Thursday, December 30, 2010

Canestri senza reti 2010 è finito !








Sigh ! Sigh !
Oggi due brutte notizie : Cacak ha perso e i ragazzi sono partiti.
Ivrea è vuota senza di loro.
A ogni arrivo bisognerebbe già prendere la forza per la partenza!!!
Sigh.. speriamo di vederci ancora.. magari in Serbia!
E chi ha vinto??? Ma i nostri amici di Mestre!!! Bravissimi!!!

Conclusa l'undicesima edizione di Canestri senza Reti. Per la prima volta è una squadra italiana ad aggiudicarsi il torneo ed è il Leoncino Mestre, che si impone 57-54 sul Sant Josep Badalona. Da segnalare anche il primo ingresso nelle Top 4 dei padroni di casa della Rgi Lettera 22 Ivrea di coach Degano.

1 LEONCINO MESTRE 9 PALL. MAROSTICA
2 SANT JOSEP BADALONA 10 PINO DRAGONS FIRENZE
3 CASTIGLIONE MURRI BOLOGNA 11 PALL. MONCALIERI SAN MAURO
4 LETTERA 22 IVREA 12 BASKET GIOVANE VICENZA
5 AURORA DESIO 13 AUXILIUM TORINO
6 MLADOST CACAK 14 JUNIOR CASALE M.TO
7 APL LISSONE 15 RADNICKI KRAGUIEVAC
8 SALINAS FALCONS TUZLA 16 DRAZEN PETROVIC SIBENIK

Scuola basket Lettera 22


Wednesday, December 29, 2010

Terzo giorno di Canestri senza reti 2010








Oggi Cacak ha vinto !!
Quindi domani si gioca per il 5° o 6° posto.
Oggi abbiamo fatto shopping duro! Ieri avevamo solo scherzato. Oggi ore e ore per i negozi più "in" di Ivrea.
La scena era sempre la stessa. I negozianti si spaventavano a morte appena si entrava. D'altra parte eravamo 22 ragazzi e 4 adulti. Allora io dicevo : "Pace.. veniamo in pace.. non siamo armati". Così i negozianti si tranquillizzavano un po' e si passava alla seconda fase. I ragazzi chiedevano le taglie e il costo dei vestiti e iniziava un tam tam di "ti capisco - non ti capisco" cosi' divertente che alle volte non intervenivo perchè loro si facevano capire anche a gesti. Piano piano si passava alla fase in cui i negozianti capivano che i ragazzi volevano spendere e si illuminavano d'immenso. Si usciva sempre col negoziante che diceva : "Vi vedo ancora prima che partiate? Venitemi a salutare prima della partenza e ditemi come vi siete piazzati nel torneo!"
Il mio serbo è diventato più che buono. Ho capito tante frasi che si dicevano tra loro i ragazzi :
- Ma quanto rompe Lina per le foto!
- Ma perchè Lina viene ogni anno a Cacak?
- Ah.. bò.. avrà un amante...!!!
E poi abbiamo scoperto che Kuljo ha la fidanzata.. da da da dannnn !!!!!!!!!!!!!!!
E domani.. sigh.. partono! Ripiegatemi in valigia!!

www.scuolabasketlettera22.com


Monday, December 27, 2010

Canestri senza reti 2010 è iniziato







Ebbene si'... la favola si ripete.
I ragazzi della scuola basket Lettera 22 di Ivrea e i ragazzi di Montaldo Dora anche quest'anno hanno ripetuto il miracolo.
Ancora una volta dei bambini serbi, bosniaci e croati giocano assieme.
Io sono emozionatissima. Da anni seguo questo torneo e ogni volta provo le emozioni della prima volta.
Quest'anno poi ho avuto una grande, magnifica sorpresa !
Il nostro Kuljo, quel ragazzo che tre anni fa ho portato in giro per Ivrea e che faceva girare con la bocca aperta tutte le ragazze, è passato da semplice assistente ad allenatore titolare. Quanto urla!!! Ma che gioco i suoi ragazzi! Davvero fenomenali.
Che dire.. ci aspettano 4 giorni fantastici.. Io pero' faccio una fatica a parlare serbo!!!! Aiuto.. sono fuori allenamento!





Tuesday, December 14, 2010

Fantastico Pedrag Matvejevic a Torino !







Davvero un incontro fantastico quello che si è tenuto il 14 dicembre 2010 presso il Circolo dei lettori a Torino.
Pedrag Matvejevic ha presentato il suo nuovo libro: Pane nostro.
L’autore ha preso come soggetto il pane e ha visitato tanti popoli e tanti gruppi etnici del Mediterraneo che hanno in comune questo semplice cibo.
L’incontro è stato moderato dalla fantastica Anja Gunjak, esperta di cooperazione con la sponda Adriatica del Mediterraneo.
Hanno partecipato oltre all’autore :
Antonio Ferigo, vicepresidente dell’Istituto Paralleli
Gianluca Solera, scrittore
Marcella Filippa, storica e saggista
Sono stati toccati infiniti temi e non riesco a scrivere tutto.
Cerco di passarvi più informazioni possibili.
Matvejevic è nato a Mostar, da padre russo, anche se nato a Odessa e madre croata.
È stato condannato da un tribunale di Zagabria a cinque mesi di prigione nel 2005 per calunnia e ingiuria nei confronti dello scrittore Mile Pešorda, ma la sua unica colpa è stata quella di dire che gli intellettuali hanno le loro colpe nel conflitto interetnico delle guerre nella ex Yu. La condanna è stata amnistiata.
Il papà di Matvejevic diceva a Pedrag di portare il pane ai tedeschi prigionieri in Yu ed è morto in un campo di concentramento invocando del pane.
Spesso sentiamo dire che ci sono delle punizioni a “pane e acqua”, ma il pane è l’alimento principale di tutti i popoli mediterranei e non solo.
Il pane viene benedetto in Albania prima di essere offerto all’ospite, il pane non si getta mai via, il digiuno dona la saggezza ai governatori (mettiamo a pane e acqua i politici italiani!), il pane è importantissimo nelle Sacre scritture ed è manna dal cielo.
Matvejevic ha vissuto 15 giorni con il popolo rom per vedere come fanno il pane, ha vissuto con gli eremiti e si è informato come fanno il pane nel deserto nel nord Africa.
Attualmente nel mondo un miliardo di persone non ha nemmeno un tozzo di pane, ma ben presto potremmo salire a due miliardi.
Una cosa strana. In Serbia il pane si dice hleb e in Croazia kruh. Basta dire kruh in Serbia e hleb in Croazia per vedere il panico nell’interlocutore!




Wednesday, December 8, 2010

Intervista a Paolo Motta

Come sei entrato nel mondo del fumetto?
Avevo studiato tanti anni fa sceneggiatura fumettistica con Carlo Pedrocchi, ex caporedattore dell’Intrepido, però poi ho studiato pure sceneggiatura cinematografica con Moira Longo e Heiko Caimi. In pratica ero indeciso tra fumetto e cinema. Alla fine vedendo che nel nostro paese il cinema è in una crisi anche peggiore di quella delle “nuvole parlanti”, ho optato per queste ultime. Dopo un periodo “finzianaro” ho pubblicato il mio primo fumetto da professionista per Nicola Pesce Editore ed in seguito ho collaborato con EF Edizioni, una piccola casa editrice che, tuttavia, si dedica più che altro alla stampa erotica. Sebbene EF e la gente che vi lavora mi hanno insegnato molto, non volevo ghettizzarmi facendo solo storie erotiche. Infatti ho convinto quel editore a pubblicare anche alcune mie storie di tutt’altro genere: così c’è stato Dominatrici dell’Universo che conteneva storie di fantascienza, fantasy e horror, di cui una sottoforma di fotoromanzo ed ora è in preparazione una serie, intitolata Teen Robot, di cui non anticipo niente.
L’agenzia Zio Van Helsing (che è poi un mio nickname) nasce invece da uno strano pensiero che mi ha sempre accompagnato: se non dovessi riuscire a sfondare io come fumettista, mi piacerebbe almeno aver aiutato altri ad imporsi. Per cui ora, oltre a continuare a sceneggiare i miei fumetti, mi occupo di promuovere presso gli editori nostrani alcuni disegnatori stranieri ancora poco noti da noi.






-Che rapporto hai coi Balcani?
Devo riconoscere che fino a poco tempo fa il mio interesse per i Balcani, e più in generale per l’Europa dell’Est, si limitava alla spiritualità ortodossa e alle vicende della loro storia. Non mi ero mai chiesto chi fossero i fumettisti e gli illustratori di quella regione. Solo recentemente Tome Trajkov, un amico conosciuto on line che fa parte dell’associazione Comic Center of Macedonia-Veles, mi ha mostrato dei disegni di artisti macedoni dei quali ho riconosciuto subito l’indubbio valore: Aleksandar Cakoski dal tratto “arioso” e trasognato; Vesna Niechevska-Saravinova molto portata nel disegnare fantasy e pin-up; Darko Bogdanov, forse il più promettente dei tre, con un segno corposo e ricco di chiaroscuri.







-Quali sono gli autori di punta di Zio Van Helsing?
Oltre ai tre che ho citato, rappresento anche alcuni disegnatori dell’Argentina: Fer Gris, Dante Ginevra, German Curti, Daniel “Dakota” Acosta e Diego Eduardo Prevail. Praticamente mi muovo tra l’Est e il Sud. Il fumetto argentino, o meglio la historiera come dicono loro mi ha sempre affascinato. Già da studente divoravo riviste come Lanciostory e Skorpio che pubblicavano i grandi autori latino-americani. Tra quelle pagine ho scoperto gli sceneggiatori Hector G. Oesterheld, Carlos Trillo, Eduardo Mazzitelli e Ricardo Barreiro che hanno indubbiamente segnato il mio modo di scrivere, nonché i disegnatori Juan Zanotto, Carlos Meglia, Eduardo Risso, Enrique Alcatena, Alberto Breccia e suo figlio Enrique. Di solito si dice che gli argentini hanno imparato dai nordamericani e dagli italiani (molti nostri connazionali hanno lavorato per editori di laggiù), io penso che, almeno per certi versi, li abbiano superati entrambi.







-Come vedi il futuro del fumetto italiano e internazionale?
Siamo dominati dalle major statunitensi e giapponesi che possono contare sull’uso di altri media per promuovere i loro fumetti: si pensi a quanti film ultimante vengono tratti dai supereroi Marvel e DC oppure alla sempre abbondante presenza di cartoni nipponici sulle nostre TV. Se escludiamo Francia e Belgio, dove il fumetto è considerato una specie di istituzione nazionale, tutti gli altri paesi sono divenuti un po’ un terzo mondo, quelli che devono accontentarsi delle briciole. A questo si aggiunge che diventa sempre più difficile ottenere compensi, svolgendo professioni di tipo “artistico-creativo”. Dappertutto disegnatori e sceneggiatori corrono ai ripari, magari improvvisandosi editori in proprio, oppure mettendo i loro lavori on line. Spesso si aggregano fra loro e nascono gruppi come i Superamici, i Cani o il compianto Self-Comics in Italia, La Duende in Patagonia, il Clan Nahualli in Colombia, Producciones Balazos in Messico, il Comic Center of Macedonia-Veles che copre Macedonia, Bulgaria e Kossovo.
D’altro canto se del punto di vista commerciale non stiamo bene, la qualità dei lavori in circolazione si è notevolmente alzata. Oggi un prodotto immediato, di puro intrattenimento, come erano Tex o Diabolik non avrebbe speranze. Il punto di riferimento è più Corto Maltese, avventura mescolata però a cultura e riflessione. Insomma non siamo mai stati così peggio, ma non siamo neanche mai stati così meglio.
Paolo Motta

Zio Van Helsing
Comic agency
Islam e ortodossia


Tuesday, December 7, 2010

Associazione Italia - Bosnia a Torino










Riceviamo da Chiara e pubblichiamo:

Nei mesi di Novembre e Dicembre 2010, a Torino, abbiamo avuto più di una occasione per incontrare persone e paesaggi della Bosnia.
C'è stata l'iniziativa dell'Associazione Italia Bosnia

Associazione Italia - Bosnia

Questo evento ha brillato per la bellezza della giovanissima pianista dodicenne Emina Huskice, della sua musica, delle foto del giovane Eldin Hasanagice, delle opere d'arte della pittrice/grafica Lejla Rizvanovicdi e per la bontà dei piatti tipici della cucina bosniaca annaffiati da ottima e ghiacciata "pivo di Sarajevo".
Questo evento ha portato a Torino un uomo affascinante come Jovan Divjak.
Io lo vidi in divisa da generale nella Sarajevo del Gennaio 1995 (ha l'eta di mio padre e ha la tenerezza e l'ironia balcanica del mio adorato Sergheiìj)
E poi c'erano anche altri scrittori, persone vere e coraggiose, come Enisa Bukvic e Božidar Stanišic, introdotti dalla "speciale torinese-sarajevese" Anja Gunjak.
Io non mi stanco mai di ascoltare persone provenienti dalla ex Jugo, che raccontano la ricchezza della loro terra e della loro multi cultura, persone che con noi "fanno memoria" di cosa si è vissuto negli anni Novanta del Novecento al di qua e al di là del mare Adriatico, che condividono con noi le speranze per il presente ed il futuro dei giovani. In alcuni discorsi mi è sembrato di cogliere un pensiero particolare per chi (come mio figlio) è nato nell'anno degli Accordi di Dayton e quindi con i suoi 15 anni si affaccia ora al mondo degli adulti.
Grazie per la bellissima serata !
Chiara

Ciò che fa una nazione non è il parlare la stessa lingua,
ne l'appartenere alla stessa stirpe etnografica,
ma l'aver fatto insieme grandi cose nel passato
e il volerne fare ancora nell'avvenire"
Joseph Ernest Renan

Grazie a ciascuna delle mie appartenenze,
prese separatamente,
ho una certa parentela con un gran numero di miei simili:
grazie agli stessi criteri,
presi tutti insieme,
ho la mia identità personale
che non si confonde con nessun’altra.

Moreno Locatelli


Ma chi è veramente Jovan Divjak? 
Già a capo della Difesa Territoriale in Bosnia-Erzegovina, nei mesi a cavallo delle "dichiarazioni di indipendenza" con cui ha inizio la tragedia del suo paese (1991-1992) viene scoperto e giudicato dalla Corte Marziale dell'esercito jugoslavo per illegittimi rifornimenti di armi. Gli vengono inflitti 9 mesi di carcere cui si sottrae passando al nemico, cioè alle milizie nazionaliste bosgnacche di Alija Izetbegović. Da capo militare della zona di operazioni di Sarajevo è da considerare perlomeno corresponsabile della efferata strage della via Dobrovoljacka (3 maggio 1992), quando i suoi attaccano alle spalle le giovanissime reclute dell'Armata Jugoslava, che si ritirano pacificamente verso la Serbia in base agli accordi, causando 42 morti, 73 feriti, 215 prigionieri: è la prima grande strage di Sarajevo, mai ricordata da nessuno in Italia.


TRASLOCO

  In foto la statua di Ivan Mestrovic, lo scultore croato che ama lavorare per la Serbia Ci siamo trasferiti in 5 altri siti Uno si chiama  ...