Friday, November 27, 2009
Incontro con Anilda Ibrahimi
Alle volte la vita è proprio strana. Mercoledi' scorso ero molto giù di morale. Avevo litigato con un amico, avevo avuto discussioni in casa senza fine, avevo avuto problemi al lavoro e avevo tirato una scarpa al tg 1 che mi informava di come il nostro governo sta distruggendo, pezzo a pezzo, l'Italia.
Ogni tanto aprivo l'email di Chiara che mi avvisava di una conferenza al Circolo dei lettori. Diceva di una scrittrice albanese che aveva ambientato un romanzo in Kosovo.
Già sapevo di dover affronatre una discussione col martirio per l'orario della conferenza e infatti così è stato. Comunque ho preso l'auto, ho girato mezz'ora per trovare parcheggio e un'altra mezz'ora per trovare una macchinetta funzionante per il biglietto del parcheggio. Poi ho fatto ancora una mezz'ora a piedi per arrivare al Circolo lettori. Tra di me continuavo a pensare :
- Ma che ci faccio qui. Un caos per venire, cio' la testa altrove e l'ultimo meeting che ho fatto è stata la stessa solfa di Milosevic caino e colpevole di tutto dai tempi della mela. Immaginiamoci qui, tra albanesi che magari toccano anche il problema "politica balkani".
Così ero parecchio prevenuta quando ti entro nella sala e sento la voce dolcissima di Anilda. Già subito mi sono illuminata d'immenso. Il primo pensiero è stato che una voce così dolce non poteva portare che pace. Poi il tono delle prime frasi mi ha incantata ancora di più. Non so' come si dice "una che non se la tira" ovvero una persona semplice ed umile. Naturalmente io la pensavo all'esatto suo contrario, ovvero rabbrividivo quando diceva la Repubblica di Kosova è una democrazia giovane, poichè io penso che il Kosovo è Serbia, ma in quei momenti ho pensato che se mi dovessi trovare davanti una persona che in politica balkanika la pensa al mio esatto opposto, vorrei che fosse così : leale, sincera, aperta al dialogo e al confronto.. altro che guerre fraticide a suon di kalasmikof ! Il dialogo è possibile !
Ma Anilda non finiva mai di stupirmi. Riguardo all'intervento umanitario NATO ha detto :
- Ma quali bombe intelligenti cadono sulla testa delle persone e uccidono donne e bambini, ci vuole coraggio a chiamare una bomba "intelligente". Io ero al centro rifugiati quando arrivavano i serbi senza nulla, solo con i vestiti che avevano addosso e spaventati a morte. Con uno di loro che si chiamava Milos mi sono sentita in dovere di uscire e prendere un caffè per parlare un po' con lui. Alle volte bastava che dicessero una frase sbagliata e invece che rifugiati politici venivano considerati semplici clandestini ed espulsi.
Riguardo al Kosovo e etnie serbi e albanesi Anilda ha detto :
- Sono stufa di cercare se i primi ad arrivare sono stati i serbi o gli illiri. Che senso ha tutto questo ? C'è una leggenda che ci unisce, quella di Rozafa e vuol dire che eravamo un unico popolo e dobbiamo dinuovo esserlo. Come albanese sono vicinissima ai serbi che soffrono nelle enclavi in Kosovo e vorrei che non esistessero enclavi, che si potesse vivere assieme senza paure.
In quel momento mi sarei alzata a darle un bacio. E' stato come se mi avesse materializzato Ske sulla sedia accanto alla mia. Tutto quello che Skender
rappresenta per me e per Francy in questo blog si è materializzato nell'azione di Anilda, che non ha fatto nulla di strano, se non vivere la sua vita con coerenza e impegno.
Grazie Anilda, mi hai aperto una porta alla speranza, mi hai fatto credere che il nostro sogno è possibile, che tante ore spese qui al pc per parlare di pace non sono perse e non lo saranno mai finchè esiste sulla faccia di questa terra una persona splendida come te. E devo dire di più. Io che sono filo-serba e che spesso litigo con gli albanesi sui vari blog balkanici, anche se per correttezza devo dire che le discussioni esistono anche coi croati, coi bosniaci,con gli italiani, etc.. devo dire che se c'è c'è qualche persona che nella vita ogni tanto mi stupisce in modo particolare, questa persona, di sicuro, è albanese. E so' anche il perchè di questo. Perchè tutto nella nostra vita ha un senso. Una delle peggiori pugnalate che ho preso in pancia è stata quella bambina che al catechismo mi ha detto : "Gli albanesi sono tutti ladri !". Allora le avevo risposto che non sono tutti ladri, poichè avevamo parlato di Madre Teresa di Calcutta, ma già dal giorno dopo era arrivata una bambina albanese al catechismo che non era stata battezzata. Sua mamma l'aveva accompagnata dicendo che non sarebbe più venuta perchè lavorava 12 ore al giorno e la bambina stava tutto il giorno da sola. Ma la mamma ci teneva che la bambina venisse al catechismo perchè mi ha detto :
- In Albania hanno ammazzato mio marito, lasciandomi sola con 4 figli, hanno bruciato la chiesa del villaggio e il prete ha dovuto scappare. Io sono venuta in Italia per dare un futuro ai miei figli, ma voglio che imparino ad amare gli altri, non a uccidere, ad aiutare i compagni, non a rubare la penna all'amico. E' vero, mia figlia non è battezzata, ma voglio che senta cos'è il Vangelo e che impari a lottare per esso.
Tu Anilda è vero che sei una ladra, ma di spazi lasciati al male, all'odio, ai pregiudizi. Nel tuo libro si amano un'albanese e un serbo e questo succede tutti i giorni, la relatà non è quella che ci insegnano i mass media, ovvero che serbi e albanesi si odiano. Se poi in qualche caso è così, gli faremo leggere il tuo libro.
Anilda Ibrahimi (Valona, 1972) è una giornalista e scrittrice albanese, attualmente residente in Italia.
Laureatasi in lettere moderne all'Università di Tirana, ha lavorato nel suo paese come giornalista radiotelevisiva e della carta stampata ma nel 1994 si è trasferita all'estero, prima in Svizzera e poi, dal 1997, a Roma, dove è stata consulente per il Consiglio Italiano per i Rifugiati.
Nel 1996 ha vinto a Losanna il primo premio per la poesia albanese contemporanea e ha pubblicato la raccolta di poesie Cristallo di tristezza.
Nel 2008 è stato pubblicato da Einaudi il romanzo Rosso come una sposa, scritto in lingua italiana e incentrato sulle vicende delle donne di una famiglia attraverso i cambiamenti sociali della storia albanese, dal mondo arcaico di inizio Novecento al socialismo reale del regime comunista di Enver Hoxha, alla società post-comunista.
In questi giorni è uscito il suo ultimo romanzo "L'amore e gli stracci del tempo".
Un uomo e una donna divisi dalla guerra. Lui è serbo e lei kosovara, e la guerra è proprio quella del Kosovo, nei Balcani squarciati dai nazionalismi. Lui la cerca per anni tra i profughi dispersi per l'Europa, perché gliel'ha promesso. Lei lo aspetta, seduta in un angolo di mondo, perché aspettarlo è l'unica cosa che sa fare. Ma a volte la sorte trasforma le persone in «lettere mandate al momento sbagliato».
Monday, November 23, 2009
Sami Mustafà
Chiedo le scuse a tutti. Da quando ho conosciuto Mustafà ho avuto il desiderio di fare questo post, ma lui parla molto bene inglese e io il contrario. Così ci siamo cercati diverse volte tra i suoi innumerevoli impegni di lavoro, ma non siamo mai arrivati ad una intervista, perchè io tante cose non le avrei capite.
Naturalmente mi sono rimasti tanti dubbi, tipo come vede la situazione kosovara, se si considera serbo o albanese o nessuno dei due, quali sono le condizioni di vita nella sua zona....
Chissà che non ce la facciate voi, con un inglese migliore del mio, a porgli queste domande.
Sami Mustafa was born in Kosovo/Serbia, on the 22nd of August 1984. He is a young filmmaker from the Roma community of Plemetina village. His documentary filmmaking experience began in 2003 with a Balkan Sunflowers (NGO) project which included Plemetina Roma youth. A year later, he began working with Koperativa and Quawava (Production Companies). The experience of working on these productions increased his motivation and interest in documentary filmmaking. Since then, he has continued producing his own documentaries. One of them, "Road to Home", was screened at Cannes Film Festival in 2007 and was the only film representing Kosovo. In 2007, Sami founded Romawood, a production house focusing on Roma issues. Later in the same year, he initiated the "Jekh Kham Jekh Sel" project: the one which has made the most indelible impact on his life and work. This project invited eleven Roma boys and girls from Plemetina to learn about documentary filmmaking and spread their message to the world. Sami is currently producer and manager of Romawood Productions and continues his voluntary involvement with Balkan Sunflowers.
Sami Mustafa è nato in Kosovo / Serbia, il 22 agosto 1984. Lui è un giovane regista della comunità rom del villaggio di Plemetina. La sua esperienza è iniziata nel 2003 con un Balkan Sunflowers (ONG), progetto che comprendeva anche la comunità rom di Plementina. Un anno dopo iniziò a lavorare con "Koperativa e Quawava" (Production Companies). L'esperienza di lavoro su queste produzioni ha aumentato la sua motivazione e interesse per il cinema documentario. Da allora, ha continuato a produrre i suoi documentari in proprio. Uno di loro, "Road to Home", è stato proiettato al Festival di Cannes nel 2007 ed è stato l'unico film in rappresentanza del Kosovo. Nel 2007, Sami ha fondato Romawood, una casa di produzione, concentrandosi su questioni relative ai rom. Più tardi nello stesso anno, ha avviato il "Jekh Kham Jekh Sel" del progetto ed è stato un impatto indelebile sulla sua vita e sul suo lavoro. Questo progetto ha invitato undici ragazzi e ragazze provenienti dai rom di Plemetina a saperne di più delle loro tradizioni e a diffondere il loro messaggio al mondo. Sami è attualmente il produttore e manager dei Productions Romawood e continua il suo coinvolgimento su base volontaria con Balkan Sunflowers..
Sami Mustafà
Romawood
Rolling Film Festival
Sunday, November 22, 2009
Wild Boars Kragujevac
Dedicato a Milos e a Sanja e a "Kuky leggenda"
E dopo i favolosi Angel warriors di Cacak, i Vukovi di Beograd e la rappresentanza serba ai giochi di Bolzano, non potevano mancare i bellissimi ragazzi di Kragujevac !
Tutti sanno che io e Maria abbiamo questa città nel cuore. I primi aiuti piemontesi nel '99 sono arrivati proprio a Kragujevac e poi adesso c'è la Fiat, quindi è una città che sentiamo vicina.
Allora che dire di piu' ? Ragazze, sgraniamoci gli occhi !!!
Wild boars.
Le foto sono di proprietà della squadra e sono protette da Copyright
E dopo i favolosi Angel warriors di Cacak, i Vukovi di Beograd e la rappresentanza serba ai giochi di Bolzano, non potevano mancare i bellissimi ragazzi di Kragujevac !
Tutti sanno che io e Maria abbiamo questa città nel cuore. I primi aiuti piemontesi nel '99 sono arrivati proprio a Kragujevac e poi adesso c'è la Fiat, quindi è una città che sentiamo vicina.
Allora che dire di piu' ? Ragazze, sgraniamoci gli occhi !!!
Wild boars.
Le foto sono di proprietà della squadra e sono protette da Copyright
Monday, November 16, 2009
Mirjana Dimitriadis
Siamo circondati da favole! E una di queste favole è Mirjana Dimitriadis una bravissima artista che si dedica ad un arte vecchia di tradizione: alla pittura di icone ortodosse. Creare icone non è solo un lavoro d'artista, anche perchè l'icona non rappresenta semplicemente un quadro, ma può essere vista come una finestra spirituale aperta a coloro che sanno coglierne l’essenza.
Quindi richiede una comprensione profonda dell'arte religiosa e delle tradizioni ortodosse. E questa comprenisone Mirjana ce l'ha.Infatti da quando era piccola (Mirjana è nata Belgrado) e sempre stata circondata dalle potenti icone bizantine della chiesa serbo-ortodossa.Da adulta si è messa a studiare agiografia (gli studi della vita di santi) mentre viveva in Grecia accanto a suo marito greco.
We are surrounded by fairy tales! One of these fairy tale is Mirjana Dimitriadis an exceptional artist who dedicates herself to a very old art form: to create orthodox icons. An icon is not simply a painting, but it can be seen as an open spiritual window to whom has got the ability to capture it.
So to create an icon is not just an artistic work, but it demands a deep understanding of the
religious art. And this understanding Mirjana surely has.
She was born in Belgrade and from early age, she was surrounded by the powerful byzantine
iconography of the orthodox church. As a young adult, she studied hagiography - the traditional artistic depiction of the saints and angels- alongside her husband on the island of Greece.
Per realizzare i suoi capolavori d'influsso bizantino, Mirjana ha deciso di utilizzare le tecnice ed i materiali più tradizionali. Questo quadro dell'archangelo Raffaele (misura 193 x 70 cm) è realizzato in tempera (una tecnica pittorica che utilizza pigmenti in polvere mescolati con vari leganti tra cui tuorlo d'uovo ed acqua distillata) prorpio come nelle icone antiche.
To create these unique Byzantine-inspired works of art Mirjana uses traditional techniques and materials. Like here in this Icon of Archangel Raphael (she made for a friend) that is made with egg tempera. The size of the Icon is 193x70cm.
Adesso Mirjana vive in Danimarca dove le sue icone vengono esposte in gallerie d'arte (sono state già esposte anche in Serbia e in Australia).
A Mirjana piace creare pezzi d'arte e ha una gran passione per la decorazione d'interni e per l'architettura. Inoltre le piace molto viaggiare, cucinare e conoscere la storia,le tradizioni e la cucina dei vari paesi, come per esempio l'Italia, la Spagna, il Marocco e l'Egitto....
Sarebbe bello trovare un posto in Italia dove esporre queste bellissime icone....vediamo un po' magari qualcuno qui ha un idea....!!!
Her work has been featured in Serbia, in Australia and in Denmark where she now lives with her husband. She loves to create art and has a big passion for interior decoration and architecture. Also she loves to travel, to cook and to learn about the history, the culture and the cuisine of the different places like Italy, Spain, Morocco and Egypt...
It would be great to find a place in Italy to exhibit her beautiful works.....let's see...maybe someone here has an idea!
Quindi richiede una comprensione profonda dell'arte religiosa e delle tradizioni ortodosse. E questa comprenisone Mirjana ce l'ha.Infatti da quando era piccola (Mirjana è nata Belgrado) e sempre stata circondata dalle potenti icone bizantine della chiesa serbo-ortodossa.Da adulta si è messa a studiare agiografia (gli studi della vita di santi) mentre viveva in Grecia accanto a suo marito greco.
We are surrounded by fairy tales! One of these fairy tale is Mirjana Dimitriadis an exceptional artist who dedicates herself to a very old art form: to create orthodox icons. An icon is not simply a painting, but it can be seen as an open spiritual window to whom has got the ability to capture it.
So to create an icon is not just an artistic work, but it demands a deep understanding of the
religious art. And this understanding Mirjana surely has.
She was born in Belgrade and from early age, she was surrounded by the powerful byzantine
iconography of the orthodox church. As a young adult, she studied hagiography - the traditional artistic depiction of the saints and angels- alongside her husband on the island of Greece.
Per realizzare i suoi capolavori d'influsso bizantino, Mirjana ha deciso di utilizzare le tecnice ed i materiali più tradizionali. Questo quadro dell'archangelo Raffaele (misura 193 x 70 cm) è realizzato in tempera (una tecnica pittorica che utilizza pigmenti in polvere mescolati con vari leganti tra cui tuorlo d'uovo ed acqua distillata) prorpio come nelle icone antiche.
To create these unique Byzantine-inspired works of art Mirjana uses traditional techniques and materials. Like here in this Icon of Archangel Raphael (she made for a friend) that is made with egg tempera. The size of the Icon is 193x70cm.
Adesso Mirjana vive in Danimarca dove le sue icone vengono esposte in gallerie d'arte (sono state già esposte anche in Serbia e in Australia).
A Mirjana piace creare pezzi d'arte e ha una gran passione per la decorazione d'interni e per l'architettura. Inoltre le piace molto viaggiare, cucinare e conoscere la storia,le tradizioni e la cucina dei vari paesi, come per esempio l'Italia, la Spagna, il Marocco e l'Egitto....
Sarebbe bello trovare un posto in Italia dove esporre queste bellissime icone....vediamo un po' magari qualcuno qui ha un idea....!!!
Her work has been featured in Serbia, in Australia and in Denmark where she now lives with her husband. She loves to create art and has a big passion for interior decoration and architecture. Also she loves to travel, to cook and to learn about the history, the culture and the cuisine of the different places like Italy, Spain, Morocco and Egypt...
It would be great to find a place in Italy to exhibit her beautiful works.....let's see...maybe someone here has an idea!
Per informazione o per aquistare un icona visitate il suo sito web: http://www.byzantika.com/
Thursday, November 12, 2009
Gustomaina
Finalmente il nostro gustoloso ci ha dato il permesso di parlare di lui.
In realtà non aspettatevi gran chè, nel senso che non posso parlare tanto di questa favola, ma posso dirvi che esistono persone come lui, che si impegnano sempre (nella foto sopra mi sembra che stia marciando sotto la pioggia !)
Alle volte gli eroi li abbiamo vicini e non ce ne accorgiamo. Forse pensiamo che sono quelli che imbracciano il fucile e vanno a fare le guerre di indipendenza. Invece gli eroi sono quelle persone che coltivano i loro sogni giorno per giorno, senza mai mollare.
Io da Daniele ho sentito solo belle parole. Quante volte abbiamo parlato di alcune discussioni lette sui blog balkanici, magari mentre io ero disperata e lui :
- Ma Lina, che ci vuoi fare, sono persone cosi' e tanto raccolgono quel che seminano.
Dany semina bene perchè raccoglie tanta simpatia e tanti amici.
Adesso faccio una cosa fuori legge. Posto il suo balcone di casa senza aver chiesto il permesso.
Ti avviso Dany che se mi denunci mi porti le arance per tutta la vita in carcere oppure ti fai rinchiudere con me e parliamo di Balcani tutta la vita.
E' meglio se non mi denunci !
Album di густомаина
Thursday, November 5, 2009
Moreno Locatelli
Questo post è dedicato a Chiara perchè è una favola.
E' dedicato a Beppe e a Roberto perchè non perdano di vista la famosa frase : "Quando pensi di aver capito tutto dei Balkani è proprio il momento in cui non hai capito niente" ed è dedicato a me perchè io mi spezzo ma non mi piego, vado sempre avanti, ma spesso mi è capitato di vedere una cosa molto triste ovvero che i miei errori li pagano altri.
Moreno Locatelli aveva 34 anni, era disarmato, attraversava in pace e per la pace il ponte simbolo di Sarajevo, citta` martire di questo secolo di sangue e tragedie. Sul ponte Vrbanja insieme a Moreno erano saliti altri quattro italiani. Sulle due sponde del fiume Miljacka, divise dalla guerra, i fucili erano puntati. Sopra il ponte camminava la speranza, coi passi lenti e misurati di un gesto politico non violento, cosi` mite ma cosi` dirompente in una citta` divorata dalla guerra. E’ stato colpito da un cecchino.
Locatelli, entrato nell'associazione pacifista Beati i Costruttori di Pace, si era recato a Sarajevo allo scopo di manifestare a favore di una soluzione pacifica della guerra civile fra etnie bosniache e serbe; la vita civile nella città era completamente paralizzata dalla presenza di cecchini che sparavano su chiunque fosse a tiro.
Il 3 ottobre 1993, con altri quattro pacifisti (Luigi Ceccato, padre Angelo Cavagna, Pier Luigi Ontanetti e Luca Berti, che con lui a Sarajevo stavano realizzando il progetto "Si vive una sola Pace") stava attraversando il ponte Vrbanja sul torrente Miljacka, che divide la città, per un'azione simbolica rivolta alle due parti in conflitto: volevano deporre una corona di fiori sul luogo delle seconde vittime di quella guerra (Suada Dilberovic' e Olga Sucic'), e quindi offrire del pane ai soldati bosniaci e a quelli serbi, che si fronteggiavano dalle sponde opposte del ponte; di questa piccola manifestazione erano state avvisate le milizie in conflitto.
Sul ponte venne raggiunto dai colpi di un cecchino, Caco, musulmano, quando assieme ai suoi compagni stava ritornando sui suoi passi a seguito di alcune mitragliate di avvertimento. Morì dopo due interventi chirurgici, le sue ultime parole furono «Stanno tutti bene?» riferendosi ai suoi compagni sul ponte. La sua uccisione è interpretabile come dettata dalla cinica volontà di riaffermare l'esistenza della linea della morte che divideva in due la città.
Intervista a Gigi Ontanetti
Ricordando Moreno Locatelli. OBC
E' dedicato a Beppe e a Roberto perchè non perdano di vista la famosa frase : "Quando pensi di aver capito tutto dei Balkani è proprio il momento in cui non hai capito niente" ed è dedicato a me perchè io mi spezzo ma non mi piego, vado sempre avanti, ma spesso mi è capitato di vedere una cosa molto triste ovvero che i miei errori li pagano altri.
Moreno Locatelli aveva 34 anni, era disarmato, attraversava in pace e per la pace il ponte simbolo di Sarajevo, citta` martire di questo secolo di sangue e tragedie. Sul ponte Vrbanja insieme a Moreno erano saliti altri quattro italiani. Sulle due sponde del fiume Miljacka, divise dalla guerra, i fucili erano puntati. Sopra il ponte camminava la speranza, coi passi lenti e misurati di un gesto politico non violento, cosi` mite ma cosi` dirompente in una citta` divorata dalla guerra. E’ stato colpito da un cecchino.
Locatelli, entrato nell'associazione pacifista Beati i Costruttori di Pace, si era recato a Sarajevo allo scopo di manifestare a favore di una soluzione pacifica della guerra civile fra etnie bosniache e serbe; la vita civile nella città era completamente paralizzata dalla presenza di cecchini che sparavano su chiunque fosse a tiro.
Il 3 ottobre 1993, con altri quattro pacifisti (Luigi Ceccato, padre Angelo Cavagna, Pier Luigi Ontanetti e Luca Berti, che con lui a Sarajevo stavano realizzando il progetto "Si vive una sola Pace") stava attraversando il ponte Vrbanja sul torrente Miljacka, che divide la città, per un'azione simbolica rivolta alle due parti in conflitto: volevano deporre una corona di fiori sul luogo delle seconde vittime di quella guerra (Suada Dilberovic' e Olga Sucic'), e quindi offrire del pane ai soldati bosniaci e a quelli serbi, che si fronteggiavano dalle sponde opposte del ponte; di questa piccola manifestazione erano state avvisate le milizie in conflitto.
Sul ponte venne raggiunto dai colpi di un cecchino, Caco, musulmano, quando assieme ai suoi compagni stava ritornando sui suoi passi a seguito di alcune mitragliate di avvertimento. Morì dopo due interventi chirurgici, le sue ultime parole furono «Stanno tutti bene?» riferendosi ai suoi compagni sul ponte. La sua uccisione è interpretabile come dettata dalla cinica volontà di riaffermare l'esistenza della linea della morte che divideva in due la città.
Intervista a Gigi Ontanetti
Ricordando Moreno Locatelli. OBC
Tuesday, November 3, 2009
EYOT
E si, un'altra cotta ! Ma non si poteva fare diversamente ! Questi ragazzi sono proprio proprio belli, anzi bellissimi e anche bravissimi !
Quello che mi stupisce dei serbi è la semplicità e la sincerità. Non tutti naturalmente, ma in molti vedo doti che ti fanno capire che tipi sono.
Ringrazio questo gruppo che ha subito risposto alle mie domande in maniera gentilissima.
Siamo sicuri di far contento Riccardo con questo gruppo che sapete di dov'è ? Niente poco di meno che di Nis !
E sono stati anche in Italia partecipando ad "Umbria jazz" !!!
Adesso pero' mi devo affidare un po' alla mia stregoneria per la traduzione.
Credo che Eyot voglia dire isolotto e i membri del gruppo sono quattro :
Dejan Ilijic / composer & piano
Sladjan Milenovic / Guitar
Marko Stojiljkovic / Bass
Milos Vojvodic / Drums
Facciamo una cosa intelligente ! Onde evitare grane vi copio/incollo quello che mi ha scritto Dejan :
I founded Eyot at the end of 2007. Some of the main information are that we played this year at the Umbria Jazz Balkanic windows contest and we where selected among 3 winners with one Hungarian and one Slovenian band in a competition of 28 bands of the Balkan. That brought us a title "one the most promising bands in Serbia"
Later we had a great performance on Nisville jazz festival.
The one on the right side on the myspace link was selected as a Daily fetaured video (24.09.2009) on a famous jazz web-site All About Jazz and we are the first band from Serbia to get there.:)
Later on, when Earl Grice saw that, he is a drummer of a famous guitarist Ronny Jordan, he named us " Nirvana of the Europian jazz" and on my space you can see one nice review of our performance by jazz pianist Sarah Jane Cion.
The band is now headed to the studio (next Sunday) and we are going to record our first record and the album will be released for American label "Ninety and Nine Records" probably in January.
"Their music represents a musicians hungering for a fresh sound, blending the culture of jazz, the sophistication of classical piano, the gritty elements of East European folk music, and just a hint of smooth electronic fusion..."
I hope in the spring we will be in a chance to play an Italian tour.
Best,
Dejan
Musician Dejan Ilijic pulls listeners through a deep groove of love, life and loss. Ilijic and his highly permeable musical soul has been punctured and inundated by dozens of musical traditions, from his grandmother's traditional lullabies in lilting 7/8 time to the pounding beats of Coltrane and the soothing tug of John Scofield's fusion. He has the languages of music under his fingers, from Mozart to Piazzolla, Bill Frisell to Moby, and the beat of his people is in the simple twist of his wrist across the black and whites. From Macedonia to New York, this completely original music is both new and old, gorgeous in its execution and its implications. His projects and ambitions run deep, and the heart in everything he touches runs deeper. Listen to his music for true depth of understanding; from politics and religion to freedom, love, suffering, and more, Ilijic's music explains much of the inexplicable in life… And more importantly, it's highly listenable!..."
"We need Art like Dejan's in our world!"
Jessica Williams
Dejan Ilijic
EYOT
EYOT final song @ Nisville jazz fest 2009
Monday, November 2, 2009
Behind Enemy Lines
Senza esagerare vi posso dire che ho visto questo film almeno 10 volte.
Conosco tutti i particolari, gli attori, le scene più elaborate.
Da una parte lo odio, dall'altra lo amo. Lo odio perchè è antiserbo e lo amo perchè è fatto molto molto bene.
Per chi non conosce il mondo amatoriale, questo film è un'opportunità per capire il valore di una ricetrasmittente in caso di guerra.
Per chi non ha idea di cosa siano le bombe, questo film è un'opportunità per capire.
Di sicuro ci sono alcune incongruenze, perchè la storia è ambientata nel sud ovest della Bosnia e non mi risulta che vi siano quei paesi e nemmeno mi risulta vero il nome del comandante serbo, anche se il film è tratto da una storia veramente accaduta.
O meglio, spieghiamoci bene.. La storia veramente accaduta è che un caccia americano è stato abbattuto sui cieli della Bosnia. Tutto il resto è solo ed unicamente film.
Sperando di non scatenare un vespaio vi spiego la trama:
Si direbbe che Behind esca in una contingenza fortunata. Molto della nostra vita si riferisce al "dopo 11 settembre", figuriamoci un film di guerra. Dunque un riflusso di patriottismo che sembrerebbe aderire in generale alle storie di guerra americane. In questo caso c'è persino la location che, volendo, sarebbe a sua volta "favorevole", nel senso che la guerra dei Balcani ospitava etnie musulmane estremiste buone per tutti i terrorismi e tutte le guerre. Solo che Chris Burnett, il protagonista, è un militare ironico e tormentato, molto lontano dal concetto "patria e obbedienza" che è la bandiera dell'esercito USA, e non solo di quello. Comunque vorrebbe combattere sul serio, perché il suo comandante (Hackman) gli ha sempre affidato ordinaria amministrazione. Volando per provare una nuova macchina fotografica, viene abbattuto dalla contraerea serba. Rimasto solo nei boschi e nel freddo, sperimentata la crudeltà del nemico che gli ha ucciso un compagno, Chris lotta per la sopravvivenza. Nel frattempo il comandante ha organizzato il soccorso. Il film prende spunto dalla storia vera di Scott O' Grady, un ufficiale dell'aviazione che visse, appunto, una vicenda simile. Il regista Moore è una new entry con matrice (ma guarda) pubblicitaria che salta all'occhio. Dunque eccesso di montaggio e anche di "espressione" che però a volte giova, come nella scena madre dove Chris si salva fingendosi un cadavere in una fossa comune.
My movies
UNPROFOR.. pochi sanno che ci hanno portato il conto e anche salato per questa missione !
Scott O'Grady
Mrkonjic Grad
Trailer
Sunday, November 1, 2009
Il nostro campione Umberto !
Umberto ha preso un altro premio !!
E' il Premio letterario nazionale "Erice Anteka"
Siamo cosi' contenti che non stiamo più nella pelle !
Umberto ha vinto con un racconto che si intitola Spittifair. Se ce lo richiedete tramite mail , ve lo possiamo mandare.
Grazie grande Umberto, non vediamo l'ora di leggere il tuo prossimo libro.
Broj jedan per noi !
Umberto Li Gioi
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