Ho conosciuto i Balcani nel '99 perchè sono radioamatrice e i radioamatori
italiani aiutavano quelli serbi nei 78 giorni di bombardamenti. In base a come
entravano in Serbia i caccia NATO si capiva già dove andavano a colpire. Un
radioamatore ha intercettato la conversazione di un caccia che era su Cacak. Il
pilota aveva l'ordine di sganciare la prima bomba su Cacak e poi aveva un
secondo obiettivo. Ma giunto sulla piazza principale di Cacak, quella vicino
alla posta, il pilota manda un messaggio alla base. Sono sull'obiettivo ma è
pieno di gente, ci sono tanti bambini. Dalla base gli hanno detto di fare un
volo radente, spaventarli e sganciare. Il pilota riprende: ho volato il più
basso possibile, non se ne vanno, anzi ne arrivano altri. Dalla base gli hanno
detto: sgancia, ma il pilota ha urlato: "ti ho detto che è pieno di
bambini.. hai capito? Bambini" - Allora dalla base gli hanno detto di
andare al secondo obiettivo, ma anche al secondo obiettivo era uguale e così i
caccia tornavano con i due missili e dovevano sganciarli in mare. Per anni ho
cercato di andare in Serbia a conoscere i miei amici radioamatori, ma mi
mettevano tutti i bastoni tra le ruote. Quando sono andata in questura a fare
il passaporto, la poliziotta ha detto a mio marito: la mandi ovunque, anche a
Cuba, ma non in Serbia che son tutti criminali. Poi un giorno leggo in internet
di Vera Novakovic e mi si apre uno spiraglio. Così il 12 giugno 2002 sono
partita in treno per andare a Treviso e da la, con Vera, ero autista di una
missione umanitaria. La macchina era così piena di aiuti che non riuscivo a
frenare. Per tutto il viaggio ho chiesto a Vera informazioni sulle guerre visto
che avevo una collega croata che mi aveva raccontato tutta una sua versione.
Quella sera siamo arrivati a Belgrado nella via del fumo e a vedere quei
palazzi sventrati dalle bombe umanitarie cominciavo a capire che la guerra
vista dal mio sofà non aveva niente di attinente alla realtà. Il giorno dopo a
Cacak ho incontrato i miei amici radioamatori e mi sono chiesta se erano quelli
i serbi cattivi. L'anno dopo mi sono fatta coraggio e sono andata da sola in
aereo. Sull'autobus tra Belgrado e Cacak avevo un posto al fondo e l'autobus
era strapieno. Avevo tanta voglia di vomitare e avevo studiato un po' di serbo
così sono andata dall'autista e ho detto: Vosace, sam ovde zato sto hocu da
povracati, zato sto su curve - perchè non sapevo che si dicevano krivine e in
inglese si chiamano curves . Quello mi guarda male e dice qualcosa e io me ne
sto col mio sacchettino vicino alla porta. Ad un cero punto arriviamo a un
chioschetto e l'autobus si ferma per 15 min. Io scendo e vomito, ma meglio
così, quindi risalgo e vado al mio posticino infondo. Ora di partire è di nuovo
tutto pieno , ma l'autista guarda e riguarda e urla: dov'è la donna che ha
paura delle puttane ?
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