esistono e vi sono pochi angeli sulla terra, ma il nostro ha le ali sul serio !!!!!! L'idea che avevamo dei piloti era quella negativa di quelli NATO che bombardavano, ora è cambiata
Grazie dal profondo del nostro cuore !
Dedicata a Gaetano, questa bellissima canzone !!!
Guardate il terzo filmato di QUESTO SERVIZIO
Friday, October 4, 2013
IL FUTURO DEI MIEI
Su
una nave.
In
mare.
Da
qualche parte.
"Zio
Amadou?"
"Sì..."
"Zio?"
"Sì?"
"Mi senti?"
"Sì che ti sento..."
"Ma non mi guardi..."
L'uomo si volta ed accontenta il nipote. "Stai tranquillo", gli dice inarcando il sopracciglio sinistro, "le mie orecchie funzionano bene anche senza l'aiuto degli occhi..." E si volta a studiare le onde.
Il ragazzino, poco più di sei anni, lo osserva dubbioso, tuttavia si fida e riattacca: "Zio... Tu conosci bene l'Italiano?"
"Certo, laggiù ci sono già stato due volte."
"Conosci proprio tutte le parole?"
"Sicuro, Ousmane."
Il nipote si guarda in giro, come se avesse timore di essere udito da altri, e arriva al sodo: "Cosa vuol dire extracomunitario?"
L'uomo, alto e magro, ha trent'anni, ma la barba grigia gliene aggiunge almeno una decina. Non appena coglie l'ultima parola del bambino, si gira di scatto e fissa i propri occhi nei suoi.
Trascorre un breve istante che tra i due sa di eternità, possibile solo in un viaggio in cui è in gioco la vita.
"Extracomunitario, dici?" ripete abbozzando un sorriso sincero. "Extracomunitario è una bellissima parola. I comunitari sono quelli che vivono tutti in una stessa comunità, come gli Italiani e l'extracomunitario è colui che ne entra a far parte arrivando da lontano. Non appena i comunitari lo vedono capiscono subito che ha qualcosa che loro non hanno, qualcosa che non hanno mai visto, un extra, cioè qualcosa in più. Ecco, un extracomunitario è qualcuno che viene da lontano a portare qualcosa in più."
"E questo qualcosa in più è una cosa bella?"
"Certamente!" esclama Amadou accalorato. "Tu ed io, una volta giunti in Italia, diventeremo extracomunitari. Io sono così e così, ma tu sei sicuro una cosa bella, bellissima."
L'uomo riprende a far correre lo sguardo sulla superficie dell'acqua, quando Ousmane lo informa che l'interrogatorio non è ancora terminato: "Cosa vuol dire immigrato?"
Lo zio stavolta sembra più preparato e risponde immediatamente: "Immigrato è una parola ancora più bella di extracomunitario. Devi sapere che quando noi extracomunitari arriveremo in Italia e inizieremo a vivere là, diventeremo degli immigrati."
"Anche io?"
"Sì, anche tu. Un bambino immigrato. E siccome sei anche un extracomunitario, cioè uno che porta alla comunità qualcosa in più di bello, tutti gli italiani con cui faremo amicizia ci diranno grazie, cioè ci saranno grati. Da cui, immigrati. Chiaro?"
"Chiaro, zio. Prima extracomunitari e poi immigrati."
"Bravo", approva Amadou e ritorna soddisfatto ad ammirare il mare che abbraccia la nave.
Ciò nonostante, non ha il tempo di lasciarsi rapire nuovamente dai flutti che il bambino richiama ancora la sua attenzione: "Zio..."
"Sì?" fa l'uomo voltandosi per l'ennesima volta.
"E cosa vuol dire clandestino?"
Questa volta Amadou compie un enorme sforzo per sorridere, tuttavia riesce nell'impresa: "Clandestino... Sai, questa è la parola più importante. Noi extracomunitari, prima di diventare immigrati, siamo dei clandestini. I comunitari, come quasi tutti gli italiani che incontrerai di passaggio, molto probabilmente ancora non lo sanno che tu hai qualcosa in più di bello e qualcuno di loro potrà al contrario insinuare che sia qualcosa di brutto. Tu non devi credere a queste persone, mai. Promettilo!"
Il tono dell'uomo diviene all'improvviso aggressivo, malgrado Amadou non se ne accorga.
"Lo prometto!" si affretta a rispondere il bambino, sebbene non sia affatto spaventato.
"Per quante persone possano negarlo", prosegue lo zio, "tu sei qualcosa in più di bello e questo a prescindere se tu diventi un immigrato o meno, a prescindere da quel che pensano gli altri. E lo sai perché?"
"Perché?"
"Perché tu sei un clandestino. Tu sei il destino del tuo clan, cioè della tua famiglia. Tu sei il futuro dei tuoi cari..."
L'uomo riprende ad osservare il mare.
Ousmane finalmente smette di fissare lo zio e si volta anch'egli verso le onde. Mi correggo, il suo sguardo le sovrasta e punta oltre, all'orizzonte. "Sono il futuro dei miei..." pensa il bambino. Le parole si mescolano ad orgoglio e commozione, gioia e fierezza.
E chi può essere così ingenuo da pensare di poterlo fermare?
"Sì..."
"Zio?"
"Sì?"
"Mi senti?"
"Sì che ti sento..."
"Ma non mi guardi..."
L'uomo si volta ed accontenta il nipote. "Stai tranquillo", gli dice inarcando il sopracciglio sinistro, "le mie orecchie funzionano bene anche senza l'aiuto degli occhi..." E si volta a studiare le onde.
Il ragazzino, poco più di sei anni, lo osserva dubbioso, tuttavia si fida e riattacca: "Zio... Tu conosci bene l'Italiano?"
"Certo, laggiù ci sono già stato due volte."
"Conosci proprio tutte le parole?"
"Sicuro, Ousmane."
Il nipote si guarda in giro, come se avesse timore di essere udito da altri, e arriva al sodo: "Cosa vuol dire extracomunitario?"
L'uomo, alto e magro, ha trent'anni, ma la barba grigia gliene aggiunge almeno una decina. Non appena coglie l'ultima parola del bambino, si gira di scatto e fissa i propri occhi nei suoi.
Trascorre un breve istante che tra i due sa di eternità, possibile solo in un viaggio in cui è in gioco la vita.
"Extracomunitario, dici?" ripete abbozzando un sorriso sincero. "Extracomunitario è una bellissima parola. I comunitari sono quelli che vivono tutti in una stessa comunità, come gli Italiani e l'extracomunitario è colui che ne entra a far parte arrivando da lontano. Non appena i comunitari lo vedono capiscono subito che ha qualcosa che loro non hanno, qualcosa che non hanno mai visto, un extra, cioè qualcosa in più. Ecco, un extracomunitario è qualcuno che viene da lontano a portare qualcosa in più."
"E questo qualcosa in più è una cosa bella?"
"Certamente!" esclama Amadou accalorato. "Tu ed io, una volta giunti in Italia, diventeremo extracomunitari. Io sono così e così, ma tu sei sicuro una cosa bella, bellissima."
L'uomo riprende a far correre lo sguardo sulla superficie dell'acqua, quando Ousmane lo informa che l'interrogatorio non è ancora terminato: "Cosa vuol dire immigrato?"
Lo zio stavolta sembra più preparato e risponde immediatamente: "Immigrato è una parola ancora più bella di extracomunitario. Devi sapere che quando noi extracomunitari arriveremo in Italia e inizieremo a vivere là, diventeremo degli immigrati."
"Anche io?"
"Sì, anche tu. Un bambino immigrato. E siccome sei anche un extracomunitario, cioè uno che porta alla comunità qualcosa in più di bello, tutti gli italiani con cui faremo amicizia ci diranno grazie, cioè ci saranno grati. Da cui, immigrati. Chiaro?"
"Chiaro, zio. Prima extracomunitari e poi immigrati."
"Bravo", approva Amadou e ritorna soddisfatto ad ammirare il mare che abbraccia la nave.
Ciò nonostante, non ha il tempo di lasciarsi rapire nuovamente dai flutti che il bambino richiama ancora la sua attenzione: "Zio..."
"Sì?" fa l'uomo voltandosi per l'ennesima volta.
"E cosa vuol dire clandestino?"
Questa volta Amadou compie un enorme sforzo per sorridere, tuttavia riesce nell'impresa: "Clandestino... Sai, questa è la parola più importante. Noi extracomunitari, prima di diventare immigrati, siamo dei clandestini. I comunitari, come quasi tutti gli italiani che incontrerai di passaggio, molto probabilmente ancora non lo sanno che tu hai qualcosa in più di bello e qualcuno di loro potrà al contrario insinuare che sia qualcosa di brutto. Tu non devi credere a queste persone, mai. Promettilo!"
Il tono dell'uomo diviene all'improvviso aggressivo, malgrado Amadou non se ne accorga.
"Lo prometto!" si affretta a rispondere il bambino, sebbene non sia affatto spaventato.
"Per quante persone possano negarlo", prosegue lo zio, "tu sei qualcosa in più di bello e questo a prescindere se tu diventi un immigrato o meno, a prescindere da quel che pensano gli altri. E lo sai perché?"
"Perché?"
"Perché tu sei un clandestino. Tu sei il destino del tuo clan, cioè della tua famiglia. Tu sei il futuro dei tuoi cari..."
L'uomo riprende ad osservare il mare.
Ousmane finalmente smette di fissare lo zio e si volta anch'egli verso le onde. Mi correggo, il suo sguardo le sovrasta e punta oltre, all'orizzonte. "Sono il futuro dei miei..." pensa il bambino. Le parole si mescolano ad orgoglio e commozione, gioia e fierezza.
E chi può essere così ingenuo da pensare di poterlo fermare?
Questo
racconto intitolato Il futuro dei miei , fa parte dell'antologia di
Alessandro Ghebreigziabiher dal titolo "Il dono della
diversità", in libreria da gennaio 2013 (Tempesta Editore).
Tuesday, October 1, 2013
SASA KOVACEVIC. Slučajno
Dedicata a Maja una bellissima canzone di Sasa.
Per sentirla, cliccate : qui
Veceras mi se ne spava,
i nemam neki plan.
Ti nudis barem jedan greh
za svaki novi dan.
I ponekad se dogodi
da te neko izda.
Ti namerno si nocas tu,
ja slucajno sam pijan, znaj...
REF.
To nikada nisam smeo,
a zelim te jako.
Stani malo, nemoj tako,
nemoj dok nas gleda svako.
To, sto ne smemo ja bih hteo,
da vidimo gde smo.
Stani malo, bice sjajno,
ako nam se desi slucajno...
Ne zanima me gde si bila sinoc,
mada znam.
Ja cuo sam da dolazis,
pa slucajno sam sam.
I ponekad se dogodi
da te neko izda.
Ti namerno si nocas tu,
ja slucajno sam pijan, znaj...
Monday, September 30, 2013
I SACCHETTI
Mirela abita al ponte Gazela. Nella casetta n. 67, fatta di
cartone, lamiera e compensato. Questo è il suo indirizzo. Ha due sorelle ed un
fratello. Frequenta la sesta classe. Un giorno, a scuola hanno parlato sul
tema “Piccole cose che per noi
significano molto” Alcuni bambini hanno raccontato del telefonino cellulare,
alcuni di collezioni di bigiotterie, altri di cartoline arrivate da ogni parte
del mondo oppure di libri, album di figurine e così via. Mirela ha deciso senza
un attimo di esitazione: le borse di plastica. I normalissimi sacchetti per la
spesa. Per lei sono piccolezze ordinarie ma anche cose importanti nella sua vita e in quella dei
suoi fratellini. I bambini l’ascoltano con interesse.
Alle prime non la
capiscono ma sono certi che sia un’alunna in grado di fornire sempre risposte
esatte e attinenti. E’ un’ottima alunna.
-Quali sacchetti? Di caramelle? Di regali?- chiedono
alternandosi i bambini, impedendole di finire il suo racconto.
- I sacchetti, i sacchetti qualunque - ripete semplicemente
Mirela. -Io conservo sempre i sacchetti perchè so che mi aiuteranno. Se cade la
pioggia, la nostra casetta ha un sacco di buchi nel tetto, che il papà ripara
sempre. Ma non serve a niente. Quando piove fuori, piove anche dentro la nostra
piccola abitazione. Io allora salvo quello che è più importante, i libri ed i
quaderni di scuola e li metto nelle borse di plastica che mi ha dato la
commessa del negozio al blocco 28 *.
Così sono un po’ tranquilla perchè so che le mie cose non si
bagneranno, so che resteranno belle asciutte.
Le borse per me sono importanti anche quando vado a scuola.
La mamma, a me e ai
miei fratelli, infila in ogni piede un sacchetto, che lega intorno al
ginocchio. Solo così possiamo passare attraverso il Gazela e il fango del
villaggio. Una volta raggiunto l’asfalto io levo i sacchetti e resto con le
scarpe da ginnastica pulite. Questo è l’unico modo per venire a scuola e non
essere rimandata indietro. Sì, perchè le addette delle pulizie non vogliono che
sporchi e dicono che siccome vivo nel fango non c’è altro modo per liberarmene.
Io custodisco ogni sacchetto che mi capita e, prima o poi lo uso-.
-A volte, quando vedo
che qualcuno sta per buttarne via uno ancora pulito, non mi vergogno di
chiederglielo per piacere. Le borse di
plastica mi serviranno anche alla fine della scuola di base*. Anche alle mie
sorelle e a mio fratello. So che le persone nella vita di tutti i giorni non le
notano considerandole insignificanti e
spesso le gettano quando arrivano a casa, dopo averle svuotate di tutte le cose
costose che ci sono dentro-.
Gli alunni se ne stanno in silenzio. L’insegnante dice che
Mirela ha dato il migliore esempio di quanto le cose ‘banali’ di tutti i
giorni, possano essere importanti nella nostra vita. Mirela ottiene un ottimo
voto e l’indomani… l’indomani,
l’insegnante e i bambini della sua classe le comprano un’infinità di borse che
le potranno servire fino al termine della scuola.
Ed anche durante le vacanze, quando la scuola è chiusa.
Mirela ama la pioggia, le piace pestare coi piedi nudi nelle pozzanghere e fare
torte con il fango insieme agli altri bambini del villaggio.
Solo allora i suoi sacchetti si riposano ed aspettano in
buon ordine di ritornare a scuola con la piccola Rom.
Racconto di Radmila Pecija Urosevic
Traduzione di Laura Maestrello
Saturday, September 28, 2013
LUKA E I BALKANI DVA
Metti
una notte a Belgrado. Non un posto qualunque. Ma Belgrado. Son le dieci e
mezza. E' ora di lanciarsi, senza indugi, nella movida serba. Chiamo un taxi e
mi catapulto in strada ad aspettarlo. Tempo di attesa? 3 minuti: quanto basta
per cominciare ad annusare che aria tira. Ecco una macchina: più che
un'automobile, è un contenitore ambulante di musica dance. Pompata,
rigorosamente, a volume altissimo. Dentro, un paio di ragazze, forse tre. Non
so dove vanno, ma so cosa vanno a fare. Qui si balla giorno e notte, notte e
giorno. E' Belgrado: prendere o lasciare. Io prendo volentieri, molto
volentieri. In lontananza, in un paio di locali c'è gente che scatena
l'inferno: l'asfalto fluttua seguendo il ritmo della musica. 'Tremano' perfino
i buttafori: loro che dovrebbero far tremare gli altri. Tranquilli, non è un
terremoto. Sono, semplicemente, le prime tracce di ritmo nella notte
belgradese. Arriva il taxi. Apro la portiera e vengo travolto da uno tsunami di
musica dance: mi sento come in uno dei locali galleggianti sul Danubio e non ci
sono ancora arrivato: taxi dancer, altro che taxi driver! Chiedo al tassista di
'abbandonarmi' al Freestyler Belgrade Night Club. Che bella Belgrado in abito
da sera: sembra più giovane di quel che racconta la sua carta d'identità.
Scivoliamo verso il fiume e a me non sembra nemmeno di essere in una serata di
metà settimana. Qui è weekend per tutto l'anno, o quasi. Davanti a noi altri
due taxi, carichi di gioventù, sigarette e minigonne: come sopra, non so dove
vanno, ma so cosa vanno a fare. Eccoci, siamo arrivati al capolinea. Quello dei
taxi. Fine della corsa: sono 350 dinari serbi. Davanti a me gli splavovi, i
mitici splavovi. Quanta grazia, quanta festa: qui si ha la sensazione che qualcosa
di buono possa accadere da un momento all'altro, qui non si può essere tristi.
Gli splavovi: a loro modo, una metafora di questa vita. Sorridere, restando a
galla. E restare a galla, sorridendo. Questa è Belgrado: se non la ami, non ci
sei mai stato.
Wednesday, September 25, 2013
IL VAGONE
Di vagoni ce ne sono diversi. Alcuni viaggiano verso il
mare, altri tornano dal mare. Altri percorrono infiniti tunnel che conducono
bambini spensierati verso un indimenticabile inverno sulle alte montagne. I
vagoni sono più vivaci durante le vacanze, perchè c’è più gente, più lavoro.
Vagoni e treni dovunque nel mondo sono amati dai bambini.
Ma da qualche parte c’è un vagone che non viaggia più.
Dimenticato e arrugginito al porto sulla Sava*, è diventato il rifugio di
Melita e della sua famiglia, da quando, qualche anno fa, sono giunti dal Kosovo
e Metohija. Melita e le sue sorelle non
sono come gli altri bambini. Non vanno a scuola. Non hanno indirizzo e a loro
non piacciono i vagoni che viaggiano. Amano solo il proprio vagone.
D’inverno è molto freddo e quando c’è brutto tempo e tuona,
si spaventano. Il loro corridoio lungo e stretto diventa il più bel cortile durante
la brutta stagione o mentre aspettano da soli i genitori che sono andati al
mercato per racimolare qualcosa.
D’estate, il padre li conduce al fiume per fare il bagno e
tornano allegri alla loro casa-vagone e, per questi bambini, il vecchio rottame
di vagone abbandonato in qualche parte dimenticata del porto è il più bel posto
del mondo. E quando fioriscono le piante ed i fiori selvatici tra le rotaie
allora la finestra di Melita è decorata proprio come un giardino.
Ci sono dei vagoni diversi. E non devono tutti viaggiare. I
vagoni in tutto il mondo sono amati dai bambini.
Racconto di Radmila Pecija Urosevic
Traduzione di Laura Maestrello
Tuesday, September 24, 2013
IL DESIDERIO DI SAŠA
La camera di Saša era strapiena di giocattoli costosi. Al
computer lo aspettavano le ultime novità di giochi per PC. Ma lui, come al
solito, si annoiava. E nuovamente si sentiva solo. Saša aveva dieci anni. Da molto tempo aveva imparato
tutte le lettere dell’alfabeto cirillico e latino. Aveva finito i compiti ma non
aveva voglia di leggere o di accendere il suo computer.
- Quando non hai compagnia, tutto è stupido! - Pensava.
Ogni giorno aveva le
sue occupazioni: compiti quotidiani, giocattoli, giochi di computer, l’ultimo
album di figurine, i programmi alla TV.
Mamma e papà lavoravano tutto il giorno. Ogni tanto
portavano a casa dei mucchi di carte che non erano riusciti a compilare in
ufficio. Saša sapeva che i suoi genitori
lo amavano e che gli compravano tutto quello che desiderava.
Cosa devo fare? Pensava, mentre staccava un messaggio dalla
maniglia del frigorifero:
-Lavati i denti.
-Fai i compiti.
-Non dimenticare la lezione di inglese.
-Il pranzo è nel microonde.
-Non aprire la porta agli sconosciuti.
-Ti telefonerò durante la pausa- mamma.
-Sto andando a Budapešt. Ti porterò qualcosa di bello. Papà.
L’attenzione di Saša
fu attirata da un foglio colorato in mezzo alla quantità di carte accumulatosi
sulla sedia. Era pubblicità: “Pizza Service-consegniamo in cinque minuti-telefonate!”
La pizza arrivò velocemente ed aveva un profumo
meraviglioso. Il giovane delle consegne però mostrava di avere fretta.
-Vuoi che ci dividiamo questa pizza? Non mi va di mangiarla
solo! – chiese Saša al giovane, che lo
guardava un po’ meravigliato.
-Hai ordinato tu questa pizza?-
-Sì, anche se non ho fame- Il giovane a dire il vero, era
rimasto perplesso.
-Non capisco cosa stai dicendo... -
-Vuoi essere mio ospite? Dai che mangiamo insieme!- Saša
si fece insistente, pregando il fattorino sconosciuto, che ora era pensieroso.
Evidentemente, indeciso.
A dire il vero stava aspettando l’arrivo di un nuovo
messaggio. Aveva lavorato tutto il giorno senza pausa. Ma non aveva il coraggio
di trattenersi più a lungo. Aspettava la telefonata del suo capo.
Era davvero confuso ma, alla fine, acconsentì. Per dieci
minuti, a causa di una pizza, non sarebbe caduto il mondo! Pensò ad alta voce
scherzando.Velocemente aprirono la scatola, il cellophane, e stranamente a Saša
tornò l’appetito.
Mentre masticavano in
compagnia il bambino indicò all’interlocutore il mucchio di messaggi. Era
veramente una piccola collezione! -E’ così tutti i giorni, talvolta anche
durante il fine settimana!
Mi avessero dato
almeno un fratello o una sorella!-
-Finchè la mamma non torna dall’ufficio non oso andare
fuori, mentre i miei compagni sono già al campo da basket - si lamentava Saša
senza interruzione con l’ospite sconosciuto.
Da quel giorno, Saša chiamò ogni tanto il pizza-service scusandosi col
suo amico ‘un po’ cresciuto’ per tutte
quelle confidenze.
Il bambino si sentiva
ora meno solo e il casuale sconosciuto era diventato un buon interlocutore.
Nonostante tutto ciò che comprarono e regalarono a Saša egli
aveva solo un desiderio, che nessuno riusciva a colmare e cioè che mamma e papà
potessero stare spesso con lui, magari a passeggiare al Kalemegdan* o al parco
Tašmajdan*. Avrebbe voluto telefonare ai suoi compagni per invitarli a mangiare
i più buoni sandwich che sapeva fare sua madre… ma questo gli era già stato promesso, quando ci sarebbe stato
tempo. Il fatto che il bambino mangiasse tanta pizza, appariva strano in casa,
ai suoi genitori. Alle loro domande, Saša scrollava le spalle in modo
misterioso. Invece una volta, quando ebbero tempo, passeggiando insieme, il
bambino raccontò loro del suo nuovo amico.
E così, quella volta decisero di invitare anche lui, un
giorno, a mangiare i sandwich coi compagni.
Racconto di Radmila Pecija Urosevic
Traduzione di Laura Maestrello
Friday, September 20, 2013
UNA VIA INTITOLATA A DERVENTA
E' successa una cosa meravigliosa !
All'interno della festa dell'artigianato di Pinerolo (TO), è stata intitolata una via alla città di Derventa e sono venuti gli amici di Derventa con un gruppo folkloristico che è semplicemente meraviglioso !
Il tutto è stato fatto grazie all'impegno decennale dell' "Associazione arcobaleno" e al gemellaggio delle città di Derventa e Pinerolo.
Per vedere i nostri post cliccate : qui e qui e qui
Per vedere il video della manifestazione, cliccate : qui
Per vedere il gruppo folkloristico di Derventa, cliccate : qui e qui e qui e qui
Siamo un po' sconcertati perchè tutto si è svolto davanti a una banca !
Friday, September 13, 2013
IL PICCOLO TROMBETTISTA
L’orchestra suonava da quasi un’ora. I passanti radunati, si
divertivano ad ascoltare i ritmi sfrenati e qualcuno si avvicinava alla scatola
posta in mezzo ai suonatori. Suo padre e gli altri ottoni suonavano disposti in
semicerchio nella via Kneza Mihailova.
Điafer aveva appena nove anni. Già da due il padre gli aveva
insegnato a suonare la tromba e quando si stancava, lo metteva alle
percussioni. Non capiva che per lui era ugualmente difficile, sia l’uno che
l’altro.
Avrebbe voluto osservare i bambini del pubblico e forse li
avrebbe invidiati per la loro infanzia spensierata. Amava sinceramente la
musica e avrebbe davvero desiderato un giorno ereditare l’arte di suo padre ma,
ancora di più, avrebbe voluto in questo momento andare a scuola, giocare a
pallone coi suoi compagni della Serbia del sud ed avrebbe voluto che la mamma
gli preparasse la sua colazione preferita, il caldo strudel di formaggio e una
tazza di yogurt.
La sua infanzia era
viaggiare, suonare a cielo aperto e dormire nelle più disparate baracche e accampamenti,
qualche volta perfino in qualche appartamento affittato dove soggiornava
l’intera orchestra.
Điafer faceva sempre esercizio alla tromba ed il padre si
sarebbe arrabbiato se non avesse risposto alle sue aspettative ed eseguito le
sue precise istruzioni. Il ragazzo non amava il viso severo del papà e nemmeno
quando egli gridava. Gli zii lo calmavano dicendogli che ci voleva tempo, che
il figliolo era ancora piccolo, e solo in quel modo Điafer riusciva ad evitare
una lavata di capo.
Il genitore spesso ripeteva che all’età di suo figlio, lui,
aveva già la capacità di interpretare parti da solista e che doveva essere del
tutto naturale il fatto che la sua progenie non fosse meno, avendo ereditato il
talento ed imparato dal padre.
La via Kneza Mihailova brulicava di passanti. Si avvicinava
Đurgevdan, la festa di san Giorgio e
c’ era lavoro per tutto il giorno. Questo significava che,
arrivati alla base del Kalemegdan non ci sarebbe stato tempo per un giro al
lunapark del giardino zoologico. E Điafer veramente, non avrebbe nemmeno potuto
chiedere di andarci altrimenti suo padre si sarebbe di nuovo arrabbiato.
La primavera era appena iniziata e sembrava già estate.
I musicisti stavano già suonando da un’ora senza
interruzione davanti allo spiazzo attiguo al ristorante “Ruski car”*. Il
pubblico era euforico e le canzoni si susseguivano una dopo l’altra.
Il bambino era assetato. Ogni tanto saltava pezzi di melodia
e subito il padre girava gli occhi e la tromba nella sua direzione dandogli
un’occhiataccia e lui presto si riprendeva.
Ad un certo punto, una signora anziana, di fianco alla quale
stava in piedi un bambino, coetaneo di Đafer,
si mise ad osservarlo. Lui dapprima non dedicò a questo particolare attenzione perchè spesso gli ascoltatori lo guardavano, commentando ad alta voce la sua presenza in orchestra e lui poteva
solo ascoltare senza poterci fare nulla. Era ancora assetato e desiderava rinfrescarsi
alla fontana che zampillava lì vicino, promettendo frescura.
Banconote giungevano da tutte le parti. Il padre e lo zio si
lanciavano sguardi soddisfatti.
Qualcuno della folla cominciò a danzare tra gli ottoni, agitando
allegramente foulard usciti a sorpresa. Era prevedibile che un po’ alla volta
potessero arrivare, spostandosi mano a mano, fino a Skadarlija*, per un agnello
al forno.
Lui invece desiderava solo una limonata fredda e un
sandwich, o almeno dei salatini.
Come se gli avessero letto nel pensiero, la donna con il
nipote, che si erano allontanati, tornarono dal‘Ruski Car’ e intrufolandosi
attraverso i passanti radunati, si fermarono alla portata di Điafer con un
insolito regalo tra le mani.
Su un piatto bianco a forma di conchiglia, faceva allegra
mostra di sè una grossa fetta di torta alla frutta, che il bambino non aveva mai
visto prima. E ancora, c’era una spruzzata di crema sopra.
Il nipotino teneva in mano un bicchiere di limonata un po’
appannato. Sorridenti, guardavano entrambe il piccolo trombettista.
Điafer, suonando, aveva visto l’insolita scena tra il pubblico,
ma non aveva pensato che fosse destinata proprio a lui. Credeva che di lì a
poco il bambino, mentre lui suonava col padre in orchestra, avrebbe addentato
quel colorato pezzo di torta e avrebbe sorseggiato il bicchiere di limonata.
Per non soffrire la tortura, mentre combatteva per domare il difficile
strumento che aveva tra le mani, cercava di non guardare nella direzione del
bambino e della donna.
Era chiaro che il piccolo trombettista non osava
interrompere l’esecuzione musicale, ma i due avevano fretta di acquistare il
biglietto per lo spettacolo al Teatro dei Bambini.
La donna fece qualche tentativo, mentre lungo l’elegante
Kneza Mihailova si disperdeva il suono della musica. Cercò di attirare lo
sguardo del bambino, ammiccando verso il nipote. Finalmente arrivò il momento
in cui si capirono ed il piatto col dolce e il bicchiere di limonata si
fermarono a poca distanza da Điafer, offrendosi invitanti.
Điafer sapeva di non poter interrompere la musica perchè il
padre lo avrebbe sgridato. Loro erano professionisti che guadagnano denaro con
le proprie prestazioni ma… pensandoci bene... il cibo forse...non era come
chiedere la carità. Suonava ancora senza interrompersi, passando gli occhi dal
bambino con la merenda al severo padre.
Si sentiva assetato e stanco come non mai. Decise così di
prepararsi mentalmente a sopportare le sgridate e le punizioni che lo
aspettavano.
Già il minuto successivo, il piccolo trombettista, con lo
strumento sotto il braccio, assaporava il dolce da cui sporgevano ciliegine
rosse e verdi kiwi. Solo ogni tanto si interrompeva, col naso macchiato di
crema, per trangugiare qualche sorso di limonata.
Godendo di quella insolita offerta, riusciva perfino a
dimenticare quello che stava facendo nella sua “uniforme” con la camicia
bianca...
Del padre e degli zii si era completamente dimenticato!
Mentre la donna e il bambino lo guardavano
e in modo complice e benevolo, la scena per i passanti era bella ma
anche triste.
A dire il vero, davvero pochi si accorsero della pausa. Lui
era un esempio di tutti i bambini che non sono stati bambini e che hanno dovuto
guadagnare come i grandi.
Suonare all’aperto era una corsa senza interruzione.
L’orchestra continuò infatti senza il
piccolo trombettista, a suonare le canzoni richieste.
Racconto di Radmila Pecija Urosevic
Traduzione di Laura Maestrello
Thursday, September 12, 2013
IL CHIODO
La maestra spesso parlava di quanto siano importanti verità e giustizia nelle nostre
vite da ‘grandi’ e da ‘piccoli’. Ma ad Elvis non era mai stato del tutto chiaro
come l’uomo possa essere ‘grande’ o ‘piccolo’. Suo nonno gli aveva spiegato
molto tempo fa che una persona può semplicemente essere o non essere buona.
A questo proposito, un giorno, com’è naturale che succeda in
classe, tutti i bambini avevano avuto il compito di fare una composizione su
avvenimenti ingiusti.
Il compito di Elvis fu piuttosto breve, allo stesso modo del
suo titolo: “Il chiodo”.
Quando Elvis non andava a scuola -inizia il ragazzo nel
proprio racconto- era solo a causa della sua salute cagionevole o delle
esigenze familiari, infatti normalmente doveva andare anche a lavorare.
All’età di cinque anni, il nonno gli lasciò, al posto di un
regalo, il suo bauletto di legno con diverse spazzole, oggetti vari e vecchi
stracci.
L’indomani gli mostrò
il posto, all’entrata della stazione ferroviaria, dove avrebbe dovuto pulire le
scarpe sporche alla gente prima del passeggio per le vie della capitale.
Così Elvis imparò velocemente e molto bene il lavoro, portando
presto alla madre non solo il guadagno, ma anche le mance e resistendo al
gelato, alle caramelle e ai dolcetti che vedeva esposti in via Gavrilo Princip.
L’unica cosa che gli riusciva difficile era portare la scatola
di legno, appena più leggera del suo peso, fino a casa, poi correre a scuola per
non fare tardi, arrivare senza fiato e volare in classe.
Un pomeriggio, nella macelleria di fronte alla quale passava
giornalmente, sul muro vuoto dietro la porta a vetri, vide un enorme
chiodo.
Subito gli venne un’idea. Entrò nel negozio e, come un
adulto, chiese del titolare.
Rallegrandosi per
averlo trovato, Elvis spiegò come quasi ogni giorno doveva portare la sua
scatola di legno fino alla stazione ferroviaria e riportarsela indietro e come gli
sarebbe stato davvero utile quel chiodo.
-E in che modo?- chiese il padrone
–Ecco, se io potessi
appendere la mia scatola al chiodo, se a lei non disturba, per me sarebbe più
facile... giungerei sempre puntuale a scuola... avrei tempo anche per un po’ di
colazione-.
Elvis sapeva di cercare l’impossibile, ma a lui questo
chiodo in macelleria sembrava un dono di salvezza dal cielo. La felicità di
bambino non ebbe fine quando il macellaio concesse il suo chiodo al piccolo
pulitore di scarpe.
Passarono giorni e settimane. Elvis correva contento in
macelleria, attaccava la sua scatola di legno e tornava ancora più contento facendo
tintinnare ogni volta i soldi
spiccioli ricavati dal suo lavoretto.
Tutto andò avanti fino a quel giorno in cui il macellaio si mise davanti a lui
e con voce seria gli disse che avrebbe dovuto pagare regolarmente l’affitto per
il suo chiodo, altrimenti l’avrebbe levato, poichè disturbava l’estetica del
negozio, insieme con la scatola di legno.
Elvis rimase sorpreso, deluso e triste. Non poteva pagare la
somma richiesta e da quel giorno, sulla sua schiena non ancora robusta, portava
la scatola sua e di suo nonno, con gli accessori per pulire le scarpe. Era una
grande ingiustizia per un uomo di 10 anni. Sotto la composizione, la maestra
scrisse un ottimo giudizio.
Racconto di Radmila Pecija Urosevic
Traduzione di Laura Maestrello
Wednesday, September 11, 2013
BRIOCHES PER I PICCOLI MENDICANTI
Via Makedonska. L’aria è calda e polverosa. Il marciapiede è
intasato da automobili parcheggiate e affolato di passanti. Davanti all’entrata
della Casa della Gioventù, una bambina siede sulla scala e chiede la carità.
Vicino alla creatura, dall’aspetto sporco e cencioso,
si trova una scatola di cartone, in cui ogni tanto tintinna qualche monetina
gettata di passaggio.
Come un piccolo robot, ripete ogni volta frasi imparate in
modo meccanico e poi getta di nuovo lo sguardo davanti a se, sul marciapiede
pieno di automobili e passanti frettolosi.
Evidentemente le è indifferente quanto denaro raccoglierà
nel corso della giornata.
Man mano che il tempo passa, sempre più di frequentemente,
il suo sguardo vaga tra i bambini della sua età con genitori o nonni che li
conducono a passeggio per la Kneza Mihailova oppure al Kalemegdan*, dove, lei
sa, è più bello per i piccoli.
Le immagini di gelati, popcorn, automobiline e giostrine,
palloncini di tutti i colori, si alternano davanti a lei, ad occhi chiusi.
Ad un certo punto sopraggiunge un giovane, forse un tempo
piuttosto bello, ma ora vestito in modo disordinato e casuale, il quale conta
il denaro nella scatola e scontento inizia ad inveire verso la bambina
spaventata.
Con rabbia e clamore si scaglia contro la piccola
lavoratrice, le tira i capelli, ma non riesco a distinguere cosa le dice.
Qualche passante si ferma, guarda quella scena
insopportabile e velocemente se ne va.
La bambina dopo poco rimane sola con la scatola vuota, nello
stesso posto, ad iniziare da capo, come la mattina.
Quella scena è trascorsa in meno di un minuto ma
l’impressione che mi ha lasciato è di quelle che durano per l’eternità. Sto in
piedi sull’altro lato della strada vicino al negozietto dove si vendono i
panini e la bambina oltre la strada piange e, ogni tanto, si gira verso la
direzione nella quale si è avviato il giovane.
Compro una brioches rivestita di cioccolata e un tetrapack
di latte di mucca, attraverso via Makedonska per dare il mio contributo e un
po’ di consolazione alla bambina sconosciuta.
Lei piange. Lacrime di bambino. Sofferenza di bambino.
Sfortuna di bambino.
Dovrebbe esistere un tribunale solo per i delitti che sono
causa di lacrime e dolore per i bambini.
E i giudici dovrebbero essere soli bambini, rimugino.
La bambina piange
silenziosamente, tra sè. Non si occupa del suo lavoro ora, della sua questua
forzata. Non esterna più quelle frasi
imparate a memoria. Piange sola tra sé e sé. I soldini risuonano davanti
ai suoi piedini scalzi e adesso, dopo la scenata del suo ‘capo’, più di prima.
Siedo vicino a lei e le offro il mio ‘contributo’: la
brioches ed il latte. Sporca di polvere e lacrime mi guarda spaventata e
sorpresa. Ma già un attimo dopo, senza parole,‘cancella’ il mio ‘contributo’
senza esitazione.
Chi sa quanto a lungo
non ha mangiato, penso tra me, mentre guardo le sue magre braccine e le sue gambe
sottili. Quando finisce, mi sorride con complicità.
Ha dimenticato,
almeno in questo momento, quel brutale uomo che non le permette di essere una
bambina spensierata.
Da quella volta, ogni tanto la vedo in via Makedonska, sulla
scala, davanti alla Casa della Gioventù, e adesso noi due ci riconosciamo.
Se vedete una piccola, magra bambina con una scatola di
cartone, e non solo lei, e non solo in questo posto, ma in qualunque altro in
città, un bambino qualsiasi, piccolo questuante, al posto delle monete,
offritegli una brioches oppure una pallina di gelato.
Non cambierete il suo destino, ma gli darete un attimo di
consolazione, un po’ di piccola allegria infantile e lo salverete dalla fame,
se non è possibile mettere fine agli interessi del suo ‘padrone’.
Racconto di Radmila Pecija Urosevic
Traduzione di Laura Maestrello
Tuesday, September 10, 2013
Il pittore
Il concorso internazionale di pittura si è concluso con
successo. I giovani pittori da tutte le parti del mondo hanno spedito oltre 500
disegni. Il tema è libero, oppure ‘Cosa mi fa felice’.
Il concorrente più giovane ha cinque anni, dalla Svezia, il
più vecchio, Marco, diciassette,da Belgrado.
La cerimonia ufficiale per l’assegnazione del premio non è
ancora iniziata. I premiati, accompagnati dai genitori, dagli amici ed
insegnanti, aspettano impazienti la decisione, mentre orgogliosi guardano
l’esposizione allestita, la sala gremita, le telecamere, i giornalisti, le
personalità nazionali ed estere.
Tutti sono presenti, eccetto Marco.
‘Marco è malato, non è potuto venire...’dice un po’ confusa
una giovane donna mentre spiega che
ritirerà per lui il premio.
‘Io sono sua madre,
Marco vi saluta tutti’ Aggiunge.
‘Bene, per Marco J.... ritirerà la mamma’ annota
l’organizzatore.
‘Si fermi là sulla
destra, in modo da essere vicina quando sentirà il suo nome’.
‘Vedete, il lavoro
col campo di grano maturo è di Marco, spiega una signora sorridendo e mostrando
ai presenti il dipinto giallo-oro esposto nella sala dove si affollano gli
ospiti, sperando di essere ammessi a qualche parte ufficiale del programma ed
avere la chanse di essere ripresi dalla telecamera. Peccato, il disegno di
Marco ha conquistato il secondo posto, anche se è tanto bello da meritare il
primo, dice la signora, mentre constata che sono arrivati tutti gli ospiti,
eccetto lui.
Da poco è iniziata la cerimonia e la consegna dei premi.
Applausi, auguri, baci.
Mentre tiene nelle mani la scatola coi colori per dipingere,
la targa e la medaglia a forma di pennello, la mamma di Marco mostra una
felicità inesprimibile. Forse vorrebbe piangere ma i giornalisti ed i membri
della commissione non le danno un momento di pace tempestandola con una
sequenza di domande.’Vorrà diventare pittore un giorno, Marco?.. Frequenta
qualche scuola di disegno?..Ci dispiace che oggi non sia venuto, il suo lavoro
è davvero eccezionale, sono tutti d’accordo...possiamo fargli un’intervista
quando starà bene?.
La madre di Marco tenta di spiegare, ma, guardando tutti
quei volti sorridenti, non ha il coraggio e la forza di dire come stanno le
cose. Tiene per se la verità, mentre tutti desiderano fotografare proprio il
disegno di Marco e vogliono trascrive il suo numero di cellulare
inoltrevolentieri gli farebbero visita nella sua stanza.
Mentre continua la cerimonia, Marco, in qualche altro posto
della città, dipinge altri nuovi campi di grano dorato, preoccupandosi che
assomiglino a quello di grano maturo del nonno, in cui amava nascondersi e nel
quale si sentiva il bambino più sicuro e felice del mondo.
Prima di tornare dalla cerimonia, la madre tenta di spiegare
a Marco che ha ottenuto il secondo premio, in concorrenza con 500 disegni, che
ha vinto un viaggio in Italia e tanti, tanti colori nuovi.
Forse, quando era ancora nella pancia della mamma, è
successo qualcosa di strano nella sua testolina. Capisce cosa gli dice la madre
ma non sa spiegarlo.
Marco è un ragazzo, come dicono gli esperti, con bisogni
particolari, con un ritardo dello sviluppo mentale. La madre avrebbe voluto che
lui vincesse, ma un attimo dopo non ci pensava già più. Sapeva che la
confusione e l’interesse intorno a lui lo avrebbero reso nervoso e che tutta
questa gente sconosciuta e inconsapevole avrebbe avuto un’impressione sbagliata
di lui.
‘Forse non crederanno che sia davvero il suo disegno, forse
mi diranno che con la firma dovevo dichiarare che non è un ragazzo
normale’...pensava tra se’ mentre si preparava
a ritirare il premio. Che Marco non abbia mai parlato, voluto, saputo o
potuto, non è importante. Sua madre è sicura che il suo ragazzo un giorno diventerà
pittore. In verità lo è già. Ed è pronta a comprargli tutti i colori del mondo
per dipingere i suoi campi colorati di grano.
Racconto di Radmila Pecija Urosevic.
Traduzione di Laura Maestrello
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