Saturday, October 30, 2010
Robert De Niro - Maybe I am a Serb
Carissimi,
oggi ci dovrebbe essere il classico post di cucina del sabato, ma non siamo ancora riusciti ad accontentare nè Ardi, nè Niky e quindi ho dato retta alle bozze che scoppiano.
Francy è impegnatissima con la piccolina e io non riesco a capire questa fantastica dichiarazione di Robert De Niro.
Ma cosa sta dicendo ? Che è serbo ???
In effetti qualche tratto somatico ce l'ha !!!
Dichiarazioni sconvolgenti
Wednesday, October 27, 2010
Juventini na Marakani
Incredibile ! Non sono sicura di aver capito bene, ma sembra che Beppe sia stato al museo della Stella Rossa e sia stato intervistato come unico juventino amante della Stella Rossa !!!
Appena ne so' qualcosa in più vi dico...
Per ora guardate qua :
Juventini na Marakani
Wednesday, October 20, 2010
Bosnian Rambo
Davvero non saprei che dire a proposito di questo Rambo bosniaco, amante dei serpenti e delle belle riprese. Il vero Rambo impallidisce al confronto !
E carissime ragazze.. avete notato il fisico di Nezdad Klicic ?
Sembra che sia di Cazin , paese di Budo.
Nato per l'azione
Budo Hodza
Thursday, October 14, 2010
Amore al primo morso
Per gli appassionati di cucina balcanica abbiamo una buona notizia: c'è un nuovo blog che ci terrà golosamente informati con ricette fantastiche:
La nostra amica Dragana Mladenovic Spasic che vive a Belgrado, mamma di due bambini (la figlia Anastasija di 6 e il figlio Aleksa di 3 anni) che fino a qualche mese insegnava Geografia, dopo avere perso il lavoro, ha deciso di utilizzare il tempo per pubblicare tutte le sue ricette!
S'intende di webdesign, e a parte cucinare, le piace leggere e ricamare.
Il blog lo trovate qui:
http://ljubav-na-prvi-zalogaj.blogspot.com
(tradotto: amore al primo morso)
Il Blog è tutto in serbo, un buon esercizio per tutti che desiderano imparare la lingua!
Eccovi una ricetta tradotta in italiano:
La cara vecchia Karadjordjeva!!!!
KARАЂОРЂЕВА ШНИЦЛА
Ingredienti:
~ 4 fettine di vitello (oppure manzo) quelle che si utilizzano per la milanese
~ 150gr di Kajmak (chi non trova il Kajmak può prendere una panna acida molto grassa…ma certo che non è la stessa cosa…fatevi portare del kajmak dalla Serbia)
~ 2 uova
~ farina bianca
~ pan grattato
~ sale
~ burro o olio per cuocere
Preparazione:
Battete le fettine di carne di modo di farle diventare sottilissime. Salatele e lasciatele riposare un po'. Su ogni fettina spalmateci un quarto del Kajmak e rotolatele tipo involtino. Fissate con uno stecchino.
Girate l'involtino in farina bianca, poi nel uovo sbattuto e poi nel pan grattato. Cuocerle in olio/burro scaldato a temperaturo però non troppo elevata (per non bruciarlo di fuori e lasciarlo ancora crudo dentro) affinché sia bello colorito da tutte le parti.
Dragana suggerisce di servirlo con della salsa tartara o delle patate fritte o purea di patate e con una insalata di stagione.
Dragana con i figli
Thursday, October 7, 2010
Stefania ci scrive...
La mailing list ci ha portato davvero tanta freschezza e vitalità. Stefania mi ha fatto pensare alle parole del mio amico Dejan che una volta mi ha detto di essere stato campione nazionale di tiro a segno. Certo che sono tempi che ci danno non poco da pensare.... !
Ciao, sono veramente contenta che la mailing list finalmente funzioni!
La mia curiosità sul mondo balcanico, che conosco appena, mi porta a sbirciare spesso tra le pagine del sito di "Osservatorio balcani" che di certo conoscete già. Poco fa leggevo un articolo che ha suscitato la mia rabbia per le affermazioni di alcuni politici italiani.
A scuola imparavamo a sparare
A presto, Stefania
Sunday, October 3, 2010
Il viaggio di Rita. Quarta parte
Continua da qui
Raggiungiamo trepidanti Gazimestan percorrendo la nuova superstrada in costruzione praticamente a passo d'uomo.
Nel 1953 qui venne infatti costruito un monumento a testimonianza della grande battaglia dell’esercito serbo contro quello turco del 1389 e alla seguente graduale sottomissione dello Stato medievale serbo all'Impero ottomano. Questo luogo fa parte del patrimonio storico dell'intero popolo, sul quale e’ stata costruita la politica della liberazione dai turchi e del ripristino dello Stato serbo. Nel 1999 esso fu danneggiato nella deflagrazione di una bomba fatta esplodere dagli albanesi, ma attualmente è presidiato dalla polizia kosovara, su recente concessione da parte della Kfor.
Alla nostra richiesta sul perché il monumento abbia bisogno di protezione, l'affabile poliziotto interpellato, dopo breve riflessione non trova risposta.
C'è un'aria irrespirabile e in lontananza si vedono enormi ciminiere fumanti: si tratta della centrale termica di Obilic, che fornisce elettricità a tutto il Kosovo. Ufficialmente si brucia carbone, ma tutto intorno ci sono discariche a perdita d'occhio, disseminate fra le numerose abitazioni e gli orti.
Così si presenta oggi la piana di Kosovo Polje.
A Prizren, graziosa cittadina ottomana con strade ciottolate e diversi suggestivi ponticelli che collegano le due sponde del fiume Korisa, troviamo la cattedrale cattolica dedicata alla Madonna del perpetuo soccorso, non a caso quindi sede della caritas, oltre che sede episcopale.
Pranziamo in un ristorante tipicamente turco, il “Basi”, ricco di fontane e giardini interni, tanto che pare di essere nel Bosforo.
Nei pressi di Gjlan, altra piccola e apparentemente tranquilla enclave serba, vediamo una vasta zona delimitata da filo spinato, inaccessibile perfino allo sguardo. Capiamo che si tratta di Camp Monteith, la seconda base militare statunitense costruita in Kosovo, che ospita 2mila soldati, sui terreni dove precedentemente c'era una base dell'esercito jugoslavo.
L'altra, ad un'ora di distanza, è quella di Camp Bondsteel, la più vasta e costosa base militare statunitense all'estero, dove stazionano ben 7mila uomini.
Chiudiamo il nostro tour del Kosovo con la visita di Ferizaj.
Ci incuriosisce la vecchia stazione e siamo fortunati, visto che vediamo partire uno dei rari treni che collegano la cittadina a Pristina. E' una scena d'altri tempi. La situazione dei binari è precaria e il trenino, lento e vecchiotto dev'essere stato ceduto già obsoleto dalla Germania.
Il capostazione si dimostra soddisfatto ed orgoglioso del nostro interesse, tanto che ci offre un bicchierino di rakija.
Vorremmo visitare la chiesa ortodossa, ma è chiusa e presidiata da un giovane e disponibile poliziotto, che però non sa darci molte informazioni in merito.
A pochissimi metri un'altrettanto bella moschea. Lo scorcio che ci si presenta è proprio quello fotografato sulla copertina della nostra guida del Kosovo, pubblicata recentemente in lingua inglese ed acquistata a Pristina e di ciò si accorge anche uno dei tantissimi uomini che indossano il tipico cappello bianco di lana di pecora e che stanno parcheggiati in ozio lungo il marciapiede; esprimendosi con gesti concitati ci chiede di poter dare un'occhiatina, visto che a quanto pare non immaginava che la sua città fosse così famosa da comparire su un libro per stranieri.
E così, dolcemente, il nostro viaggio volge al termine, dopo aver visto e visitato tanti luoghi diversi e al contempo uguali, uguali soprattutto per le speranze e le aspettative di pace e serenità manifestate in qualche modo da tutte le persone incontrate, diversi soprattutto da come forse ce li aspettavamo dalle letture fatte e dalle informazioni ricevute a distanza.
Si chiude un viaggio a tratti piacevole e spensierato, ma anche procacciatore di emozioni forti, a tratti persino duro.
E si apre un nuovo capitolo da scrivere almeno un po' diversamente, su popoli più vicini fra loro, ma anche a noi-altra Europa, di quanto si possa comunemente credere.
A Rita i migliori complimenti e ringraziamenti per l'affetto riservatoci in questi anni !!!
Raggiungiamo trepidanti Gazimestan percorrendo la nuova superstrada in costruzione praticamente a passo d'uomo.
Nel 1953 qui venne infatti costruito un monumento a testimonianza della grande battaglia dell’esercito serbo contro quello turco del 1389 e alla seguente graduale sottomissione dello Stato medievale serbo all'Impero ottomano. Questo luogo fa parte del patrimonio storico dell'intero popolo, sul quale e’ stata costruita la politica della liberazione dai turchi e del ripristino dello Stato serbo. Nel 1999 esso fu danneggiato nella deflagrazione di una bomba fatta esplodere dagli albanesi, ma attualmente è presidiato dalla polizia kosovara, su recente concessione da parte della Kfor.
Alla nostra richiesta sul perché il monumento abbia bisogno di protezione, l'affabile poliziotto interpellato, dopo breve riflessione non trova risposta.
C'è un'aria irrespirabile e in lontananza si vedono enormi ciminiere fumanti: si tratta della centrale termica di Obilic, che fornisce elettricità a tutto il Kosovo. Ufficialmente si brucia carbone, ma tutto intorno ci sono discariche a perdita d'occhio, disseminate fra le numerose abitazioni e gli orti.
Così si presenta oggi la piana di Kosovo Polje.
A Prizren, graziosa cittadina ottomana con strade ciottolate e diversi suggestivi ponticelli che collegano le due sponde del fiume Korisa, troviamo la cattedrale cattolica dedicata alla Madonna del perpetuo soccorso, non a caso quindi sede della caritas, oltre che sede episcopale.
Pranziamo in un ristorante tipicamente turco, il “Basi”, ricco di fontane e giardini interni, tanto che pare di essere nel Bosforo.
Nei pressi di Gjlan, altra piccola e apparentemente tranquilla enclave serba, vediamo una vasta zona delimitata da filo spinato, inaccessibile perfino allo sguardo. Capiamo che si tratta di Camp Monteith, la seconda base militare statunitense costruita in Kosovo, che ospita 2mila soldati, sui terreni dove precedentemente c'era una base dell'esercito jugoslavo.
L'altra, ad un'ora di distanza, è quella di Camp Bondsteel, la più vasta e costosa base militare statunitense all'estero, dove stazionano ben 7mila uomini.
Chiudiamo il nostro tour del Kosovo con la visita di Ferizaj.
Ci incuriosisce la vecchia stazione e siamo fortunati, visto che vediamo partire uno dei rari treni che collegano la cittadina a Pristina. E' una scena d'altri tempi. La situazione dei binari è precaria e il trenino, lento e vecchiotto dev'essere stato ceduto già obsoleto dalla Germania.
Il capostazione si dimostra soddisfatto ed orgoglioso del nostro interesse, tanto che ci offre un bicchierino di rakija.
Vorremmo visitare la chiesa ortodossa, ma è chiusa e presidiata da un giovane e disponibile poliziotto, che però non sa darci molte informazioni in merito.
A pochissimi metri un'altrettanto bella moschea. Lo scorcio che ci si presenta è proprio quello fotografato sulla copertina della nostra guida del Kosovo, pubblicata recentemente in lingua inglese ed acquistata a Pristina e di ciò si accorge anche uno dei tantissimi uomini che indossano il tipico cappello bianco di lana di pecora e che stanno parcheggiati in ozio lungo il marciapiede; esprimendosi con gesti concitati ci chiede di poter dare un'occhiatina, visto che a quanto pare non immaginava che la sua città fosse così famosa da comparire su un libro per stranieri.
E così, dolcemente, il nostro viaggio volge al termine, dopo aver visto e visitato tanti luoghi diversi e al contempo uguali, uguali soprattutto per le speranze e le aspettative di pace e serenità manifestate in qualche modo da tutte le persone incontrate, diversi soprattutto da come forse ce li aspettavamo dalle letture fatte e dalle informazioni ricevute a distanza.
Si chiude un viaggio a tratti piacevole e spensierato, ma anche procacciatore di emozioni forti, a tratti persino duro.
E si apre un nuovo capitolo da scrivere almeno un po' diversamente, su popoli più vicini fra loro, ma anche a noi-altra Europa, di quanto si possa comunemente credere.
A Rita i migliori complimenti e ringraziamenti per l'affetto riservatoci in questi anni !!!
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