Friday, April 13, 2012

JUGOSLAVIA, IT'S THE SAME. Prima parte

Nei giorni scorsi, come sempre accade da quasi 4 anni, c'è piovuta un'altra favola. Si chiama Francesco ed è un ragazzo bellissimissimo, gentilissimo, educatissimo e molto umile. Abbiamo sconvolto la programmazione per dargli spazio perchè cio' che scrive è magnifico e un grosso regalo per tutti noi. Grande Francesco, ti ringraziamo di cuore !


FRANCESCO - Zia, lo sai vado a fare un lavoro in Slovenia?
ZIA - Bravo, bambino! Ma mamma mia, occhio in quei posti...
FRANCESCO - (risata) Perché? Che posti?
ZIA - Mah...non si sa mai da quelle parti là...
FRANCESCO - Macchè! Ljubljana è tranquilla...non te lo immagini com'è...
ZIA - Dove?
FRANCESCO - Ljubljana, zia, Ljubljana...la capitale della Slovenia...
ZIA - Mah...io...mi farebbe un po' effetto...il tuo babbo e la tua mamma son contenti?
FRANCESCO - Sì, zia, vado a girare un film, non vado mica...che ne so...
ZIA - Te fregatene di quello che succede...non ti fare impressionare...gli zingari...lascia perdere... Intanto si sa...stai attento...
FRANCESCO - Ma che dici?
ZIA - Si sa che gente c'è...La Lina me l'ha raccontato...quando rimase inferma chiamarono una badante russa...o polacca, non me lo ricordo...insomma all'inizio sembrava una persona per bene. Poi si accorsero che tutti i giorni andava a aprire il frigo e gli rubava sempre qualche cosa...

Breve dialogo tra me e mia zia. Bar Magnolfi, Piazza S. Francesco, Prato, novembre 2009.
Mettiti un secondo al mio posto, per favore, in quel bar. Non ti farebbe ridere e incazzare da morire la leggerezza e l'incoscienza di tua zia nel parlare di "quei posti"? E quanti, come lei, pensano che da Trieste in là sia una distesa di zingari, badanti e pornostar? Anche tu, del resto, sempre supponendo che tu sia nei miei panni, non la pensavi molto diversamente da lei fino a qualche anno fa. Non ti vergognare, è così.
Intorno a te, il bar è pieno di bambini e li senti correre sui tuoi nervi come fossero sugli scivoli. Tutti quei rumori ti fanno andare fuori di testa. Decidi che è meglio lasciar perdere e non iniziare un discorso troppo lungo e complicato che nemmeno sai dove ti porterebbe. Per di più con tua zia. Allora butti giù l'ultimo sorso di caffè, le dai un bacio e le dici: non ti preoccupare, sono grande. Ciao zia.


E ora, se ti va di fare una riflessione, ti invito a rimanere ancora un po' nei miei panni. Ma non a Prato. Da lì non capiresti niente. Nessuna zia tra i piedi, te lo prometto.
Dopo un mese trascorso a Ljubljana, ti ritrovi a girare gli esterni del film a Pirano, uno splendido paese in cui vedi Venezia in ogni strada e, perché no, qualche riflesso di Bisanzio su qualche facciata, tutto immerso nei colori caldi dell'Istria, che senti anche nella parlata delle signore al mercato, a volte in italiano, spesso in Sloveno. La piazza più grande si affaccia sul piccolo porto del paese e se ti lasci il mare alle spalle, fra i mille tavolini dei caffè, puoi imboccare una delle tante scale che si arrampicano in quel labirinto di case che è il vecchio centro abitato, e sopra il quale spicca una chiesa bianchissima. Questa piazza prende il nome dalla più grande personalità piranese, Giuseppe Tartini, un compositore italiano vissuto nel settecento. A ricordarlo, oltre alla statua al centro della piazza, sono le melodie dei violini che ti avvolgono, ad ogni ora del giorno, se ti capita di attraversare il vicolo che ti porta al piccolo mercato, o se ti siedi a guardare il mare sulla terrazza del caffè del teatro. Tartini era di Pirano ed era italiano, non sloveno. E se ti capita per un secondo di avere un po' di confusione in testa, se davvero non capisci per quale strana combinazione ti ritrovi in Slovenia e senti così tanta Italia intorno a te e non pensi, in quello preciso momento, che sei a tre metri dall'Italia e la vedi lì vicina, se ti volti a destra, e ancor più vicina vedi la Croazia, a sinistra, e se non pensi che prima di te, in quel piccolo promontorio di Pirano, o Piran, se lo vuoi chiamare nel nome slavo, ci sono stati i romani, i veneziani, gli italiani (che ancora ci vivono, seppure in minoranza) e forse anche D'Annunzio, non un italiano a caso, diretto o di ritorno dalla sua Fiume, non da Rijeka, se davvero non pensi a tutto questo, allora forse è meglio se ti chiudi in albergo in attesa di tornare a casa a mostrare le fotografie sul computer di famiglia. E, certo, non ti augurare mai di ritrovarti seduto in altre piazze, ancora più in là, ad est, a cercare di capire quelle città e studiare quelle facce meravigliose così lontane da noi, ma diverse fra loro, e che solo quel Tito e la sua straordinaria e dicutibile grandezza, da molti, troppi, rimpianta, ricordata nelle stampe fotografiche esposte alle bancarelle di tutti i mercatini, sì, proprio quel Tito che al bar Magnolfi e anche a casa tua e in un'infinità di altre case italiane, viene conosciuto come "dittatore", perché così ci è stato detto, proprio quel Tito era riuscito a tenere tutti felicemente uniti per trent'anni sotto un'unica stella. Rossa, fra l'altro.
E invece no, non ti fermi lì.
Fine prima parte
Francesco Borchi

4 comments:

балканска девојка said...

bas ti si slatko deco !
giuro che ho già detto a chi verrà con me in serbia quest'anno che al ritorno, volere o volare ci si ferma a piran !
colgo l'occasione per dire che francesco è stato alla mostra di siena su sarajevo e ci sono stati anche chiara e il marito
nei prossimi giorni pubblicheremo il loro resoconto
colgo anche l'occasione per ringraziare chiara per il fantastico documentario sul kosovo che ci ha segnalato !
che fantastica questa crew !
hvala mnogo puno bre bre !

балканска девојка said...

che bello :

Bruno Maran..... domenica avrò ennio remondino al telefono a radio cooperativa dopo le 11.00- si ascolta anche in streaming - ci parlerà di bossi e milosevic a Belgrado nel 1999...

балканска девојка said...

христос воскресе!

балканска девојка said...

Vaistinu voskrese

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