Thursday, October 15, 2020

Una storia che sembra una barzelletta.

 


Ho conosciuto i Balcani nel '99 perchè sono radioamatrice e i radioamatori italiani aiutavano quelli serbi nei 78 giorni di bombardamenti. In base a come entravano in Serbia i caccia NATO si capiva già dove andavano a colpire. Un radioamatore ha intercettato la conversazione di un caccia che era su Cacak. Il pilota aveva l'ordine di sganciare la prima bomba su Cacak e poi aveva un secondo obiettivo. Ma giunto sulla piazza principale di Cacak, quella vicino alla posta, il pilota manda un messaggio alla base. Sono sull'obiettivo ma è pieno di gente, ci sono tanti bambini. Dalla base gli hanno detto di fare un volo radente, spaventarli e sganciare. Il pilota riprende: ho volato il più basso possibile, non se ne vanno, anzi ne arrivano altri. Dalla base gli hanno detto: sgancia, ma il pilota ha urlato: "ti ho detto che è pieno di bambini.. hai capito? Bambini" - Allora dalla base gli hanno detto di andare al secondo obiettivo, ma anche al secondo obiettivo era uguale e così i caccia tornavano con i due missili e dovevano sganciarli in mare. Per anni ho cercato di andare in Serbia a conoscere i miei amici radioamatori, ma mi mettevano tutti i bastoni tra le ruote. Quando sono andata in questura a fare il passaporto, la poliziotta ha detto a mio marito: la mandi ovunque, anche a Cuba, ma non in Serbia che son tutti criminali. Poi un giorno leggo in internet di Vera Novakovic e mi si apre uno spiraglio. Così il 12 giugno 2002 sono partita in treno per andare a Treviso e da la, con Vera, ero autista di una missione umanitaria. La macchina era così piena di aiuti che non riuscivo a frenare. Per tutto il viaggio ho chiesto a Vera informazioni sulle guerre visto che avevo una collega croata che mi aveva raccontato tutta una sua versione. Quella sera siamo arrivati a Belgrado nella via del fumo e a vedere quei palazzi sventrati dalle bombe umanitarie cominciavo a capire che la guerra vista dal mio sofà non aveva niente di attinente alla realtà. Il giorno dopo a Cacak ho incontrato i miei amici radioamatori e mi sono chiesta se erano quelli i serbi cattivi. L'anno dopo mi sono fatta coraggio e sono andata da sola in aereo. Sull'autobus tra Belgrado e Cacak avevo un posto al fondo e l'autobus era strapieno. Avevo tanta voglia di vomitare e avevo studiato un po' di serbo così sono andata dall'autista e ho detto: Vosace, sam ovde zato sto hocu da povracati, zato sto su curve - perchè non sapevo che si dicevano krivine e in inglese si chiamano curves . Quello mi guarda male e dice qualcosa e io me ne sto col mio sacchettino vicino alla porta. Ad un cero punto arriviamo a un chioschetto e l'autobus si ferma per 15 min. Io scendo e vomito, ma meglio così, quindi risalgo e vado al mio posticino infondo. Ora di partire è di nuovo tutto pieno , ma l'autista guarda e riguarda e urla: dov'è la donna che ha paura delle puttane ?


Solo 20 anni fa.. Belgrado

 

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