Thursday, July 21, 2011

Il racconto di Carlotta. Seconda parte


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Dopo le manovre in parrocchia ci aspettava almeno un po’ di guerra. Va bene, una certa gioia di vivere non guasta; qualche giorno fa i serbi hanno bombardato Dubrovnik…
Ecco sopraggiungere i poliziotti a toglierci dalla testa lo sconforto di essere sbarcati sulla Costa Azzurra. La nostra sfilata è illegale, non l’ha autorizzata nessuno. Arrestano il reverendo leader dei “beati”, don Albino. Lo scarcerano quasi subito, ma non per restituirlo alle nostre braccia tese. Lo trascinano presso la radio locale a giurare di non esser venuto in Croazia a spargere zizzania. Colpa dei volantini istigatori di pace, che don Albino ha stampato in lingua serba, e ora siamo in mezzo ai croati. Carestia di traduttori, si scusa il beato pacifista. Bella scusa là dove serbi e croati se le danno di santa ragione!
Tappa dalla Madonna di Medjugorie, terza nella classifica delle Madonne che hanno scelto di mostrarsi all’infanzia, quella delle fasce indigenti. L’infanzia dorata non merita apparizioni celestiali: le bastano e avanzano le visioni terrene dei propri comfort.
La Vergine, in bella vista, risplende all’aperto. Intorno a lei, oltre che di luce, l’aria è satura di parole e musica. Dalla vicina chiesa un megafono diffonde messe no-stop. Un comunista, toccato dalla Madonna, si lancia in un’ardente dichiarazione di passione e di fede a don Albino.
Si mangia e si dorme in un tendone monolocale con panche e inginocchiatoi a uso e consumo di frati senza pretese in materia di sale da pranzo e camere da letto.
Genuflessa, tiro fuori il formaggio. È andato in estasi anche quello. Era un cacio di legno, di un bel giallo carico. Si è trasfigurato in una molle scamorza cadaverica. Commossi dal prodigio, i “beati” compagni di viaggio mi dispensano le loro provviste, in particolare le marmellate di una supermamma con sei figli, che fra le granate di casa e quelle della ex Jugoslavia ha optato per queste ultime.
La sera, coricata più o meno a mo’ di San Francesco, non riesco a mummificarmi nel sacco a pelo. Benché la situazione non abbia nulla di erotico, mi divincolo come un serpente in amore. Lo spettro di Tutancamen, o il suo sosia, si alza da una bara e mi suggerisce di levarmi le scarpe. Mi avvolgo nello scialle della nonna, stretto sul maglione da gran sera in Alaska; rosicchio gallette invece di dormire. Un “beato” si rivolta nel sonno con tutto il suo feretro, arrotando i denti, assediato da incubi di gallette in via di frantumazione.
Spira una zefiro polare dal tendone spalancato sul silenzio di un cielo solcato di quando in quando da cori di sirene.
Per sei ore confondo la Madonna illuminata con lo spuntar del sole.
Fine seconda parte...







Prosegue qui

1 comment:

балканска девојка said...

ah! ah!
i volantini in serbo in croazia durante la guerra !
ih! ih!
cara carlotta.. se non ti adorassi crederei che ci racconti barzellette...
per suicidarvi potevate pensare a un'azione italiana contro il governo.. non andare in croazia con scarsità di traduttori !
ih! ih!

TRASLOCO

  In foto la statua di Ivan Mestrovic, lo scultore croato che ama lavorare per la Serbia Ci siamo trasferiti in 5 altri siti Uno si chiama  ...