Uno si chiama The new Balkan crew e The new Balkan crew 2
un altro si chiama BALKAN MOJA LJUBAV
un altro si chiama BALKANI MON AMOUR
un altro si chiama JUGONOSTALGIA
Il caffè delle diaspore
Uno si chiama The new Balkan crew e The new Balkan crew 2
un altro si chiama BALKAN MOJA LJUBAV
un altro si chiama BALKANI MON AMOUR
un altro si chiama JUGONOSTALGIA
Torino
Ecomuseo, Via San Gaetano da Thiene 6
13 Novembre 2012 15:00
Organizza: Regione Piemonte, RE.TE ONG, Comune di Torino
Categoria: Incontro
Conferenza internazionale
Questo post era stato pubblicato nel lontano 2012, ma nella nostra redazione ci sono troppe mani che pubblicano, modificano, tagliano, incollano e non si sa perchè, era stato cancellato
Tutti noi abbiamo ben impresso nella mente quel giorno poichè non ti capita tutti i giorni di incontrare Ennio Remondino di persona
Purtroppo erano andate perse anche le foto di quel giorno che erano su un vecchio DVD, ma miracolosamente, ieri, un nostro vecchio collaboratore le ha ritrovate
Cogliamo l'occasione per dire che nessuno di noi è pagato ed è corretto dire che stiamo 24 ore al pc poichè alle 2 di notte spesso siamo ancora a tradurre testi per pubblicare l'altra mezza verità omessa da tante pagine balcaniche
Nella prima parte è da segnalare il nostro papà balcanico Enrico Da Vià. Una istituzione in Piemonte
C'era anche la bellissima Alba Aceto
Nella seconda parte sono intervenuti
Modera
Luca Leone, giornalista, scrittore e direttore editoriale di “InfinitoEdizioni"
Intervengono
- Ennio Remondino, RAI
- Nicole Corritore, Osservatorio Balcani e Caucaso
- Agostino Zanotti, LDA a Zavidovici - Associazione per l’Ambasciata della Democrazia a Zavidovici
- Mauro Cereghini, Associazione Trentino con i Balcani
- Prof. Giovanni Belingardi, Politecnico di Torino
- Luca Rastello, giornalista
Dobrica Milanovic, ex vice sindaco di Kragujevac, ha contrastato una per una le tesi sbagliate che è facile dire dietro a un pc, ma è molto più difficile sostenerle nel contradditorio con una persona preparata
Nessuno di noi si scorderà mai quel meeting
Grazie di cuore a tutti
E' VIETATO AI CROATI RUBARE LA CULTURA DALMATA
La bellissima pagina web di "Stay serbian" fa un giusto ragionamento .
Se gli scrittori, i musicisti, i pittori serbi nati in Croazia sono croati, allora lo saranno anche i cetnici
Con la legge sui beni del patrimonio culturale serbo son finiti i furti
NON SI PLACHERANNO MAI LE DISCUSSIONI SU QUESTA STATUA A MILANO
Non dire "gatto" se non ce l'hai nel sacco
Dopo le amebe vennero i croati (Voce del Popolo 29 apr)
Dopo la decisione della Croazia di mettere la figura di Nikola Tesla sulle monete in euro accanto alla scacchiera, è scoppiato di nuovo un dibattito sul fatto che il famoso scienziato fosse un serbo o un croato, e lo storico Goran Saric ha detto: "Tesla è serbo. Punto. La mia bisnonna ha partorito mio nonno in un campo agricolo ma lui non si è mai dichiarato una patata", il che ha provocato reazioni divise.
Nije problem što se Hrvati ponose Teslom, problem je kada se njegovo poreklo negira
Ruđer Bošković – Ruggero Boscovich
Lineamenti di un genocidio culturale
La Croazia scippa personaggi storici italiani
Alcuni tifosi della Dinamo Zagabria, a Milano per la partita di Champions, hanno 'sfilato' verso San Siro, con le braccia tese, cantando cori da stadio. Qualche ora prima un gruppo di circa 300 ultras ha fatto irruzione all'interno del Carrefour del complesso residenziale dell'ex Fiera, costringendo all'evacuazione dei clienti all'interno. La questura ha emesso più di 20 Daspo e 23 tifosi sono stati denunciati a vario titolo.
Ci sono due personalità importanti nella famiglia Boskovic: Bozo Boskovic e Rudjer Boskovic. Božo Bošković era un rispettabile e ricco commerciante. Ha lasciato 10.000 fiorini al comune di Dubrovnik per l'istruzione dei bambini abbandonati "indipendentemente dalla religione".
Nella famiglia spicca Ruđer Bošković, matematico, fisico, astronomo, diplomatico e poeta di fama mondiale.
Quando i Bošković ottennero davvero la nobiltà, non è stato determinato esattamente, molto probabilmente l'hanno ottenuta come Pokrajčić nel 1595, e anche prima, e che su questa base la famiglia Bošković ha ricevuto la nobiltà e lo stemma il 15 aprile 1718. Non è noto a quale Boskovic si riferiscano queste informazioni e se si riferiscano a questa famiglia Boskovic.
Un ramo della famiglia Boskovic, si diresse a nord, attraverso Valjevo fino a Srem, dove spicca Jovan Boskovic filologo, professore, redattore di Matica Srpska e ministro dell'Istruzione nel governo di Jovan Avakumović.
Nel palmares dei «croati» finisce un buon numero di dalmati, in particolare di ragusei. Ragusa è una delle città più di confine: comune italiano vissuto in concorrenza con Venezia (che la occupa fra XIII e XIV secolo, plasmandone le istituzioni), Ragusa è considerata la “Quinta repubblica marinara”. Tuttavia è oggettivamente una città dalle molte identità, in cui convive l’elemento italiano (peraltro, un italiano non veneziano, proprio per la rivalità con la Serenissima) della classe dirigente con quelli slavi (croato, serbo, bosniacco, montenegrino) e balcanico in genere (morlacco, valacco, greco, armeno e albanese). Alla fine del 1500 e poi nel secolo successivo Ragusa subisce due devastanti terremoti. La città non si riprese mai più da questi due colpi e lentamente l’elemento italiano venne soverchiato da quello slavo, nonostante la perfetta convivenza dei due. Quando Napoleone pone fine alla vita millenaria della repubblica marinara, fra 1804 e 1806, a Ragusa l’italiano è ancora la lingua ufficiale, anche se gran parte della popolazione parla comunemente le lingue slave.
Figli di questa città di confine, moltissimi ragusei possono essere considerati tanto italiani quanto slavi. E fra questi il più celebre è senz’altro l’astronomo e matematico Ruggero Boscovich (1711-1787) nato a Ragusa da madre italiana e padre bosniaco, a 14 anni si trasferì in Italia. Boscovich, che fu un prete cattolico, è uno dei più grandi intellettuali del suo tempo: matematico, astronomo, uomo di fede e di scienza. Era senz’altro bilingue (parlava anche in serbocroato, ma in famiglia prediligeva l’italiano), scrisse la gran parte delle sue opere scientifiche in latino – lingua della scienza d’allora – ma anche in italiano e in francese. Nella sua corrispondenza con Voltaire, il filosofo gli scriveva in italiano. Fece parte dell’Accademia dei Quaranta, altrimenti detta Società Italiana. E’ interessante che anche i serbi considerano Boscovich come un “loro” scienziato, poiché suo padre era di origine serba. Boscovich preferiva definirsi “dalmata”, rivendicando dunque un’origine regionale più che nazionale (un atteggiamento dunque molto… italiano!). Va altresì notato che dei suoi cinque fratelli, due – Anna e Pietro – furono buoni poeti slavi, mentre un altro – Bartolomeo – fu studioso e poeta, ma di lingua italiana.
In foto la statua di Ivan Mestrovic, lo scultore croato che ama lavorare per la Serbia Ci siamo trasferiti in 5 altri siti Uno si chiama ...