Friday, January 9, 2009

Intervista ad Antonio Caiazza

Carissimi,
finalmente nei giorni scorsi ho intervistato Antonio Caiazza autore del libro “In alto mare. Viaggio nell’Albania dal comunismo al futuro” (ed. Instar Libri)
Sono entusiasta!
Dopo che Skender (al secolo Alessandro Zilli) m’aveva fatto una “testa tanta” suscitando tanta curiosità da parte mia, Antonio si è rivelato una persona semplicissima, davvero di ampie vedute e con una parlata che.... sembra ti stia raccontando una fiaba.


Cominciamo dal terremoto del 1980, in Basilicata e Campania.
A Novembre di quell'anno Antonio era studente, costretto (come altre migliaia di persone) a trascorrere le notti in auto a causa delle continue scosse e della casa danneggiata. Ascoltando la radio scoprì “Radio Tirana” e si incuriosì di conseguenza dell’Albania. A differenza delle altre, “Radio Tirana” criticava tutti, da est a ovest. All'epoca in Albania c'era ancora il Regime, ma Antonio, talmente incuriosito, riuscì ad entrare in una comitiva di turisti e a visitare il Paese delle Aquile!!!!


Nacque così una vera e propria passione mentre Antonio si laureava in giurisprudenza ed il popolo albanese cercava la strada della democrazia. “In Alto Mare” parla proprio di questo: della transizione dell’Albania dal Regime di Enver Hoxha ad oggi, di un popolo che dalla dittatura comunista si è messo alla ricerca di quei principi tanto agognati da ogni civiltà che dovrebbero portare alla “democrazia” e che di certo portano al capitalismo…
Fra il 1985 e la caduta vera e propria del comunismo Caiazza approfondisce la sua conoscenza dell’Albania che visita varie volte. Oggi Antonio tiene a sottolineare che vi si può andare tranquillamente in ferie con la famiglia (aggiungo una frase di Skender : - Andateci, ma andateci in fretta, prima che si occidentalizzi del tutto!!-)


Ad una recente presentazione del libro, Antonio incontra un albanese, un laureato in francese che lavora in Italia come cameriere. L’uomo gli indica un ristorantino dall’altra parte del marciapiede con la scritta “Pizzeria greca”, locale con un’ottima clientela ma non affatto greco: non ci andrebbe nessuno se si sapesse che i gestori sono albanesi!
Caiazza:
“La nostra diffidenza nei loro confronti, li ha spinti per quasi vent’anni a nascondersi, addirittura a desiderare di celare la loro identità, quasi a camuffarsi. Solo di recente, da quando la soglia dell’integrazione ha cominciato ad essere finalmente superata, si mostrano, e nascono le prime associazioni. A Trieste, ad esempio, ne è nata una di donne albanesi, un fatto doppiamente positivo e significativo. Chissà se è un caso, ma da qualche tempo, il ruolo del “cattivo” sui nostri mass media non è più interpretato dall’albanese, ma dal romeno…”.


Ancora Antonio, sui visti:
“Per molti anni l’Albania ha eretto intorno a sé alte mura di cinta per separarsi dal mondo, per isolarsi. Poi, quando gli albanesi, col loro coraggio e con la forza della Storia che cambiava in tutta Europa, le hanno abbattute, siamo stati noi europei, italiani e greci innanzi tutto, a tirarle di nuovo su e a isolare ancora questo Paese. Certo, l’Italia e la Grecia sono le nazioni maggiormente ‘scottate’ dalle fughe massicce, disordinate, forsennate dei primi anni ’90. Ma oggi l’Albania è cambiata. Anch’essa è fatta per classi sociali, anche a Tirana c’è gente che amerebbe venire in Italia solo per vedere una mostra e tornare a casa. Ma è praticamente impossibile. Questo è un danno che si fa soprattutto alla cultura: gli intellettuali (scrittori, registi, musicisti…) hanno bisogno di confrontarsi, di scambiarsi idee, spunti, suggestioni, altrimenti la cultura rinsecchisce, si atrofizza… muore. Per gli intellettuali albanesi è un’impresa ardua venire in Italia. Non come quando in Albania c’era il comunismo, ovviamente, ma un visto per Roma continua ad essere un miraggio”.


Divagando, la chiacchierata con Antonio finisce (non so bene nemmeno io come, ma sono passati 90 minuti) sulle centrali a carbone che l'Italia sta costruendo in Albania… ancora una volta uso le sue parole : “Ogni Stato fa i suoi interessi, ma non posso non dire che l'Italia stia usando l'Albania che è povera e non ha vie di uscita. Sfruttarla è tanto facile quanto immorale. Quelle centrali si faranno lì perché qui da noi nessuno le vuole, ma non daranno un solo kw all'Albania. L’Albania continuerà ad avere fame di elettricità, perché non la può comprare dai paesi vicini e perché quella che produce comunque non le basta”.

In conclusione abbiamo parlato un po’ di tutto e mi trovo d'accordo con lui nel vedere nell’Albania un paese molto moderno ed aperto. Anche lui, come Skender, ha trovato ad esempio numerosi serbi a Tirana e sottolineo che più volte le mie discussioni in vari blog sono state marcatamente volte a ribadire che gli albanesi sono un popolo pacifico e assolutamente non guerrafondaio.
Ricordo a tal propostito il post di Skender: serbi a Tirana
Antonio:
“Non ho nessuna difficoltà ad immaginare ad esempio una presentazione a Tirana di un libro sulla Serbia. Mi piacerebbe credere che fosse possibile tenere senza problemi a Belgrado la presentazione di un libro sull’Albania, ma purtroppo non ne sono altrettanto sicuro … So di certo che non sarà in eterno così”.
A tal proposito Antonio mi ha ricordato il grande concerto di Goran Bregovic a Tirana che, affollatissimo, ha dimostrato la simpatia degli albanesi per la musica del territorio della ex Jugoslavia.


Che dire di più?
Dopo Darko, il mio primo amore in questa ciurma,
Matteo, il mio secondo amore, adesso ho una nuova cotta: Antonio!!!
Sono sempre la solita: ovunque senta profumo di balkani.. mi ci butto!




Qui alcune foto che ho rubato a Skender. Grazie Ske per le foto, questa volta non te le ho neanche chieste, ma sapevo che eri daccordo (ormai ci capiamo a telepatia !)

17 comments:

балканска девојка said...

io ringrazio gli amici, ma i complimenti andrebbero fatti ad Antonio !

Grazie mille Lina!
Volevo dirti che oltre al modo belissimo e semplice con cui scrivi, mi fa impressione anche il tuo amore platonico, quasi telepatica al confronto degli altri! Molto piacere, A.N.

Grazie Lina . L'ho letto. Complimenti! Finalmente sei riuscita di intervistare Antonio con il suo " In alto mare". Lui ha fatto un gran lavoro per tanti anni sui materiali autentici veri e ben raccolti e sistemati con i personagi veri e viventi. Un gran giornalismo ! Tanti auguri a lui e a te . G.M.

Anonymous said...

..Senza parole..
Complimenti!!
Rita

балканска девојка said...

grazie rita,
bentornata..
ci sei mancata tantissimo..

Alessandro Zilli said...

Scrivo anche in risposta al post successivo del blog:

Non voglio entrare nel merito di discussioni che sono più grandi di me (e del nostro blog), ne' tantomeno parlare di politica in quanto questo non è assolutamente il luogo più adatto.

Da mesi cerchiamo (sia noi autori del blog che i commentatori... che a loro volta sono la parte più importante in quanto le rendono vivo) di trovare punti di comunanza fra le varie etnie e i loro usi e costumi dei Balcani occidentali e nella fattispecie qui "salta al naso", in un passaggio in particolare, il raffronto fra Albanesi e i Serbi.
Dunque se a questo si vuole accennare (e si può senza “farsi male”) si tenga innanzitutto presente che i territori di Croazia, Bosnia Erzegovina e Serbia hanno assieme una popolazione di 20.000.000 (c.a 10.000.000 solo in Serbia) abitanti contro i 3.000.000 di abitanti dell’Albania, che l’Albania e i territori della ex Jugoslavia non sono mai stati uniti.
Ciò che crea confusione è la questione del Kosovo (2.000.000 di abitanti) che per secoli è appartenuto politicamente all’area della ex Jugoslavia e quindi alla Serbia e che è oggi popolato per oltre il 90% da persone albanofone, che simpatizzano e si riconoscono nell’etnia albanese, ma che non possono dirsi effettivamente albanesi (è come se gli austriaci vantassero il diritto di essere tedeschi!)

Nell’intervista ad Antonio Caiazza ad un certo punto si dicono parole importanti che potrebbero risultare “pesanti” se non contestualizzate; va tenuto presente che è molto difficile far coincidere, specie con citazioni di una semplice chiacchierata telefonica, i concetti espressi dalle parti… non siamo giornalisti ne’ io ne’ Lina né Francesca ne’ nessun altro degli autori del blog.
Vengo al sodo: la frase di Caiazza che Lina cita rispetto all'eventualità di presentare un libro sull'Albania in Serbia potrebbe sollevare perplessità, in particolare sull'effettiva coerenza di noi autori di Balkan Crew e sullo spirito che ci ha mosso a crearlo (cercare coesione e non divisione), ma parlando di Balcani Occidentali non possiamo certo nascondere che vi è un “qualcosa” che COZZA quando si parla di Serbia ed Albania… lo sanno tutti.. ma pochi sanno il perché e pochi cercano di capire il perché!
In Italia (il paese meno informato su ciò che gli “gira intorno”), ma anche all’estero, si fa una grande confusione quando si parla di Balcani per questo ritengo che questo mio breve intervento sia utile anche per le future discussioni sul rapporto fra Serbia ed Albania.
L’Albania non è il Kosovo e l’atteggiamento degli albanesi nei confronti dei Serbi è da sempre di grande rispetto, quello che invece è l’atteggiamento dei serbi nei confronti degli albanesi è semplicemente quello che hanno i settentrionali italiani nei confronti dei meridionali (quello che ha in generale la maggior parte dei “nordici” nei confronti dei “meridionali” in molti paesi del mondo).
In questo atteggiamento tutto ciò che è “politico” lo è per interessi economici e la questione del Kosovo (ma anche quella sopita, ma ben più ampia e secondo me grave della Bosnia Erzegovina) non ha nulla a che vedere con la concretezza delle cose con cui noi vogliamo o pretenderemmo di parlare su Balkan Crew.

Nei Balcani si è sofferto molto per i Regimi, per le guerre, chi per aggressioni fratricide, chi per interventi esterni, chi per lotte civili, ma questo a mio avviso non ha nulla a che vedere con quanto dice Antonio Caiazza. Le guerre che hanno violentato i territori della ex Jugoslavia e dell’Albania nell’ultimo ventennio non hanno mai visto coinvolte direttamente Albania e Serbia! In Albania la presentazione di un libro sulla Serbia sarebbe ben accetto anche perché i Serbi non hanno mai vantato diritti sull’Albania, perché gli albanesi non hanno nessun contenzioso con i Serbi , perché gli albanesi sono fondamentalmente un popolo che per 50 anni è rimasto isolato dal mondo e ora è ben disposto ad ascoltare, conoscere, provare. L’isolamento ha creato CURIOSITA’.

La presentazione di un libro sull’Albania in Serbia invece potrebbe creare difficoltà perché i Serbi (ma non solo loro) individuano negli albanesi il problema del Kosovo, perché gli albanesi d’Albania sono sconosciuti (proprio per il loro isolamento durante il Regime di Hoxha) e si sa che ciò che è sconosciuto incute sempre timore!!!!

Ma (ribadisco) l’albanese NON è il Kosovaro anche se molti albanesi per orgoglio nazionalistico, per fratellanza e per molte altre ragioni, tendono a difendere i Kosovari guardando al contrasto Kosovo-Serbia come qualcosa che li tocca o perlomeno li ha toccati in quella parentela etnica pittosto remota… tale “parentela” è oramai più che etnica legata al commercio lecito ed illecito, all’ospitalità estiva che gli albanesi offrono ai Kosovari sulle proprie spiagge etc. insomma il legame è più economico che altro…

Chissà che qualche serbo non vada in vacanza in Albania quest’estate… c’è molto da vedere, un mare fantastico, gente apertissima e disponibilissima, strutture di accoglienza superbe… magari poi presentiamo un libro sulle vacanze in Albania a Belgrado!! :)

балканска девојка said...

io non sono serba ma non vedo l'ora di andare in vacanza in albania..
certo spero che il mio prof di albanese vada avanti con le lezioni senno' so' solo dire . une jam mencur !! (piu' o meno era cosi? ah!ah!)
pero' ske.. mi sa che ti va male.. perchè mi piazzo a casa tua e non me ne vado finchè non mi avete fatto assaggiare tutti i dolci fatti in casa che sono la specialità del luogo !!!

балканска девојка said...

a proposito.. il mio panettiere albanese mi sta insegnando tutti i proverbi
solo che lui (si chiama agostino) ha una diversa interpretazione..
per esempio : non cade il fulmine nel cesso.. per lui in italiano si traduce : l'erba gramigna è difficile da estirpare ..
la cosa triste è che agostino piu' prima che poi se ne andrà..
sta aspettando la cittadinanza italiana per emigrare in canada..
io senza le sue torte non ci sto..
un'idea niente male sarebbe quella di aprire un import export di dolci con l'albania..
io faccio il controllo qualità.. li assaggio tutti !!

Alessandro Zilli said...

Vedrai che Gushti quando va in Canada chiederà la cittadinanza canadese e poi torna in Italia!!

... ma è quello che ti guardava le gambe o quello era il macellaio?

балканска девојка said...

glielo ho detto anche io che in canada non sono simpatici come qui in italia..
ma era proprio lui che mi guardava .. le gambe.. perchè si era seduto dietro di me e si era seduto pure su un gradino basso !!
il bello è che fa tutto davanti alla moglie !!
io stavo parlando con agostino e la moglie per una intervista qui su balkan..
loro sono già stati intervistati da un giornale locale e hanno ricevuto tanti complimenti
ma ad un certo punto ho detto alla moglie : ma tuo marito dove è andato ?
- è dietro di te !
mi giro e lui si è spanzato dalle risate !
- lina, che bel fondo schiena che hai !!
che fare? ammazzarlo o rimetterlo come omaggio dal dixan da cui è uscito ???
però agostino ha fatto tanto del bene che ora, quando lui ha bisogno, non ha tempo di dire "a" che c'è già qualcuno che lo aiuta..
la moglie vuole essere intervistata e lui no, perchè non vuole essere fotografato..
pensare che è bellissimo..
ma io insisto..
prima o poi sarà mio..
informaticamente parlando !!!

Unknown said...

Confermo, per aver visto di persona, che l'Albania è una terra ricca di risorse, di tutti i tipi, e spero che in un futuro il più vicino possibile si possa riscattare.
Visitatela, ne vale la pena!

Anonymous said...

complimenti lina!bella intervista e bel post.
e bei commenti, soprattutto l'intervento di skender. a parte scoprire i nuovi amori di lina, anche a me viene sempre più voglia (e più interesse) di visitare l'albania. senza che ciò contrasti con l'attrazione e l'interesse per gli altri paesi balcanici. anzi...

балканска девојка said...

grazie ivano e grazie matteo
siete sempre ospiti graditissimi..
veramente la questione serbia- albania è un'altra rispetto a quella accennata da matteo..
è un discorso politico che a noi non interessa più di tanto perchè sappiamo che i politici sono tutti uguali ( a parte quelli italiani che sono peggio !)
questo blog è nato proprio per parlare di cio' che ci unisce e in questo tutti i popoli balkanici sono favolosi e pacifisti..
quello che ci trasmettono i mass media non è la realtà e noi che frequentiamo i balkani lo sappiamo bene...
io ringrazio dei complimenti, ma andrebbero tutti rivolti ad antonio..
forse lo posso dire : lui è un giornalista e cosi' intervistare un giornalista per me è stato "over the top" !!
è un po' come quella volta che per lavoro ho intervistato a raffica il questore di roma..
lui mi diceva : ma lina, di solito le domande le faccio io..
e io : silenzio.. oggi le faccio io e ho anche poco tempo..
povero.. cosa darei per reincontrarlo e dirgli che ero obbligata ad essere cattiva..
pshhss ! il mio martirio in realtà dice che sono peggio !!!
p.s. e n.b. matteo.. mi aspettavo che fossi almeno un po' geloso !!!

Anonymous said...

Con queste righe vinco la mia ritrosia ad intervenire nei blog, strumento di comunicazione che mi lascia purtroppo un po’ diffidente. Ma aver accettato (e con piacere) di parlare con Balkan-crew mi impone ora di seguirne almeno un po’ le regole.
Consideravo quel mio cenno sull’eventualità della presentazione in Albania di un libro sulla Serbia (e sull’eventualità reciproca) come qualcosa di ovvio. Avevo detto “non ho nessuna difficoltà ad immaginare ad esempio una presentazione a Tirana di un libro sulla Serbia. Mi piacerebbe credere che fosse possibile tenere senza problemi a Belgrado la presentazione di un libro sull’Albania, ma purtroppo non ne sono altrettanto sicuro… So di certo però che non sarà in eterno così”.
Una considerazione che credevo addirittura banale. Ma forse non era del tutto così.
Ho letto con interesse e con piacere quanto ha scritto Alessandro, di una semplicità e lucidità disarmante e profonda.
Mi sono anch’io allora chiesto: se Kosovo ed Albania sono due realtà diverse socialmente, culturalmente, perché è così facile identificarle? Perché Albania e Kosovo diventano così facilmente, agli occhi dei serbi, un’unica controparte?
Alessandro, semplificando (come è necessario fare in situazioni del genere) ha trovato la spiegazione nella scarsa conoscenza che i serbi, come il resto degli europei, hanno dell’Albania e degli albanesi, a causa del lungo isolamento in cui il Paese è stato costretto durante il regime comunista.
E’ così, ma non basta. L’Albania comunista, con la sua propaganda e con la sua azione diplomatica a libello bilaterale ed internazionale, aveva fatto della “questione di Kosova” il leitmotiv della sua politica estera, anti-jugoslava fin dal 1948. La difesa dei “fratelli kossovari” era il pezzo forte e più ricorrente della posizione internazionale di Tirana. Il passaggio alla democrazia non ha modificato di molto l’atteggiamento di Tirana. L’Albania è stato per qualche decennio il primo ed unico Stato ad aver riconosciuto il Kosovo come Stato sovrano. Già Ibrahim Rugova godeva a Tirana delle prerogative di un capo di Stato. E’ ovvio che, in questa situazione più che decennale, Pristina e Tirana sono apparse alla Serbia come un unico fronte albanese.
Un “fronte” che, a livello statuale, di nomenklature, perdura tutt’ora.
Il comunismo cavalcava la questione kosovara per tenere la spina nel fianco del nemico storico, Tito, e per mantenere alta all’interno quella tensione che è servita per mezzo secolo a “militarizzare” una intera società, a tenere costantemente gli albanesi sul piede di guerra, pronti ad imbracciare un moschetto. Il Kosovo e la Jugoslavia sono stati gli argomenti con i quali Hoxha ha potuto trasformare il suo Paese in una caserma, ordinata, precisa, obbediente.
Ma gli albanesi sapevano che a Belgrado, a Sarajevo, a Zagabria e soprattutto a Lubiana gli jugoslavi vivevano meglio di loro. Sapevano (anche se solo vagamente) che, nonostante Radio Tirana parlasse della Jugoslavia come di una mostruosità ideologica, gli jugoslavi andavano liberamente a far acquisti a Trieste o a Salonicco e poi, liberamente, alla sera rientravano in patria. Lo sapevano e lo invidiavano. Già allora probabilmente sul Kosovo e sulla Jugoslavia, in Albania c’era uno stacco notevole fra il modo di sentire del regime e quello della gente.
Con il passaggio alla democrazia questo divario si è allargato: perché gli albanesi hanno potuto avere contatti diretti con i serbi, contatti commerciali, economici e culturali, perché l’accesso alle fonti di informazioni si è liberalizzato, perché quella “militarizzazione” che pervadeva il periodo comunista si era dissolta completamente, come del resto lo stesso Stato albanese divenuto per anni poco più che un fantasma.
Eppure questo fantasma per tutti gli anni ’90 ha anch’esso portato avanti una politica di difesa delle rivendicazioni kosovare, quasi con gli stessi toni del periodo di Hoxha, pur non avendo più né la stessa forma militare né la stessa autorevolezza internazionale.
Ciò probabilmente perché la nuova classe dirigente albanese ha creduto di poter trovare sempre lì, nel Kosovo, una scorciatoia per legittimarsi e per radicarsi.
L’Albania negli anni ’90 è così diventata la retrovia dei movimenti kosovari, da quelli più pacifici a quelli armati, fino all’Uck. E ciò col benestare delle deboli autorità di Tirana, o anche senza: l’Albania nell’ultimo decennio del secolo passato è stata una terra quasi senza controllo.
La giovane classe dirigente del Kosovo ha trovato a Tirana una sponda naturale, una specie di fratello maggiore, protettivo e più navigato. Ciò ha rinforzato Pristina, ma ha anche rafforzato nella regione la posizione di Tirana, il cui peso specifico è così enormemente aumentato, nonostante lo sfascio interno, nonostante il Paese si fosse ritrovato praticamente senza un esercito per tutti gli anni ’90. Tirana, sulla scena internazionale, parlava per sé e per il Kosovo, per tre milioni di albanesi e per due milioni di kosovari. L’unico rilievo internazionale dell’Albania, era tutto lì.
Ancora oggi i due Stati (perché oggi il Kosovo è uno Stato) sono praticamente schiacciati sulle medesime posizioni, Pristina è l’eco della voce di Tirana. Perché fino ad oggi ciò ha giovato alle due classi dirigenti. E alla luce del risultato, entrambe avevano visto giusto.
Ma fino a quando Pristina e Tirana continueranno ad identificarsi così?
Non a lungo ancora, credo. Quando a Pristina le istituzioni sentiranno di essersi sufficientemente consolidate, quando la leadership percepirà di aver stretto relazioni internazionali abbastanza forti e sicure (in Europa, a Washington) sorgerà naturale anche il bisogno di affrancarsi dalla “protezione” di Tirana. Sarà addirittura una necessità per il Kosovo affermare la propria identità smarcandosi dalle posizioni di Tirana, muovendo i primi passi da solo sulla scena internazionale. Non è lontano forse il tempo in cui in qualche consesso internazionale Pristina assumerà qualche posizione volutamente differente da Tirana. E ciò per affermare la propria esistenza. Ecco, da allora in poi, per un serbo forse sarà più facile percepire gli albanesi come qualcosa di diverso dai kosovari.
Ciò che fanno gli Stati e i governi getta un marchio su interi popoli. I tedeschi, ad esempio, lo sanno bene. Ma anche i serbi.

балканска девојка said...

grazie ancora una volta antonio..
il tuo intervento ci riempie di gioia perchè sappiamo la fatica che ti è costata..
credimi.. non so' cosa darei per parlare di queste cose a 4 occhi con te e spero, un giorno, di poterlo fare..
rispetto il tuo pensiero e rispetto ogni vita umana che esiste in kosovo, siano essi bianchi, gialli o neri, perchè siamo persone con pari diritti sia che nasciamo in una famiglia serbo/kosovara che nasciamo in una famiglia albanese/kosovara
purtroppo la tua visione è unilaterale e vista dall'albania..
permettimi di dirti la mia idea anche se, di solito, non trattiamo di politica su questo blog..
anzi.. penso proprio che questo è l'unico strappo alla regola..
il kosovo si è proclamato stato unilaterlamente
è come se io sono ospite a casa tua antonio.. per molti anni e poi approfitto della tua ospitalità e ti dico : d'ora in poi è casa mia perchè l'ho mandata avanti io, ci ho portato quel che guadagnavo.. ecc..
no.. mille ringraziamenti.. rispetto e onore, ma non è casa mia..
sono l'ospite piu' meraviglioso della terra, ma sono sempre ospite
solo un terzo dei paesi mondiali ha riconosciuto il kosovo e tra questi non c'è la russia..
attualmente il kosovo è, purtroppo, solo piu' mafia ed uranio, perchè è chiaro che dopo i bombardamenti del '99 c'è stato un vuoto istituzionale..
le missioni onu ed eulex sono un gran bel fallimento come era previsto perchè nessuno puo' pensare di andare ad insegnare ai balcani e questo lo dice kastriot nini in un articolo che poi ti faro' leggere..
l'albania non è poi così neutrale e lontana dal kosovo, perchè parla spesso a gran voce di fare “la grande albania” vantando anche diritti su un pezzo di macedonia...
tutto questo antonio è semplicemente una visione politica
la realtà dei fatti è che le persone che vivono in kosovo vivono esattamente in un inferno..
prima erano i serbi ad avere la meglio?
ora sono gli albanesi..
dal punto di vista umano non è cambiato nulla.. vi sono sempre persone senza lavoro, in mano alla mafia, desaparecidos e morti
ancora oggi in kosovo le persone spariscono o muoiono ammazzate e nessuno si preoccupa..
i vari “caschi blu” allargano le braccia e dicono : che fare ?
addirittura 39 testimoni di un processo all'aja non esistono piu' e 8 di quei testimoni erano della stessa famiglia..
tutto questo in kosovo
tu antonio hai parlato dell'albania e io ti ho intervistato molto volentieri perchè amo gli albanesi...
vorrei andare in albania per conoscerla e soprattutto perchè hanno degli ottimi dolci e io ne vado matta..
non ti stupire però se da amanti dei balkani associamo la politica albanese a quella kosovara
gli albanesi non sono solo in albania
gli albanesi sono in kosovo e in parte della macedonia e si sentono “albanesi” con il desiderio di essere un solo popolo in un solo stato..
per altro direi un desiderio che avrei anche io..
ma alla fine del discorso.. quando si va in albania ???

Sajkaca said...

Un interessante post con altrettanto interessanti commenti, complimenti.
Ho riflettuto un po' su quel che Antonio sostiene alla fine, che Tirana sembra pronta ad accogliere un libro sulla Serbia, ma dubita di Belgrado. Ci terrei a precisare, che Belgrado è una città di cultura, dove il pubblico è affamato di informazioni, di arte e letteratura che viene dall'estero. Nei negozi di libri e nelle biblioteche ci sono libri albanesi. Esattamente come a Tirana ci sono libri Serbi.
Ne a Tirana ne a Belgrado sono cosi indottrinati come in occidente si desidera credere. Sono sicura che un libro sull'Albania vien'accolto bene anche a Belgrado!

Anonymous said...

Mi piace Antonio, ha l'intelligenza dei grandi giornalisti e la semplicità del nonno che ti racconta le cose vicino al fuoco! E' davvero una bella intervista.
Darien

Anonymous said...

Grazie Antonio per avermi dato un po' del tuo tempo

балканска девојка said...

grazie a te anonimo/a
se ti firmi possiamo dire a antonio chi sei

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