Thursday, September 30, 2010
Beli andeo iz Manastira Miliseva
Decisamente non sono tempi buoni nè in Italia e nè nei Balkani e nei momenti buii ciò che ti colpisce maggiormente sono i valori, quelli a cui non avresti mai pensato in momenti diversi, magari più futili. E' così che nei giorni scorsi mi è capitato di piangere davanti alla cassetta della posta appena ho intravisto la cartolina di Vladimir.
Vladimir è un mio amico di face book. Non l'ho mai conosciuto di persona, ma dal primo contatto on line mi ha dimostrato un'amicizia particolare.
Mi faceva sempre tanti complimenti su come provavo a parlare serbo e su come mi interessavo alle loro tradizioni.
Ha sempre messo a disposizione le sue foto e leggeva il nostro blog per quel poco che riusciva a capire dall'italiano. Un ragazzo fantastico.
In una piccola gita al Monastero mi ha pensata e mi ha inviato, senza saperlo, il più bell'angelo esistente al mondo : l'angelo bianco.
Hvala lepo prijatelj moj !
Manastir Miliseva
Orthodox Monastery
Thursday, September 23, 2010
Il viaggio di Rita. Terza parte
Continua da qui
Alloggiamo in un hotel sulla strada che collega l'aeroporto a Skopje, scelto proprio per questo, anche se i miei 3 compagni di viaggio ne avrebbero preferito uno in pieno centro.
Tuttavia essi devono presto ricredersi, visto che, per le solite combinazioni balcaniche, il padre dei due gestori è un neopensionato della facoltà di filologia, e pur essendo specializzato in lingua russa, parla l'italiano, appreso durante vari soggiorni in Calabria a studiare la lingua delle comunità albanesi ivi residenti.
In Kosovo più del 70% della popolazione ha meno di 35 anni e pare non avere ricordi vividi del passato, neanche recente, mentre da un sessantenne si possono conoscere più cose.
Trascorriamo quindi volentieri del tempo con lui e con la sua amabile signora; ci mostrano le foto del loro matrimonio, un matrimonio misto, fra un musulmano ed una cattolica, scattate quarant'anni fa, quando erano belli, giovani e pieni di ideali.
Fra queste troviamo anche quelle di una vecchia Mercedes che pare incidentata, mentre in realtà mostra i danni subiti solo pochi anni fa, mentre si recavano a prestare aiuto ad una famiglia serba.
I loro occhi ne hanno viste di tutti i colori e le loro vite si trascinano nel ricordo del loro vissuto.
Pristina ha 600mila abitanti, è priva di moneta propria, si usa infatti l'euro e ovunque ci si trova in un cantiere aperto, tanto che l'aspetto della città è in continua fase di stravolgimento.
Frotte di giovani la gremiscono, eleganti di bell'aspetto e nulla facenti.
Grosse auto senza targa circolano liberamente e il mercato nero dilaga.
Fra gli altri, la presidiano i nostri carabinieri, ma ben poco di più possono fare, se non regalare caramelle ai bambini, che ovviamente li adorano.
Tutti parlano un ottimo inglese e sono molto accoglienti, forse consapevoli della necessità dei vari investimenti ed aiuti stranieri per la sopravvivenza dello stato.
Visitiamo Gracanice, una piccola enclave serba a soli 5 km dalla capitale.
Qui si parla serbo, la moneta è quella di Belgrado e le targhe delle auto sono ancora quelle vecchie, ma la vita pare tranquilla.
Scorgiamo alcuni ufficiali dell'esercito svedese, che molto gentilmente ci “prestano” la loro guida locale; un capitano si disarma e ci accompagna nella visita della splendida chiesa ortodossa adiacente al monastero del XIV secolo, che l'Unesco nel 2006 ha proclamato patrimonio dell'umanità.
Grazie alla sua torcia possiamo ammirare gli splendidi affreschi, visto che è molto buio e soltanto qui dall'interno della chiesa, riusciamo a renderci conto dell'altissima silhouette dell'edificio.
A quanto pare gli svedesi sono al termine della loro missione in questo luogo.
Decidiamo quindi di recarci nella ben più tristemente famosa Mitrovica, la città spaccata in due dal fiume Ibar, dove vivono circa metà dei 120mila serbi di tutto il Kosovo.
Parcheggiamo l'auto all'inizio del ponte, guardata dalla Gendarmerie Francaise, dato che qui, diversamente che a Gracanice, nella zona serba possono circolare solo le auto con la vecchia targa, mentre quelle con la nuova targa kosovara vanno tolte prima di varcare il ponte per non incorrere in spiacevoli incidenti.
Kosovo me fat ?
Alloggiamo in un hotel sulla strada che collega l'aeroporto a Skopje, scelto proprio per questo, anche se i miei 3 compagni di viaggio ne avrebbero preferito uno in pieno centro.
Tuttavia essi devono presto ricredersi, visto che, per le solite combinazioni balcaniche, il padre dei due gestori è un neopensionato della facoltà di filologia, e pur essendo specializzato in lingua russa, parla l'italiano, appreso durante vari soggiorni in Calabria a studiare la lingua delle comunità albanesi ivi residenti.
In Kosovo più del 70% della popolazione ha meno di 35 anni e pare non avere ricordi vividi del passato, neanche recente, mentre da un sessantenne si possono conoscere più cose.
Trascorriamo quindi volentieri del tempo con lui e con la sua amabile signora; ci mostrano le foto del loro matrimonio, un matrimonio misto, fra un musulmano ed una cattolica, scattate quarant'anni fa, quando erano belli, giovani e pieni di ideali.
Fra queste troviamo anche quelle di una vecchia Mercedes che pare incidentata, mentre in realtà mostra i danni subiti solo pochi anni fa, mentre si recavano a prestare aiuto ad una famiglia serba.
I loro occhi ne hanno viste di tutti i colori e le loro vite si trascinano nel ricordo del loro vissuto.
Pristina ha 600mila abitanti, è priva di moneta propria, si usa infatti l'euro e ovunque ci si trova in un cantiere aperto, tanto che l'aspetto della città è in continua fase di stravolgimento.
Frotte di giovani la gremiscono, eleganti di bell'aspetto e nulla facenti.
Grosse auto senza targa circolano liberamente e il mercato nero dilaga.
Fra gli altri, la presidiano i nostri carabinieri, ma ben poco di più possono fare, se non regalare caramelle ai bambini, che ovviamente li adorano.
Tutti parlano un ottimo inglese e sono molto accoglienti, forse consapevoli della necessità dei vari investimenti ed aiuti stranieri per la sopravvivenza dello stato.
Visitiamo Gracanice, una piccola enclave serba a soli 5 km dalla capitale.
Qui si parla serbo, la moneta è quella di Belgrado e le targhe delle auto sono ancora quelle vecchie, ma la vita pare tranquilla.
Scorgiamo alcuni ufficiali dell'esercito svedese, che molto gentilmente ci “prestano” la loro guida locale; un capitano si disarma e ci accompagna nella visita della splendida chiesa ortodossa adiacente al monastero del XIV secolo, che l'Unesco nel 2006 ha proclamato patrimonio dell'umanità.
Grazie alla sua torcia possiamo ammirare gli splendidi affreschi, visto che è molto buio e soltanto qui dall'interno della chiesa, riusciamo a renderci conto dell'altissima silhouette dell'edificio.
A quanto pare gli svedesi sono al termine della loro missione in questo luogo.
Decidiamo quindi di recarci nella ben più tristemente famosa Mitrovica, la città spaccata in due dal fiume Ibar, dove vivono circa metà dei 120mila serbi di tutto il Kosovo.
Parcheggiamo l'auto all'inizio del ponte, guardata dalla Gendarmerie Francaise, dato che qui, diversamente che a Gracanice, nella zona serba possono circolare solo le auto con la vecchia targa, mentre quelle con la nuova targa kosovara vanno tolte prima di varcare il ponte per non incorrere in spiacevoli incidenti.
Kosovo me fat ?
Tuesday, September 21, 2010
I Nema problema in Via Sarpi
A casa mia ci siamo rifiutati di comprare il decoder e così vediamo la tv tramite il satellite e ci prendiamo il tg regionale che ci proprinano. Ogni settimana cambia regione. Il più bel tg regionale è quello romano, perchè ha un presentatore di colore che è di una simpatia senza fine ! Quello più brutto è quello lombardo. Ti viene proprio l'"epilessia e testa" come si dice in Calabria. Ma nei giorni scorsi ho visto i Nema problema in Via Sarpi, a Milano.
Via Sarpi è la Chinatown milanese ed è il posto in cui varie organizzazioni umanitarie hanno scommesso sull'antirazzismo che a Milano sta imperversando.
Vedere i Nema problema impegnati contro il razzismo mi ha fatto venire le lacrime agli occhi. Grazie ! Qualcosa di buono al tg3 lombardo !
Vivisarpi.it
Nema problema orkestar
Friday, September 17, 2010
Djuvec (Ђувеч)
Il Djuvec è un tradizionale piatto di riso, verdura e carne che si prepara un po' in tutti i balcani.
Per prepararlo esistono miglialia di ricette, gli ingredienti variano a secondo della regione e da cuoco a cuoco. Gli ingredienti comuni sono agnello, maiale o manzo e verdure come cipolle, pomodori, peperoni, piselli, fagiolini o melanzane. Poi ci vuole brodo di carne, sale, paprika, pepe, aglio e prezzemolo. Per il soffritto si può prendere l'olio di semi oppure strutto. Nella maggior parte delle ricette,si usa il riso, in certe si combinano patate e riso.
Per oggi propongo una ricetta particolare di Djuvec (questa ricetta viene dalla zona di Nis, Leskovac, e Vranje) che si chiama
Kasapski Djuvec (overo il Djuvec dell macellaio)
Ingredienti:
1kg di cipolle tagliate fine
1kg di carne di manzo tagliata a cubetti
300gr pomodori tagliati a cubetti
250gr di peperoni tagliati a cubetti (se trovati i peperoni "Kapia" a cornetto meglio ancora)
200gr di patate tagliate a cubetti
2 tazzine di riso
200gr di cornetti verdi tagliati a pezzetti
200gr di piselli freschi (funziona benissimo anche con quelli surgelati)
2 peperoncini tagliuzzati (se desiderate un po' di piccante)
1 tazzina e mezzo di olio di semi
sale, pepe, paprika dolce in polvere, prezzemolo trittato
Mettere a cuocere in acqua fredda la carne a cubetti e salare bene. Fare cuocere per circa mezz'oretta. In una pentola fare saltare le cipolle nell'olio. Poi aggiungere la verdura, il riso e le spezie (sale, pepe, paprika e prezzemolo).
Mischiare il tutto per bene e versare in una casseruola che va in forno. Aggiungere i cubetti di carne (sparparglarli bene) e aggiungere il brodo della carne affinche la verdura sia coperta.
Passate il tutto i forno a temperatura elevata finche si mette a cuocere. Poi abbassate a fuoco medio e lasciate cosi in forno per circa un'oretta e mezza.
Aspettiamo le vostre buone ricette per il Djuvec...che pubblicheremo volentieri (con foto!)
Monday, September 13, 2010
Il viaggio di Rita. Seconda parte
Continua da qui
A Bitola è particolare Shirok Sokak Ulica, la via dei Consolati, zona pedonale del centro storico, dove si alternano senza soluzione di continuità palazzi in stile neoclassico e belle case d’epoca dai colori vivaci.
La chiesa di Sveti Dimitria, costruita nel 1830 con le donazioni dei ricchi mercanti della città, è considerata la più bella chiesa ortodossa del periodo della rinascenza macedone.
A testimonianza della lunga dominazione ottomana le vecchie moschee, come quella di Isak del 1508 con una cupola centrale con diametro di 26 metri ed il minareto di quasi 45 metri.
La Torre dell’orologio, del XVII secolo a base rettangolare ed alta 30 metri.
Il Bezisten, vecchio mercato coperto, risalente al XVI secolo, dove per secoli i turchi acquistavano tessuti e capi d’abbigliamento. I Bagni Turchi e la medina.
Raggiungiamo l'antica e suggestiva città romana di Heraclea Lyncestis, posta sul tracciato dell'antica via Egnatia a piedi, percorrendo un parco gremito di gente e busti di eroi partigiani.
Skopje ci appare subito una città moderna, con grandi palazzi e belle strade.
Il terremoto del 1963 ha distrutto molti monumenti di rilievo e molte zone storiche, fra cui la casa natale di nene Teresa, come qui viene affettuosamente chiamata madre Teresa di Calcutta ed una targa commemorativa della sua nascita ci ricorda che proprio in quei giorni se ne celebrava il centenario. Poco distante, in Makedonska Ulica è stato recentemente eretto un mausoleo a lei dedicato.
Il museo cittadino è situato nella vecchia stazione ferroviaria di Skopje, danneggiata dal terremoto del 1963, dove l'orologio è rimasto fermo all'ora della catastrofe.
La scritta sulla parete di un edificio: “Makedonia in Europe, but for Makedonians”, la dice lunga.
Più interessante e significativa è sicuramente la città vecchia, raggiungibile percorrendo l'antico e suggestivo ponte ottomano sul fiume Vardar, voluto dal conquistatore turco Maometto II, il cosiddetto “ponte di pietra”, che collega la moderna piazza Macedonia alla medina turco-albanese. Qui troviamo un'autentica cittadella d'altri tempi, con piccole palazzine di uno o due piani, tetti in legno, stradine lastricate di marmo e possiamo gustare squisiti piatti e caffè turco, ascoltando la chiamata alla preghiera del muezzin.
Visitiamo Kratovo, posta nel cratere di un vulcano estinto, nei cui pressi si trova Kuklica una “città di pietra”, famosa per le stone dolls derivanti da erosione naturale e risalenti a 30 milioni di anni fa.
Poi Prilep, dove si coltiva il tabacco e praticamente ovunque ne vediamo foglie ad essiccare.
E' una città calda e polverosa, ma troviamo rifugio lungo il lago, con acque trasparenti e rive ghiaiose, gremito di giovani che prendono il sole.
Giungiamo alla vinaria di Tikves per una visita guidata alla più grande cantina dell'Est Europa, dove convergono le uve di Kavadarci e Negotino per la produzione di vini che non hanno nulla da invidiare a quelli italiani o francesi.
Sono proprio i giorni antecedenti la vendemmia e troviamo molti operatori di alta professionalità impegnati al lavoro. E' un luogo molto curato e vasto, nel quale si sposano saperi antichi e tecnologia d'avanguardia e dove abbiamo l'opportunità di degustare vini eccellenti accompagnati da ottime pietanze.
Con Matka salutiamo la Macedonia per ritornare in Kosovo. La bellezza del luogo ci colpisce per la sua spettacolarità. Attraverso un sentiero stretto che passa sotto un soffitto di rocce spioventi, giungiamo al lago artificiale, dove nel XIV secolo c'erano più di 80 monasteri in piena attività, di cui ne sono rimasti solo quattro: Sv. Andrea, Sv. Nikola, Sv. Troica, e Sv. Bogorodica. Sveti Andrea, costruito nel 1389, si trova sulle rive del lago, mentre gli altri tre sono sulle rocciose colline circostanti.
Le pareti verticali del canyon lungo il fiume Treska sono una sfida per i rocciatori e le acque del fiume un paradiso per gli appassionati di canoa.
Piccole barche offrirebbero ai visitatori l'opportunità di gite sul lago, ma optiamo per una gustosa sosta culinaria a base di carpa fritta.
Rientriamo dunque in Kosovo, facendo attenzione che sul nostro passaporto non vengano apposti timbri, al fine di non avere problemi per eventuali ingressi in Serbia e rieccoci a Pristina, da dove era partito il nostro viaggio....
A Bitola è particolare Shirok Sokak Ulica, la via dei Consolati, zona pedonale del centro storico, dove si alternano senza soluzione di continuità palazzi in stile neoclassico e belle case d’epoca dai colori vivaci.
La chiesa di Sveti Dimitria, costruita nel 1830 con le donazioni dei ricchi mercanti della città, è considerata la più bella chiesa ortodossa del periodo della rinascenza macedone.
A testimonianza della lunga dominazione ottomana le vecchie moschee, come quella di Isak del 1508 con una cupola centrale con diametro di 26 metri ed il minareto di quasi 45 metri.
La Torre dell’orologio, del XVII secolo a base rettangolare ed alta 30 metri.
Il Bezisten, vecchio mercato coperto, risalente al XVI secolo, dove per secoli i turchi acquistavano tessuti e capi d’abbigliamento. I Bagni Turchi e la medina.
Raggiungiamo l'antica e suggestiva città romana di Heraclea Lyncestis, posta sul tracciato dell'antica via Egnatia a piedi, percorrendo un parco gremito di gente e busti di eroi partigiani.
Skopje ci appare subito una città moderna, con grandi palazzi e belle strade.
Il terremoto del 1963 ha distrutto molti monumenti di rilievo e molte zone storiche, fra cui la casa natale di nene Teresa, come qui viene affettuosamente chiamata madre Teresa di Calcutta ed una targa commemorativa della sua nascita ci ricorda che proprio in quei giorni se ne celebrava il centenario. Poco distante, in Makedonska Ulica è stato recentemente eretto un mausoleo a lei dedicato.
Il museo cittadino è situato nella vecchia stazione ferroviaria di Skopje, danneggiata dal terremoto del 1963, dove l'orologio è rimasto fermo all'ora della catastrofe.
La scritta sulla parete di un edificio: “Makedonia in Europe, but for Makedonians”, la dice lunga.
Più interessante e significativa è sicuramente la città vecchia, raggiungibile percorrendo l'antico e suggestivo ponte ottomano sul fiume Vardar, voluto dal conquistatore turco Maometto II, il cosiddetto “ponte di pietra”, che collega la moderna piazza Macedonia alla medina turco-albanese. Qui troviamo un'autentica cittadella d'altri tempi, con piccole palazzine di uno o due piani, tetti in legno, stradine lastricate di marmo e possiamo gustare squisiti piatti e caffè turco, ascoltando la chiamata alla preghiera del muezzin.
Visitiamo Kratovo, posta nel cratere di un vulcano estinto, nei cui pressi si trova Kuklica una “città di pietra”, famosa per le stone dolls derivanti da erosione naturale e risalenti a 30 milioni di anni fa.
Poi Prilep, dove si coltiva il tabacco e praticamente ovunque ne vediamo foglie ad essiccare.
E' una città calda e polverosa, ma troviamo rifugio lungo il lago, con acque trasparenti e rive ghiaiose, gremito di giovani che prendono il sole.
Giungiamo alla vinaria di Tikves per una visita guidata alla più grande cantina dell'Est Europa, dove convergono le uve di Kavadarci e Negotino per la produzione di vini che non hanno nulla da invidiare a quelli italiani o francesi.
Sono proprio i giorni antecedenti la vendemmia e troviamo molti operatori di alta professionalità impegnati al lavoro. E' un luogo molto curato e vasto, nel quale si sposano saperi antichi e tecnologia d'avanguardia e dove abbiamo l'opportunità di degustare vini eccellenti accompagnati da ottime pietanze.
Con Matka salutiamo la Macedonia per ritornare in Kosovo. La bellezza del luogo ci colpisce per la sua spettacolarità. Attraverso un sentiero stretto che passa sotto un soffitto di rocce spioventi, giungiamo al lago artificiale, dove nel XIV secolo c'erano più di 80 monasteri in piena attività, di cui ne sono rimasti solo quattro: Sv. Andrea, Sv. Nikola, Sv. Troica, e Sv. Bogorodica. Sveti Andrea, costruito nel 1389, si trova sulle rive del lago, mentre gli altri tre sono sulle rocciose colline circostanti.
Le pareti verticali del canyon lungo il fiume Treska sono una sfida per i rocciatori e le acque del fiume un paradiso per gli appassionati di canoa.
Piccole barche offrirebbero ai visitatori l'opportunità di gite sul lago, ma optiamo per una gustosa sosta culinaria a base di carpa fritta.
Rientriamo dunque in Kosovo, facendo attenzione che sul nostro passaporto non vengano apposti timbri, al fine di non avere problemi per eventuali ingressi in Serbia e rieccoci a Pristina, da dove era partito il nostro viaggio....
Friday, September 10, 2010
La mozzarella e il kajmak
Ieri i nostri amici napoletani si sono fregati gli spaghetti con le vongole e i babà, ma noi vogliamo solleticare l'appetito ancor di più.
Cosa ci tolgono nelle diete dopo i dolci ? I formaggi !
Ma noi non ce ne preoccupiamo e li mangiamo ugualmente !
La mozzarella di bufala è un prodotto caseario dell'Italia meridionale, prodotto tradizionalmente in Campania, soprattutto nelle province di Caserta e Salerno, ma anche in alcune aree del napoletano e del beneventano.
La mozzarella di bufala campana è inoltre prodotta anche nelle aree del basso Lazio che fanno parte della regione storico-geografica della Terra di Lavoro, nonché a Manfredonia e San Giovanni Rotondo, in Capitanata.
Il termine mozzarella deriva dal nome dell'operazione di mozzatura compiuta per separare dall'impasto i singoli pezzi.
È spesso definita regina della cucina mediterranea, ma anche oro bianco o perla della tavola, in ossequio alle pregiate qualità alimentari e gustative del prodotto.
Tutto quello che leggerete da adesso a fine post deriva da una traduzione mia personale dall'inglese e potrebbe essere il contrario della realtà !
Anche il kajmak è prodotto dal latte di bufala ed è un latticino cremoso, simile alla panna.
Il metodo tradizionale di fare kajmak è quello di far bollire lentamente il latte, poi fate sbollire per due ore a fuoco molto basso. Spegnete il fuoco e fate scremare e lasciate raffreddare per parecchie ore o giorni. Il risultato è una spessa consistenza cremosa, non del tutto compatta a causa di fibre proteiche del latte.
Che dire ? lo proviamo a fare in casa il kajmak ?
Cosa ci tolgono nelle diete dopo i dolci ? I formaggi !
Ma noi non ce ne preoccupiamo e li mangiamo ugualmente !
La mozzarella di bufala è un prodotto caseario dell'Italia meridionale, prodotto tradizionalmente in Campania, soprattutto nelle province di Caserta e Salerno, ma anche in alcune aree del napoletano e del beneventano.
La mozzarella di bufala campana è inoltre prodotta anche nelle aree del basso Lazio che fanno parte della regione storico-geografica della Terra di Lavoro, nonché a Manfredonia e San Giovanni Rotondo, in Capitanata.
Il termine mozzarella deriva dal nome dell'operazione di mozzatura compiuta per separare dall'impasto i singoli pezzi.
È spesso definita regina della cucina mediterranea, ma anche oro bianco o perla della tavola, in ossequio alle pregiate qualità alimentari e gustative del prodotto.
Tutto quello che leggerete da adesso a fine post deriva da una traduzione mia personale dall'inglese e potrebbe essere il contrario della realtà !
Anche il kajmak è prodotto dal latte di bufala ed è un latticino cremoso, simile alla panna.
Il metodo tradizionale di fare kajmak è quello di far bollire lentamente il latte, poi fate sbollire per due ore a fuoco molto basso. Spegnete il fuoco e fate scremare e lasciate raffreddare per parecchie ore o giorni. Il risultato è una spessa consistenza cremosa, non del tutto compatta a causa di fibre proteiche del latte.
Che dire ? lo proviamo a fare in casa il kajmak ?
Tuesday, September 7, 2010
Saturday, September 4, 2010
Il viaggio di Rita. Prima parte
I Balcani sono proprio il paese delle coincidenze, dove in un gioco di incastri altrove inimmaginabile, tutto si aggiusta e trova il suo posto migliore.
Ne ho avuto l'ennesimo riscontro nei pressi di Gostivar, nella Repubblica di Macedonia, ad agosto scorso.
Provenendo da Tetovo, dopo averne visitato il mercato e comprato della frutta per il viaggio, il nostro vecchio fuoristrada noleggiato a Pristina, improvvisamente si ferma, in salita ed in luogo impervio. Emana vapore caldissimo e gocciola abbondante acqua, ma non facciamo neanche in tempo a rendercene conto che una giovane coppia si ferma per offrirci aiuto.
Balza vistosamente all'occhio la targa della loro auto, italiana.
Sono della zona di Mavrovo, anche se vivono a Montebelluna e si stanno recando a Skopje per una gita. Prima però si assicurano che arrivi il carroattrezzi per portarci in centro e ci danno i loro riferimenti per poterci rivedere.
Mentre cerchiamo faticosamente di comunicare con l'autista del carroattrezzi, che parla un inglese stentato e che ci ha voluti portare a rifocillarci in un ristorante locale, compare in scena un altro giovane e simpatico immigrato all'Aquila e di nuovo otteniamo aiuto. E' in compagnia dello zio, che fa il taxista all'aeroporto di Pristina. I due trafficano un po' col telefonino e trovano il modo di farci avere presto un'auto più nuova e funzionante. Persino il costo del carroattrezzi, sul quale evidentemente volevano farci la cresta, come per magia si dimezza.
Grazie a questo contrattempo ci siamo procurati delle amichevoli guide locali che rendono il nostro breve soggiorno nel parco nazionale di Mavrovo ancora più piacevole ed allegro.
Ceniamo in loro compagnia, con vista sul lago artificiale, gustando deliziose trote del fiume Radika, noto per la purezza delle sue acque.
Mavrovo è molto frequentata anche d'inverno, da appassionati di sci provenienti in particolare dai paesi dell'ex Jugaslavia, essendo rinomata stazione sciistica.
L'indomani, loro musulmani, ci accompagnano a visitare il monastero ortodosso di Sveti Jovan Bigorski del 1020, in fase di restauro dopo un incendio dello scorso anno.
Lo conoscono bene e sono amici dei monaci dato che da bambini lo frequentavano quotidianamente.
E' indubbiamente uno dei più belli ed antichi, appollaiato sul monte Bistra, in luogo impervio che non doveva essere neppure visibile ai turchi. Le preziose incisioni lignee della chiesa risalgono al 1830-1840 e gli strumenti con i quali sono state realizzate vennero poi buttati nel Radika per garantirne l'unicità.
Segue una impegnativa ma piacevole passeggiata lungo il Radika che ci conduce ad una splendida cascata, dalla quale si può gustare la purissima acqua.
Ohrid coi suoi 348 m/q è il lago naturale di origine tettonica più grande della Macedonia e anche uno dei più antichi d'Europa.
L'omonima città è bellissima, di uno splendore inimmaginabile e vi ci trascorriamo tranquille giornate di relax fra sole e bagni.
Qui, a giudicare dalle targhe provenienti praticamente da ogni dove, sembrerebbe attuarsi una serena e spensierata ricomposizione degli ormai frammentati paesi della ex Jugoslavia.
Visitiamo antiche chiese e monasteri ortodossi.
Sv. Sofia del 1035, sede episcopale, con 2 torri campanarie che, come sovente successe, fu trasformata in moschea.
Sv. Jovan Kaneo, idillica chiesetta dove sono state girate alcune scene di "Prima della pioggia", film-simbolo della maledizione balcanica.
Sv. Naum, nella parte meridionale del lago, fondata nel 905, dove i Santi Clemente e Naum, allievi di Cirillo e Metodio, scrissero le loro dottrine e idearono l'alfabeto cirillico.....
Ne ho avuto l'ennesimo riscontro nei pressi di Gostivar, nella Repubblica di Macedonia, ad agosto scorso.
Provenendo da Tetovo, dopo averne visitato il mercato e comprato della frutta per il viaggio, il nostro vecchio fuoristrada noleggiato a Pristina, improvvisamente si ferma, in salita ed in luogo impervio. Emana vapore caldissimo e gocciola abbondante acqua, ma non facciamo neanche in tempo a rendercene conto che una giovane coppia si ferma per offrirci aiuto.
Balza vistosamente all'occhio la targa della loro auto, italiana.
Sono della zona di Mavrovo, anche se vivono a Montebelluna e si stanno recando a Skopje per una gita. Prima però si assicurano che arrivi il carroattrezzi per portarci in centro e ci danno i loro riferimenti per poterci rivedere.
Mentre cerchiamo faticosamente di comunicare con l'autista del carroattrezzi, che parla un inglese stentato e che ci ha voluti portare a rifocillarci in un ristorante locale, compare in scena un altro giovane e simpatico immigrato all'Aquila e di nuovo otteniamo aiuto. E' in compagnia dello zio, che fa il taxista all'aeroporto di Pristina. I due trafficano un po' col telefonino e trovano il modo di farci avere presto un'auto più nuova e funzionante. Persino il costo del carroattrezzi, sul quale evidentemente volevano farci la cresta, come per magia si dimezza.
Grazie a questo contrattempo ci siamo procurati delle amichevoli guide locali che rendono il nostro breve soggiorno nel parco nazionale di Mavrovo ancora più piacevole ed allegro.
Ceniamo in loro compagnia, con vista sul lago artificiale, gustando deliziose trote del fiume Radika, noto per la purezza delle sue acque.
Mavrovo è molto frequentata anche d'inverno, da appassionati di sci provenienti in particolare dai paesi dell'ex Jugaslavia, essendo rinomata stazione sciistica.
L'indomani, loro musulmani, ci accompagnano a visitare il monastero ortodosso di Sveti Jovan Bigorski del 1020, in fase di restauro dopo un incendio dello scorso anno.
Lo conoscono bene e sono amici dei monaci dato che da bambini lo frequentavano quotidianamente.
E' indubbiamente uno dei più belli ed antichi, appollaiato sul monte Bistra, in luogo impervio che non doveva essere neppure visibile ai turchi. Le preziose incisioni lignee della chiesa risalgono al 1830-1840 e gli strumenti con i quali sono state realizzate vennero poi buttati nel Radika per garantirne l'unicità.
Segue una impegnativa ma piacevole passeggiata lungo il Radika che ci conduce ad una splendida cascata, dalla quale si può gustare la purissima acqua.
Ohrid coi suoi 348 m/q è il lago naturale di origine tettonica più grande della Macedonia e anche uno dei più antichi d'Europa.
L'omonima città è bellissima, di uno splendore inimmaginabile e vi ci trascorriamo tranquille giornate di relax fra sole e bagni.
Qui, a giudicare dalle targhe provenienti praticamente da ogni dove, sembrerebbe attuarsi una serena e spensierata ricomposizione degli ormai frammentati paesi della ex Jugoslavia.
Visitiamo antiche chiese e monasteri ortodossi.
Sv. Sofia del 1035, sede episcopale, con 2 torri campanarie che, come sovente successe, fu trasformata in moschea.
Sv. Jovan Kaneo, idillica chiesetta dove sono state girate alcune scene di "Prima della pioggia", film-simbolo della maledizione balcanica.
Sv. Naum, nella parte meridionale del lago, fondata nel 905, dove i Santi Clemente e Naum, allievi di Cirillo e Metodio, scrissero le loro dottrine e idearono l'alfabeto cirillico.....
La pizza !
Alla faccia dei nostri amici di Napoli che per oggi ci hanno mandato la ricetta del solito risottino, noi parliamo di un argomento più interessante : la pizza !
Dato che non è un bel periodo per me, mi appoggio a tanti ricordi e non posso scordare le sere in pizzeria con i miei amici a Cacak.
In Serbia la pizza è più buona che a Napoli, perchè al posto della mozzarella loro utilizzano il Kajmak, ovvero un formaggio fantastisco che è molto difficile trovare in Italia.
A Cacak ci sono tre pizzerie italiane : Padrone, Tema e Rimini.
In tutte e tre si ascolta musica italiana e la cosa che mi ha sconcertata non poco è che lì parlano tutti sottovoce. Davvero un problema per una persona parecchio sorda come me !
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