Sunday, May 30, 2010

BEOGRAD BBOYZ, DI MDJ+



Segnalato dal fantastico Piotr di Milano !

Romanzo di MDJ+ pubblicato da Castelvecchi nella collana Robba Coatta Factory (diretta da Tommaso Zanella alias Piotta).
La storia è ambientata nella recente Belgrado sotto i bombardamenti della Nato e i suoi protagonisti sono adolescenti innamorati di musica e cultura hip-hop.
Laila, Lost Eyez, June e gli altri vedono la loro vita cambiare radicalmente in quei settantanove giorni di assedio e incertezza, e soprattutto cominciano a capire e prendere decisioni importanti. Da questo punto di vista Beograd BBoyz non è un libro che parla di storia dei Balcani o di politica in senso tradizionale, come purtroppo l’ultimo decennio ci ha abituato. Si tratta piuttosto di un romanzo sulla generazione che la storia l’ha subita senza poterci fare nulla, che non capisce perché la violenza sia saltata addosso alle loro vite stravolgendole e che di certo non capirebbe le sottili disquisizioni sulle armi all’uranio impoverito o meno, né si beve le favole della guerra chirurgica.
Questi ragazzi danno per scontato non credere né al dittatore a capo del loro paese né a chi tira loro addosso le bombe. La loro personale risposta alla guerra sta in quello che amano: «June ha preso in mano la bombola come un soldato il Kalashinkov», si legge a un certo punto, dove la bombola è quella della vernice spray per dipingere muri e vagoni di treni. Può capitare di vederli protestare, ma lo fanno con un concerto o ballando breakdance in mezzo alla strada. In qualche modo è l’arte, la musica e lo spirito di reciproca appartenenza (tipico dell’hip-hop) che tiene insieme le loro vite e impedisce di «morire dentro», come dice spesso di sentirsi la protagonista.
Anche l’amore sembra quasi nascere per istinto di sopravvivenza. La storia fra Laila e Lost è intensa, fisica e soprattutto sincera, mentre nulla intorno sembra a loro che lo sia. Si nutre della disperazione di quella città e assume via via il significato di una redenzione, tanto da raggiungere i toni di una nuova religiosità.
Beograd BBoyz non è però privo delle tipiche debolezze dei romanzi che raccontano gli adolescenti “dal di dentro”. I suoi protagonisti sembrano un po’ sospesi nel vuoto, pur giustificabile, di questa loro situazione drammatica ed eccezionale. Non ci sono significative relazioni di scambio con il mondo esterno al loro giro di adepti dell’hip-hop. Alcune scene sembrano rispondere un po’ troppo meccanicamente al bisogno di spettacolarità e finiscono per non essere plausibili proprio quando vorrebbero commuovere.
La scrittura invece, seppur aderente a un vocabolario di strada (e quindi in continuo movimento), riesce nel tentativo di restituire il ritmo di chi con le parole crea una musica assolutamente unica, il b-boy che fa free style (cioè improvvisa rime). Il romanzo mescola quindi prosa e scrittura in versi (di rime rap, ovviamente) con scioltezza e convinzione, vincendo la sfida di raccontare la guerra in Serbia da un punto di vista nuovo. Un cambio di prospettiva salutare, quello messo a punto da MDJ+, che si rende comprensibile anche dalle nostre parti a lettori di ogni età.

BEOGRAD BBOYZ

Saturday, May 22, 2010

I Balcani al Eurovision Song Contest 2010

Vediamo un po' chi rapresenterà i paesi dei balcani (ex-yu e dintorni) al Eurovision Song Contest di quest'anno a Oslo che verrà trasmesso il 25, il 27 e il 29 maggio 2010. Albania,Bosnia e Erzegovina, Serbia e la Repubblica Ex Jugoslava di Macedonia cercheranno di qualificarsi per la finale nella semifinale del 25 maggio. Croazia e Slovenia invece in quella del 27 maggio. Vedremo quali partecipanti dei balcani rimangono!

ALBANIA

L'Albania va al contest con Juliana Pasha con la canzone "It's all about you" scritta da Ardit Gjebrea (cantante molto popolare in Albania e prenseta anche uno show televisivo) e Pirro Çako (un artista, cantante e compositore nato a Tirana). Juliana ha iniziato la sua carriera al Radio Television Song Contest albanese nel 1999, è stata scelta come migliore vocalista giovane nel 2000 e attualmente sta registrando un album di canzoni cristiane. Juliana canterà in inglese.


Trovo che ha una bella voce e la canzone è simpatica...ma magari niente di veramente speciale.

BOSNIA E ERZEGOVINA

La Bosnia and Herzegovina ha deciso di presentarsi con il cantante che ha vinto "«Operacija Trijumf» " della TV di BiH: Vukašin Braji, un giovane che è sulla scena da poco più di un anno.
La canzone "Thunder And Lightning" è stata composta da Dino Šaran (che ha scritto brani anche per i Crvena Jabuka e Halid Beslic)
LA BiH gioca la carta della canzone con messaggio "politically correct": infatti la canzone (cantata in inglese) tratta di pace e co-esistenza.


Non è che non mi piaca il brano...è che penso ancora ai "Regina" con "Bistra Voda" dell'anno scorso...oppure quando la BIH ha mandato Hari Mata Hari con "Lejla"...e così questa non mi sembra al livello...scusate!


REPUBLICA EX JUGOSLAVA DI MACEDONIA

Gjoko Taneski che è dal 1996 (dopo aver partecipato al Makfest il festival macedone)che è conosciuto come ottimo cantante e compositore rapresentera la Repubblica Ex Jugoslava di Macedonia. Il suo più grande sucesso è stato nel 2007 con l'album "Zbogum Najmila".
La canzone che ci presenterà "Jas Ja Imam Silata" l'ha scritta Kristijan Gabroski, uno dei più popolari comositore e producenti della Macedonia (era anche il leader del gruppo rap-rock-folk "Risto Bombata i Kuceska Tenija").


Un cantante con una bella voce, sopratutto mi piace il pezzeto dove compare il giovane rapper e che la canzone è cantata in macedone.


SERBIA

La Serbia ha puntato su un valore sicuro, facendo scegliere al pubblico tra tre canzoni scritte dal mitico Goran Bregovic. È stata scelta quella cantata dal 22-enne Milan Stanković, uno dei vincitori dell'emissione "Zvezda Grande" nel 2007 che si distingue per il suo stile eccentrico come per esempio il suo caschetto biondo alla Twiggy.




Una canzone folk cantatata in serbo con le famose trombe à la Bregovic (ovvio) molto divertente (se poi perfezionano un po' il balletto...meglio!) secondo me non passa inosservata al Contest!



CROAZIA

 Queste tre belle fanciulle hanno vinto la preselezione della TV Croata con la canzone "Lako je sve". SOno le fnaliste di Idol TV Cratia che hanno deciso di formare un delle prime girlbands della regione e si chiamano "Feminnem". Nel 2005 le "Feminnem" hanno già partecipato al eurovision Song Contest per Bosnia e Erzegovina a Kiew. Nella preseleziona croata "Dora 2010" hanno vinto con i voti sia della giuria sia del televoto.


Una ballata orecchiabile cantata in croato che potrebbe piazarsi bene anche per le belle cantanti!



SLOVENIA
CROAZIA


La Slovenia manda  Ansambel Žlindra & Kalamari  un gruppo folk-rock con la canzone "Narodnozabavni Rock" a rapresentarla al contest. Un brano fatto a metà di musica "folk" rapresentata dall' "Ansambel Žlindra" con la loro fisarmonica e dai "Kalamari" un gruppo rock che aveva suonava negli albergi di costa durante l'estate.






Questo brano mi fa pensare ai gruppi tedeschi che suonano nelle bettole di Garmisch-Patenkirchen....orribile. E pensare che "Magnifico" viene dalla Slovenia....non si poteva mandare lui?


MONTENEGRO

Il Montenegro ha disdetto la partecipazione per motivi finanziari (ehm...la Grecia invece c'è!)


Thursday, May 20, 2010

La storia di Nadia


Nei giorni scorsi ho incontrato X. , una ragazza moldava molto carina.
Mi piace raccontarvi la sua storia, ma per non dire il vero nome la chiameremo Nadia.
Nadia è laureata e separata con un bambino. Vive in Moldavia e lavora 12 ore a notte in una fabbrica per pochi soldi. Decide di fuggire e si fa prestare i soldi da un usuraio ad un tasso del 20%. Arriva in Italia dopo 3 giorni di viaggio in autobus e viene scaricata alla periferia di Roma. E' mattina e Nadia non conosce nessuno. Chiama l'amica, ma questa le dice che fino a sera non potrà venire. Allora Nadia si siede su una panchina e le si avvicina un uomo che parla russo. Lei ha paura, trema, ma per fortuna il signore è una brava persona che sà che ogni settimana c'è un autobus da quelle parti che scarica ragazze moldave. Il signore accompagna Nadia in banca e lei cambia i soldi, poi vanno in un supermercato e comprano qualcosa da mangiare. A sera finalmente arriva un ragazzo a prenderla. Vanno a dormire in una fabbrica abbandonata che il giorno dopo sarà sgombrata dalla polizia. Nadia parte per un'altra città, dove ha un'amica che la puo' aiutare. Lì rimarrà per qualche tempo occupandosi della villa di una ricca famiglia. Poi Nadia decide di trasferirsi a Torino e trova lavoro in una piccola fabbrica. Da quattro anni non vede il figlio e così decide di tornare in Moldavia a prenderselo. Fà tutti i documenti necessari, ma quando arrivano alla frontiera con l'Austria, Nadia si accorge che non ha il visto a posto per il bambino. Le leggi erano cambiate proprio in quei giorni. Cosi' Nadia si ferma vicino al confine e paga 2.000 euro per un visto falso. Il figlio deve viaggiare con un'altra famiglia in auto. Nadia attraversa il confine in treno e aspetta il figlio alla stazione di Udine. Ma il figlio non arriva. Passano le ore e niente. In stazione Nadia è diventata popolare. Tutti si occupano di questa giovane mamma che non sa' nulla del figlio. Finalmente una telefonata che dice che si è rotta l'auto e che il figlio arriverà il giorno dopo. Il giorno dopo Nadia è ancora in stazione e sviene dalla stanchezza. Tutti l'aiutano e a sera, la sorpresa ! Il figlio di Nadia arriva in auto con la falsa famiglia.
La vita col bambino non è facile. Nadia va a lavorare in fabbrica e il bimbo è solo, ma ha tanta voglia di integrarsi. In pochissimo tempo il bambino impara la lingua e si fa degli amici. A 10 anni il figlio di Nadia è capace a farsi da mangiare, fa i compiti e tutto sembra andare bene.
All'improvviso Nadia si deve operare e, a sorpresa, viene licenziata.
Da' fondo a tutti suoi risparmi e dopo 6 mesi senza lavoro per fortuna riesce a trovare un posto come badante .
Ora Nadia è felice. E' giovane, carina e ha tanta voglia di fare.
Da poco ha intrapreso un'attività commerciale che va molto bene nonostante la crisi.
A lei facciamo i nostri migliori auguri e complimenti.

Wednesday, May 19, 2010

Leoreta Ndoci


Andando verso l’aeroporto, (ormai quasi quattro anni fa) mi chiedevo in continuazione: “ ma quanto devo ancora soffrire” ; ero sicura di non essere la sola alla quale frullava in testa questa domanda. Non avevo una risposta precisa ma ero sicura che per maturare, per radicarmi nella nuova realtà alla quale andavo in contro, avevo bisogno di faticare. E fatica vuol dire sofferenza. Ed ora eccomi qui ; devo dire che ho faticato tanto … quanti notti in bianco, quanti sorrisi spezzati da frasi di discriminazione; … e quel senso di non appartenenza a nessuna categoria era diventato parte di me. “Ne carne, ne pesce”. Mi sento così tutt’ora, con la differenza che questo “stato” inizia a piacermi. Certo che essere immigrati non è facile; si tratta di una sofferenza esistenziale, segreta . Differente dal dolore fisico, il quale si può curare con una medicina. Ora; studiando, imparando, vivendo molte cose mi rendo conto che la crisi esistenziale appartiene a tutti. Ora non mi vergogno più, quando i sorrisi si interrompono appena dico di essere “albanese”. Ora sorrido con ammarezza a queste persone che temono “ l’extracomunitario”, parola divenuta offensiva. Ora vedo questa follia umana di cinismo superficiale e di insicurezza. Quasi come un voluto rifugio nell’ ignoranza per non soffrire, per non capire. Perché la sapienza nasce dal dolore ed è fulcro di esso. La crescita in tutte le sue tappe, comporta l’acquisizione di una visione sempre più realistica del mondo e di conseguenza un contatto sempre più limpido con il dolore in tutte le sue sfumature. Ed ora mi pare di essere consapevole che il dolore per quanto ingiusto, non è mai inutile perché amplia il nostro angolo interiore.

Arrivo da un mondo sconosciuto
che a tanti fa paura …
Dico: “albanese”; e lo sguardo cambia
Il sorriso si gela fra le labbra,
svanisce …
Questo mi fa stare male,
mi fa sentire diversa …
ho paura del mondo
dove cercavo un rifugio
e invece mi sono persa …
E sento una fitta nel cuore
quando per essere cortese
ti presentano: “Loreta, lei è albanese” …
Allora nel silenzio
mi chiudo …
per non sentirmi abbattuta
o forse perché preferisco
essere una sconosciuta
Leoreta Ndoci

Monday, May 17, 2010

XXIII Salone internazionale del libro di Torino





..............Via i politici, la mia vicina di sedia zittisce i suoi discorsi assurdi e mi appaiono davanti agli occhi alcune donne che hanno dell'incredibile !
Ma davvero Nostro Signore ci ha fatto fantastiche ! Mai un uomo riuscirà a eguagliarci !
Prima di tutto che i premi sono stati consegnati da Alketa Kosova e vederla è stato emozionante.


Poi Ndoci Leoreta, una ragazza cosi' bella e solare che sprizzava vitalità da tutti i pori .
Nata nel 1986 a Shkoder, in Albania, manifesta sin da piccola la passione per i viaggi e la letteratura. Nel 2004 consegue il diploma di maturità classica. Delusa dal sistema universitario albanese, decide di abbandonare la Facoltà di Giurisprudenza per iscriversi ad un corso di italiano organizzato dall’Università di Perugia con sede a Shkoder. Nel 2006 si trasferisce in Italia. Nel 2008 scrive “Essere una sconosciuta”, libro di poesie pubblicato da Primalpe Edizioni. Iscritta alla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Torino, vive e lavora a Cuneo. Il suo racconto “Burrnesha” ha vinto il Premio Speciale Torino Film Festival del V Concorso letterario nazionale Lingua Madre con la seguente motivazione: una narrazione che mantiene efficacemente il senso di sviluppo del personaggio e il suo divenire. Un ritratto psicologico, sentimentale e relazionale che lascia trasparire una lucida analisi dei rapporti di genere in una società non troppo lontana. Una storia che, concentrata nella dimensione del racconto breve, riesce a contenere un'evoluzione psicologica e a consentire uno sviluppo narrativo cinematografico.


Poi Vodarich Monica con la sua gamba rotta non ha voluto perdere il momento di ringraziare la giuria per il premio ricevuto
Nata in Italia da padre croato e da madre italiana nel 1962, vive e lavora a Ravenna. Dedicatasi alla scrittura, pubblica nel 1993 il thriller Una trappola per Peggy (Tartaruga, Milano) e nel 2008 il manuale Uscire dalla violenza si può (Jar edizioni, Bologna). È autrice di numerosi racconti vincitori di premi letterari. Collabora alla realizzazione di alcuni cortometraggi tratti dai suoi racconti. Di prossima pubblicazione il romanzo dal titolo Il villaggio brucia e la vecchia si pettina, (aprile 2010, Aletti, Roma) opera che affronta il tema dell’incesto, confermando l’impegno dell’autrice nella lotta contro la violenza sulle donne. Il suo racconto “Florence e il suo mondo parallelo” ha vinto il Terzo Premio del V Concorso letterario nazionale Lingua Madre con la seguente motivazione: l’essere straniere nel paese d’arrivo è colto in modo originale nel rapporto fra Florence e Clara, fra l’essere clandestina e il non esserlo, l’una e l’altra figure speculari dell’io narrante. La difficoltà ad accogliere, a riconoscere, viene giustificata dalla protagonista del racconto come l’incapacità ad affrontare la dura realtà rappresentata dalla fame, dalla guerra, dalle persecuzioni che caratterizzano i paesi del terzo mondo verso i quali la nostra società in qualche misura, più o meno inconscia, si sente debitrice. La clandestinità è percepita come perdita della fisicità, quasi una morte civile, in cui si diventa socialmente invisibili. La protagonista si costruisce, dapprima, un rifugio in una realtà immaginaria alla ricerca di un mondo più facile, per acquisire a poco a poco la consapevolezza del ruolo attivo che può esercitare per abbattere il muro di paura che impedisce di guardare e vedere


Poi Guza Kamela
Nata a Durazzo nel 1986, città nella quale vive fino all’età di diciotto anni, si trasferisce in Italia, dopo aver conseguito il diploma di maturità. Si stabilisce inizialmente a Venezia e quindi si trasferisce a Firenze, dove risiede tuttora. Qui intraprende gli studi di architettura e asseconda il personale desiderio di studiare e confrontarsi con realtà nuove e diverse da quelle d’origine, conosciute sino ad allora solo attraverso i libri. Il suo racconto “Il luogo dei confini” ha vinto il Primo Premio del V Concorso letterario nazionale Lingua Madre con la seguente motivazione: il racconto colpisce per la semplicità e la pulizia dello stile. Nonostante il tema porti con sé una naturale polemica, l’autrice non cede mai alla facile retorica. Prosa fluida, organica e pulita, ricca d’immagini coinvolgenti, come forse è stata l’esperienza diretta. La perdita d’importanza del clandestino, di una persona, del soggetto in genere, rispetto alla scena dove si svolge la vicenda, la prominenza dei colori degli ombrelli sotto la pioggia e la prevalenza delle emozioni dell’autrice, sono elementi che avvicinano la storia narrata a un dipinto impressionista. La metafora dello spazio del cortile è efficace: tante vite condensate in poche pennellate, file, distinzioni inutili. Mostra come le regole rigide servono il caos e non l’ordine, come l’insensatezza possa essere molto lineare. E il finale intriso di noncuranza dice più e meglio di molte parole e giudizi arrabbiati.


E che dire di Mirkamali Leila (Iran), Alloh Alia (Palestina), Orfalian Veronica (Armenia), Silva Simone (Brasile)... donne fantastiche.
Grazie.. siete state un esempio e mi avete dato coraggio. Grazie senza fine !

Saturday, May 8, 2010

Cozze e calamari, dagnja i liganji


Scusateci, ma si sà che qui di cotte ce ne prendiamo spesso. Adesso è la volta di Pino di Napoli che ci ricambia di affetto e ci invia una sua ricetta.
E' un grande cuoco e anche un grande uomo ( nel senso che ha la panza !).
Ah ! Ah!

• 800 g di calamaretti freschi
• 600 g di cozze
• 400 g di pomodorini
• 4 spicchi di aglio
• 1 Cipolla Rossa di Tropea
• 1 peperoncino piccante
• 1 rametto di basilico
• 1 ciuffetto di prezzemolo
• olio extravergine di oliva
• sale
• pepe nero

Pulite bene le cozze spazzolandole sotto l’acqua corrente e fatele aprire in una casseruola su fuoco vivace; appena aperte, spegnete subito e sgusciatele, tenendo da parte il loro liquido ben filtrato.
Sbucciate i pomodorini immergendoli per qualche secondo in acqua bollente, quindi tagliateli a metà, privateli dei semi e metteteli a scolare nel colapasta.
Scaldate dell’olio in una padella insieme con 2 spicchi di aglio, sbucciati e schiacciati, qualche falda di cipolla, peperoncino a piacere e, prima che aglio e cipolla imbiondiscano, aggiungete i pomodorini. Fateli cuocere per 5-6 minuti a fuoco vivo senza aggiungere sale, quindi spegnete e mettete il tutto, tranne l’aglio, nel vaso del frullatore; azionate l’apparecchio aggiungendo il basilico e un mestolo di liquido delle cozze.
Tagliate i calamaretti a julienne, lasciando interi i tentacoli; scaldate dell’olio in una padella insieme a 2 spicchi di aglio, sbucciati e schiacciati, e unite i tentacoli; dopo circa 3 minuti aggiungete la julienne di calamaretti, regolate di sale e, sempre a fuoco vivo, cuocete per 2-3 minuti.
Versate a specchio nelle fondine individuali la salsa di pomodoro calda, aggiungete al centro gli anellini e i tentacoli dei calamaretti e le cozze, anch’esse calde, cospargete di prezzemolo e pepe e servite, condendo con un filo di olio crudo.

Friday, May 7, 2010

Hostel


Come ho già detto e ripetuto svariate volte, questo blog è fatto da voi. Ovvero vi sono numerose persone che ci contattano in tutti modi per proporci argomenti e noi siamo ben contenti di poter dare spazio a tante cose simpatiche o di cronaca che non è arrivata in tv (magari perchè scomoda) o di tradizioni...
Ultimamente però il mio amico Pino di Napoli mi ha sconvolto. Eravamo a pranzo assieme quando mi sento dire :
- Lina, sembra che i Balkani siano tutti rose e fiori quando so' che sono un posto pieno di criminali e perfino Quentin Tarantino ci ha fatto un film.
Tutto subito mi sono chiesta chi era Tarantino e se era balkanico, poi ho chiesto maggiori informazioni. Il mio amico mi ha detto semplicemente che dopo aver visto quel film ti passa la voglia di andare nei Balkani.
Appena sono arrivata a casa ho cercato informazioni e per fortuna ho subito letto che era ambientato in Slovacchia e non in Slovenia che molti pensano siano uno stesso paese. Poi era un "horror" e che vogliamo pretendere... che si parli di fiabe ?
E infine chi è Tarantino ? Un italoamericano e quindi si sarà ispirato sicuramente alla mafia italiana.
Ricordate, se per caso vedete Hostel, che la realtà è tutta un'altra!

Hostel

TRASLOCO

  In foto la statua di Ivan Mestrovic, lo scultore croato che ama lavorare per la Serbia Ci siamo trasferiti in 5 altri siti Uno si chiama  ...